«La mattina dell'antivigilia ho litigato con la mia compagna. Il motivo: mi ha affibbiato un paio di commissioni da sbrigare in centro città, un regalo andava sostituito e c'era da ritirare il salmone per la cena del 24»¹.un lettore che abitualmente passa da quelle parti non sarebbe legittimato a dire
«e chi se ne frega»giacché nessuno lo ha obbligato a leggere tale frase. Ma se invece la frase suddetta si trova nella prima pagina del Corriere della Sera, un giornale che rimane in casa minimo due/tre giorni visto che, per le festività natalizie, i quotidiani non usciranno in edicola domani, né dopodomani, allora il lettore, che ha pagato 1,50€ il giornale, non solo ha diritto di dire scortesemente «e chi se ne frega», ma, a fortiori, ha il dovere di manifestare il suo disappunto con un sonoro
«e chi cazzo se ne strabatte le palle in terra?²»Già altre volte ho detto che una delle fortune per chi ha avuto il merito di scrivere un best seller è quella di diventare pubblicisti di varie testate - quotidiani nazionali in primis - e di vedere i propri articoli pubblicati dietro lauto compenso. È una tradizione culturale, questa, sulla quale non avrei niente da obiettare in linea di principio. In fondo, per i quotidiani scrissero anche Montale, Pasolini, Sciascia... (mi fermo) e scrivono tutt'ora altri insigni autori, che non cito, ognuno metta chi vuole, ma per favore no, non mettete nel novero dei vostri preferiti Paolo Giordano.
¹P.Giordano, «Il valore dell'attesa», Il Corriere della sera 24 dicembre 2011.²Anonimo toscano.