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La Siria e il ‘Partito di Satana’ del Libano

Creato il 01 luglio 2013 da Conflittiestrategie

 

[Traduzione di Conflitti&Strategie da: Syria and Lebanon's 'Party of Satan' | Stratfor]

Quanto è cambiato in Medio Oriente dopo la primavera araba si riflette proprio nel fatto che il gruppo islamista radicale sciita libanese Hezbollah, il cui nome significa “Partito di Dio”, sia stato definito in un discorso pubblico come “Hezboshaytaan”, il “Partito di Satana “. Fino a poco tempo fa, il gruppo superava settarie linee di faglia ed era una forza estremamente popolare in gran parte della regione araba sunnita e nel più ampio mondo islamico per la sua resistenza armata contro Israele. Tale linguaggio dispregiativo era raro, usato solo da alcuni salafiti, jihadisti sauditi e oppositori libanesi del gruppo. Oggi, “Hezbshaytaan” sta diventando parte del lessico mainstream arabo-sunnita.

La crisi siriana ha ridotto la percezione araba e arabo-sunnita di Hezbollah a quella di un settario detestato gruppo che uccide sunniti impegnati in quella che è vista come una nobile lotta contro il brutale e tirannico regime siriano e, in senso lato, un gruppo sciita che è garante degli interessi dei persiani iraniani che mirano a dominare il mondo arabo.

Giovedì, per esempio, la leadership dell’opposizione siriana ha affermato che si rifiuterà di negoziare con il regime di al Assad a meno che Teheran e Hezbollah non porranno fine a ciò che i ribelli hanno definito una “invasione della Siria”.

La fiducia in Hezbollah sta precipitando fin dai primi giorni della rivolta siriana per il sostegno al regime siriano. All’inizio, il ruolo di Hezbollah era esclusivamente politico. Nel 2012, però, il gruppo ha cominciato a farsi coinvolgere militarmente in quella che allora era una guerra civile. Eppure, fino a quando non è stato chiaramente coinvolto nei recenti combattimenti nella città siriana di Al-Qusayr, aiutando le forze del regime a riprendersi le aree occupate dai ribelli, il coinvolgimento di Hezbollah nella guerra è stato limitato. Il rovescio subito ad Al-Qusayr dai ribelli e la morte di un certo numero di combattenti di Hezbollah ha portato la questione al punto in cui il gruppo non poteva più rimanere in silenzio. In un importante discorso il 25 maggio, il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah ha ammesso che suoi combattenti sono ora impegnati in quella che ha descritto come una lotta contro jihadisti guidati da Al Qaeda che stanno cercando di distruggere la Siria. Chiaramente, questa narrazione non sta aiutando Hezbollah a salvare la sua precedente reputazione di movimento di resistenza arabo/musulmano in lotta contro l’occupazione israeliana.

Quindi la domanda è: perché allora il movimento si è trovato così fortemente dalla parte del regime al Assad? Hezbollah non può cambiare quello che è: un movimento che rappresenta la minoranza sciita del Libano e ideologicamente allineato al regime sciita in Iran in una regione dominata dai sunniti.

Contrariamente alla percezione che Hezbollah sia dalla “parte sbagliata” della guerra come strumento di Iran e Siria, il gruppo non è in lotta per Teheran o Damasco. Piuttosto, il gruppo si batte per preservare i propri interessi nel momento in cui sta affrontando minacce vitali. Non può semplicemente chiudere un occhio mentre la Siria sprofonda nel caos e spera di essere in grado di mantenere l’ordine in Libano.

Il crollo del regime alawita siriano rafforzerebbe i sunniti – in particolare quelli più radicali – che mirano a decimare il potere sciita nella regione.

Dal punto di vista di Hezbollah, il gruppo ha bisogno di passare all’offensiva in Siria per evitare di andare sulla difensiva in Libano, cosa che potrebbe portare alla sua sconfitta. Perdere il suo alleato a Damasco priverebbe Hezbollah di linee di rifornimento affidabili e incoraggerebbe i sunniti libanesi a sfidare il gruppo sciita. Hezbollah è di gran lunga la più grande e più potente milizia del Libano, ma non può permettersi che la sua posizione venga minacciata.

Così, il declino della sua immagine popolare è un prezzo che Hezbollah è probabilmente disposto a pagare per garantire che il regime di al Assad mantenga il potere. In effetti, Hezbollah ha poca scelta in merito. La sua reputazione come forza di resistenza anti-israeliana è un lusso che il gruppo non può permettersi proprio ora, considerando il suo bisogno di occuparsi di questioni più basilari che hanno a che fare con la sopravvivenza a lungo termine.

Nel lungo periodo, Hezbollah spera che i recenti successi militari da parte del regime di al Assad, insieme alle divisioni tra ribelli sunniti mainstream e jihadisti, contribuiranno a preservare gli interessi del gruppo libanese. Nello stesso tempo, Hezbollah si concentrerà sulla lotta contro i ribelli siriani e cercherà di contrastare ogni critica negativa, sottolineando che esso non sta combattendo i sunniti, ma piuttosto al Qaeda, un gruppo che cerca di sterminare gli sciiti e che è una minaccia per la sicurezza sunnita e internazionale. E così facendo, Hezbollah spera – anche se forse inutilmente – che l’etichetta di Hezboshaytaan non duri.


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