wsws.org, 18 novembre 2011
Il termine di tre giorni imposto alla Siria dalla Lega Araba, per adempiere ai propri impegni è una provocazione politica. Essa contiene dei termini che il governo siriano non potrebbe accettare, che permettono ad altri regimi del Medio Oriente di portare avanti un’azione sostenuta dall’imperialismo contro Damasco.
Il piano della Lega araba vuole che la Siria ritiri i suoi carri armati dalle città tormentate dalle agitazioni, cessi gli attacchi contro i manifestanti, rilascia i prigionieri e apra il dialogo con l’opposizione. Alle condizioni attuali, ciò richiederebbe che il regime baathista del presidente Bashar al-Assad commetta un suicidio politico. Ciò vorrebbe dire accettare di abbandonare ogni azione militare, mentre gli insorti armati operano sotto la protezione di Turchia, Stati del Golfo, Libano e dietro le quinte, di Stati Uniti e Francia.
L’ultimatum ricorda l’accordo di Rambouillet nel febbraio 1999 che aveva fissato i termini alla Serbia, per giustificare la guerra – di fatto concedendo l’indipendenza al Kosovo e l’accesso gratuito e illimitato in tutto il paese alle forze della NATO. La sospensione dalla Lega Araba lascia anche alla NATO mano libera per la guerra in Libia.
L’”opposizione” a cui allude a Lega Araba è il Consiglio nazionale siriano, con sede in Turchia, ed è ora riconosciuta de facto da parte degli stati arabi. Il CNS si rifiuta di negoziare con Assad a meno che non accetti di dimettersi.
Anche se l’ultimatum è stato emesso, ci sono state segnalazioni di attacchi militari da parte dell’esercito libero siriano (ASL), basato in Turchia e in Libano, con l’uccisione di decine di soldati dell’esercito regolare e di attacchi alle installazioni chiave situate vicino alla capitale, Damasco.
Mercoledì, i membri della ASL hanno sparato coi lanciarazzi e le mitragliatrici contro una base chiave dell’intelligence dell’aeronautica, a nord di Damasco. Voci non confermate indicano che 20 membri delle forze di sicurezza sarebbero stati uccisi o feriti durante l’attacco. Lo stesso giorno, hanno annunciato la formazione di un consiglio provvisorio militare che mira a rovesciare il potere di Assad, sotto la guida del colonnello Riad al-Assad.
Un agguato tesa all’inizio di questa settimana nella provincia meridionale di Deraa da “attivisti dell’opposizione” e che dovrebbe includere i membri della ASL, ha causato la morte di 34 soldati e 12 ribelli.
Parlando su al-Jazeera, il colonnello Ammar al-Wawi, comandante di battaglione Ababeel dell’ASL, si vantava che il suo battaglione aveva effettuato attacchi in “altri settori” nel nord della Siria, comprese le città di Maaret al-Numan, Kafr Nabl, Jabal al-Zawyeh e Kfar Roumeh.
L’ASL, una organizzazione settaria esclusivamente sunnita, dice di disporre di 22 battaglioni e più di 10.000, 15.000 e persino 25.000 membri sparsi in tutto il paese. Aveva da poco annunciato la defezione del colonnello Rashid Hammoud Arafat e del colonnello Ghassan Hleihel della Guardia Repubblicana.
Le informazioni sull’adesione al CN sono ampiamente contestate. Rami Abdel Rahman, capo dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, che si trova nel Regno Unito, stima che meno di 1.000 soldati abbiano disertato dall’esercito. Ma qualunque sia il numero di persone coinvolte, è chiaro che l’ASL opera sotto il governo turco di Racep Erdogan.
L’aspetto più significativo del vertice di Rabat è che, per molti versi, la misura in cui la Lega araba, guidata dalle dispotiche monarchie degli Stati del Golfo, Arabia Saudita e Qatar, sta collaborando con la Turchia.
Scrivendo sul Telegraph, Shashank Joshi, ha osservato, “E’ sorprendente che così tanti stagnanti stati di polizia parlino contro l’uccisione di manifestanti, anche se la loro indignazione non è né sincera, né coerente. All’inizio di quest’anno, avevano sospeso la Libia premendo per una no-fly zone imposta sul suo territorio. Questo si è rivelato cruciale per le Nazioni Unite, permettendogli di dare il via libera alla guerra della NATO contro il colonnello Gheddafi e d’inviare in battaglia, fianco a fianco per la prima volta dalla prima guerra del Golfo, le forze arabe e occidentali.”
Joshi continuava, “All’inizio di quest’anno, era difficilmente concepibile che gli stati arabi avrebbe poi incoraggiare una guerra della NATO in Nord Africa, e ora la loro attenzione è volta al cuore stesso del Levante [regione del Medio Oriente che comprende la Siria].”
Aprendo la strada ad un nuovo intervento militare, l’obiettivo fondamentale degli Stati del Golfo e delle altre potenze arabe, è indebolire l’Iran, eliminando il suo alleato chiave regionale di Damasco.
