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La smentita di Murphy

Creato il 01 maggio 2012 da Stukhtra

Succede in Valtellina

di Veronica Pozzi

Sabato 28 aprile l’Osservatorio astronomico “Giuseppe Piazzi” di San Bernardo (Ponte in Valtellina) ha aperto le porte alla cittadinanza: 60 visitatori, dai 5 ai 70 anni, nella cupola ad ammirare la Luna e i suoi crateri, Saturno dagli anelli e il guerriero Marte. Dopo essersi rimpinzati di leccornie dell’enogastronomia valtellinese con una cena a cura dell’associazione Pro San Bernardo.

La legge di Murphy di solito ci azzecca. Ossia: se una cosa può andar male, lo farà. O, per i più catastrofisti: se una cosa può andar male, di sicuro andrà peggio. “Abbiamo aperto l’Osservatorio per molte serate, visto che di solito ne teniamo una al mese, ma la maggior parte delle volte è stato cattivo tempo e l’osservazione ne ha risentito”, ammette il direttore della struttura Rino Vairetti. “Non è la prima volta che veniamo qui a San Bernardo, ma il tempo è stato quasi sempre pessimo”, conferma la visitatrice Barbara Colombera, di Sondrio.

Ma, come ogni legge, anche quella di Murphy ha vissuto un momento nel quale è stata inconfutabilmente contraddetta. Il cielo valtellinese di sabato 28 aprile era velato solo da alcune nuvole poco consistenti e ha strizzato benevolo l’occhiolino alla serata d’osservazione della volta celeste. “Avevamo paura che ci fosse la pioggia, invece è andata bene”, commenta allegro un signore di mezza età coi capelli brizzolati che potrebbe essere mio padre.

Inserito nell’ambito della 35.esima edizione della manifestazione primaverile “Ponte in Fiore”, l’appuntamento con il cielo e i misteri dell’astronomia ha incontrato un largo favore del pubblico ed è stato fonte di forti emozioni.

L’arrivo

Chi non è curioso scagli la prima pietra. Alle volte è proprio questa voglia matta di scoprire, di acquisire conoscenza che ci fa muovere e preferire una serata movimentata a un placido relax davanti al camino, libro in una mano e calice di rosso nell’altra (il vino rosso, è tassativo, è anch’esso valtellinese). “Ho deciso di partecipare a questa serata per curiosità”, dichiara un altro visitatore, il tiranese Giovanni Pola. “Volevo guardare com’erano fatti la cupola e i telescopi e volevo capire che cosa si riusciva a vedere”. La stessa motivazione ha mosso un altro partecipante alla serata, Massimiliano Sandrini, di Tresenda, che aggiunge: “In questo posto ci sono venuto una volta da piccolo, quando avevo dieci anni, per una colonia estiva. Mi ricordo ancora il periodo preciso: dal 25 luglio all’11 agosto. C’erano anche mia sorella e due nostri cugini. Mentre salivo le scale per raggiungere la cupola mi sono ricordato dove sono sistemate le camere. E’ rimasto tutto com’era. Solo il tetto è stato cambiato per costruire la cupola”. Infatti l’Osservatorio si trova all’ultimo piano di una vecchia casa che ospita ancora miriadi di bambini scalpitanti per le colonie estive. Ma i piccoli vandali (sì, non ci sono più i bambini di una volta… e nemmeno le stagioni) hanno le mani legate: un piccolo cancello all’inizio di una scala di legno chiaro che porta al “Giuseppe Piazzi” stabilisce netti confini fra il consentito e ciò che è strictly forbidden.

La conferenza

“Una stella ci mette anni luce a spegnersi?”. “Se il buco nero assorbe una stella poi spara come un raggio?”. “Ma Venere è più grande del Sole?”. “I nomi dei pianeti sono quelli delle persone che li hanno scoperti?”. Beata gioventù. “Si sa perché è arcobaleno?”, chiede una bambina vestita di viola, sui 9 anni, interessata a una foto della nebulosa planetaria M57. E poi c’è lei: l’incubo in formato mignon che ha tormentato il buon Gabriele Tura, responsabile della didattica per l’Osservatorio, che sabato ha tenuto una lunghissima conferenza su galassie, stelle, nebulose, pianeti ed eclissi di Luna. Con la sfacciataggine e l’innocenza tipica di chi fa ancora la pipì degli angeli, il terminator ha agguantato la preda, tramortendola con una raffica di domande inconsulte. Tutte tutte sui buchi neri. A manetta: “Si-è-già-formato-un-buco-nero?-Come?-Quante-volte?-Perché?”. Con pazienza invidiabile e con esempi pratici che hanno tirato in ballo palloncini e Cappuccetto Rosso, Tura ha risposto alla piccola inquisitrice, 5 anni quasi, con i capelli biondi trattenuti da due mollette a forma di stella che lasciano intuire il livello di coinvolgimento e di premeditazione del suo comportamento.

La smentita di Murphy

L'ombra dell'umano sul cosmo...

Ma il fascino dell’universo (o forse quello del giovane Tura) ha saputo ammaliare anche un pubblico adulto. “Ho trovato la parte teorica molto interessante”, commenta un’altra tiranese, Paola Rastelli . “Anche i bambini hanno partecipato e sono stati soddisfatti”. E vorrei vedere se, con tutte le spiegazioni che hanno ottenuto in risposta ai loro dubbi, non lo fossero! Tura ci ha persino mostrato un video del tornado di plasma del Sole che c’è stato il 17 febbraio scorso. E un altro sulle grandezze stellari per farci rendere conto che, a dispetto della tradizione millenaria che ci vuole al centro dell’universo, la Terra non è che un minuscolo puntino. Per giunta in periferia.

L’osservazione

Il ferro va battuto quando è caldo. Lo sa bene Francesco Paroli, l’esperto che ha condotto il momento osservativo della serata. Data la rara clemenza del tempo, Paroli ne ha approfittato e si è dato un gran daffare a montare e smontare obiettivi per zoomare su crateri lunari (dei quali ha spiegato anche la genesi), rendere visibile Saturno con i suoi anelli e anche il rosso Marte.

“Si vedevano benissimo”, rassicura Barbara Colombera. “E’ una vista impressionante, capace di far scaturire interesse anche per chi, come me, non è un esperto in materia e normalmente non si occupa di questi temi”. E aggiunge: “Nel complesso è stata una serata davvero bella. Sono contenta di averla organizzata invitando anche alcune compagne di scuola della mia figlia di 8 anni e i rispettivi genitori”.

Ma c’è anche chi la vede diversamente. “L’esperienza mi ha coinvolta parecchio”, testimonia un’amica della signora Paola, anche lei di Tirano. “Sono felice di aver trovato delle informazioni su Internet e di aver partecipato. Ma ogni volta che sento parlare di questi argomenti devo confessare che provo un po’ di angoscia”.

Chi siamo? Dove andiamo? Qual è la nostra ragion d’essere sulla Terra? Le domande affiorano imperanti fra le fotografie delle nebulose Occhi di Gatto e Clessidra e quella dei Pilastri della Creazione. Anche gli adulti vengono scalfiti dall’interrogativo del dubbio. E guardano occhi negli occhi i loro figli piccoli, che vorrebbero proteggere. E ai quali vorrebbero spiegare ogni cosa e mostrarsi come degli eroi. Mentre, nel loro cuore, si devono rassegnare al fatto che non tutto entra nel campo dello scibile umano o, perlomeno, non ancora. Che non tutto può essere controllato dall’uomo. Si consuma così, di fronte a una foto, lo scontro epocale fra religione e scienza, nel tentativo umano di dare risposta a ciò che umano non è.


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