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La solidarietà ai lavoratori Kistio, pensieri di un ex lavoratore Vol2

Creato il 23 novembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

La solidarietà ai lavoratori Kistio, pensieri di un ex lavoratore Vol2Pubblichiamo una interessante nota, scritta da un ex lavoratore Vol2, che, nonostante tutto continua a lavorare in un call center.

Quando un datore di lavoro non paga, o paga in ritardo, o porta i lavoratori in cassa-integrazione e, ciliegina sulla torta, decide di cessare l’attività, i lavoratori dovrebbero in primo luogo difendere il Diritto a un lavoro e a un salario dignitoso.

Il rischio d’impresa è una pertinenza del datore di lavoro, ma quando lo stesso datore non paga i dipendenti, fa ricorso alla cassa-integrazione e addirittura dichiara di cessare l’attività sta in buona sostanza scaricando il rischio d’impresa sui lavoratori, sui propri dipendenti.

Io le chiamo furberie.

E così, furberie, le chiamavano i lavoratori di Omnia nel 2009/2010 e i lavoratori di Vol2 nel 2010.

In quelle vertenze i lavoratori si mossero su due fronti. Uno prettamente politico-sindacale, per difendere il diritto al lavoro, l’altro prettamente legale/economico, per recuperare salario e tfr. Assemblee, assemblea-permanente, scioperi a singhiozzo, manifestazioni, fin anche l’occupazione della sede, furono momenti di lotta decisivi anche per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e della classe dirigente della politica isolana su fenomeni imprenditoriali discutibili. Ma furono anche azioni decisive per accelerare iter burocratici per il recupero della parte economica mancante.

Un lavoratore auspica sempre che la propria drammatica esperienza di lotta sia solo una storia da raccontare piuttosto che un esempio di lotta da seguire, ma la realtà delle cose è diversa e, così, le lotte di altri lavoratori purtroppo diventano quasi esclusivamente degli esempi per quei lavoratori che si ritrovano senza retribuzioni e con una cessazione dell’attività alle porte.

E allora oggi mi ritrovo ad auspicare che i lavoratori di Kistio, come fecero ieri quelli di Omnia e di Vol2, o come fanno quelli di Wind oggi, possano seguire quegli esempi di lotta passati, o quelli in queste ore in corso, per difendere il proprio diritto a un lavoro ed a un salario.

L’azione attiva, è vero, richiede sacrificio, richiede tempo, ma non va mai esclusa dal piano di lotta cui rientrano anche le vertenze per il recupero della parte economica.

L’azione attiva è il momento in cui si testimonia attraverso le nostre facce, le nostre mani, le nostre parole e spesso le nostre lacrime, una violazione dei diritti e della dignità dei lavoratori.

Ma è anche il momento in cui si chiarisce al datore di lavoro che i dipendenti non sono numeri, ma persone in carne ed ossa che ad un tratto decidono di contrapporsi a delle scelte aziendali anti-sociali.

L’azione attiva ha un impatto mediatico diverso da quello che può avere un comunicato stampa dei sindacati. L’azione attiva è quella che consente di raccontare quanto accade ai lavoratori di Kistio, cosa che le azioni legali, da sole, non possono fare.

L’azione attiva è insomma il momento di una vertenza per il Lavoro e il salario che consente ai lavoratori di liberarsi dalle formule numeriche, che li libera dal concetto di unità produttive, che restituisce volti, emozioni, drammi, paure, alle asettiche percentuali che raccontano di esuberi, cassa-integrazione e licenziamenti.

Solidarietà ai lavoratori di Kistio!


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