Un diretto intervento militare dell’Occidente, come in Libia, almeno per il momento, è molto improbabile. Russia e Cina sono contrarie, hanno posto il veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad ogni azione contro Assad. Mosca e Pechino riconoscono che, come nel caso della Libia, gli Stati Uniti stanno perseguendo progetti per dominare il Medio Oriente e la sua ricchezza petrolifera, eliminando l’Iran come potenza regionale e potenziando i loro alleati – Turchia, Egitto, Israele e gli Stati del Golfo.
Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, ha definito la situazione in Siria: “Vediamo i reportage delle televisione dire che qualche forza nuova, il cosiddetto Esercito libero siriano, credo, stia organizzando un attacco contro un edificio governativo. Questo è qualcosa che assomiglia a una guerra civile. E’ necessario fermare le violenze di qualsiasi parte. Questo è importante perché le violenze in Siria non provengono solo da parte del governo.”
In queste condizioni, un intervento della Turchia sembra sempre più possibile, con Ankara che opera come una forza ascara imperialista, supportata dagli Stati Uniti, Francia e Regno Unito. La Turchia ha già imposto sanzioni unilaterali e cancellato progetti congiunti sulle prospezione petrolifera, e ha in programma di tagliare le forniture di energia elettrica alla Siria.
Questa settimana, Erdogan ha avvertito Assad, “Quelli che sparano al loro stesso popolo passeranno alla storia come leader che si nutrono di sangue“, aggiungendo: “Nessuno si aspetta ora, che le esigenze del popolo siano soddisfatte.”
Il ministro degli esteri, Ahmet Davutoglu, che era presente a Rabat, ha detto che “non era più possibile dare fiducia al governo siriano.”
La Turchia, mentre sponsorizza anche il CBS e organizza le provocazioni dell’ASL, ha ripetutamente minacciato di tentare di stabilire una “zona cuscinetto” nel nord della Siria – il che significherebbe un intervento militare diretto.
I Gruppi di opposizione già richiedono tale azione. Per Ankara, però il problema è quello di ottenere l’appoggio delle grandi potenze. Il consigliere di politica estera turca, Abdullah Gul, ha detto ai media: “La protezione dei civili è certamente molto importante. Ma ciò che conta è una risoluzione internazionale in materia. E’ escluso che procediamo da soli.”
Quanto agli Stati Uniti, cercano solo di nascondere il modo con cui collaborano con la Turchia, che ha spinto Simon Tisdall sul Guardian, a scrivere: “In questa insistenza a favore dell’atto finale con la Siria, ha il pieno entusiastico sostegno degli Stati Uniti, per cui agisce, infatti, come agente locale contraria ad attori esterni, come la Russia filo-siriana.”
Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, ha affermato categoricamente: “Noi accogliamo con decisione la forte posizione assunta dalla Turchia, e credo che invii il chiaro messaggio al presidente Assad, che deve dimettersi.”
Il vice portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha descritto come “comprensibile” l’attacco dell’ASL contro la base dei servizi di informazione, a nord di Damasco. “Non è sorprendente se assistiamo a questo tipo di violenze”, ha detto. Anche se gli Stati Uniti sono in contatto con molti esponenti dell’opposizione in Siria, Toner ha detto di “non essere a conoscenza” dei rapporti con l’ASL.
La Francia svolge un ruolo più attivo nella campagna per eliminare il regime di Assad. Il ministro degli esteri, Alain Juppé, ha iniziato i colloqui, ieri e oggi, con la Turchia. In risposta, a un argomento d’attualità in seno all’Assemblea Nazionale, ha avvertito che “il cappio si sta stringendo” attorno al regime di Assad. “Il popolo siriano vincerà la sua battaglia e la Francia continuerà a far di tutto per questo.”
Tra i temi che vengono discussi, vi è l’unificazione delle disparate forze del Consiglio nazionale siriano – guidate da gruppi eterogenei di “agenti” della CIA, note come Dichiarazione di Damasco e Fratellanza Musulmana – e di forze anti-Assad finanziata da tempo da Parigi.
Le due figure autorevoli citate, danno un’idea del carattere del regime destinato a sostituire Assad: altrettanto repressivo, ma più allineato con Washington contro l’Iran.
Il personaggio più prominente è Rifaat al-Assad, zio di Assad e fratello minore dell’ex presidente Hafez al-Assad. Ha supervisionato personalmente il massacro di Hama nel febbraio 1982, un’azione brutale per sopprimere una rivolta dei Fratelli Musulmani, che avrebbe ucciso decine di migliaia di persone. Il motivo per il suo esilio era stato il risultato di un tentativo di salvare la sua propria successione, inizialmente attraverso un colpo di stato militare che coinvolse 55.000 soldati.
Al secondo posto vi è Abdul Halim Khaddam, Vice Presidente della Siria nel 1984-2005. Musulmano sunnita, è stato un fedele del padre, che è stato licenziato da Assad, tra le voci di un tentativo di impadronirsi del potere. Ha riconosciuto pubblicamente l’appoggio di Washington e dell’Unione europea nei suoi sforzi per rovesciare il regime di Assad.
[Traduzione di Alessandro Lattanzio http://aurorasito.wordpress.com]
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