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La solitudine dei numeri primidi Saverio CostanzoLiberiss...
Creato il 12 settembre 2010 da Alexdirodi Saverio Costanzo
Liberissima trasposizione dell'omonimo romanzo di Paolo Giordano vincitore di un Premio Strega e di un Premio Campiello.
Mattia(da adulto interpretato da Luca Marinelli) è un bambino privato della propria infanzia, costretto a rinunciare al gioco e alle amicizie per vegliare costantemente sulla sorella gemella affetta da una forma di ritardo mentale, oppresso da una responsabilità troppo grande è destinato a crescere in fretta e a trovare nello studio l'unica possibilità di esprimersi. Alice(Alba Rohrwacher è rimasta zoppa in seguito ad un incidente di sci, isolata e derisa dalle coetanee, trascurata dai familiari, finisce per chiudersi irrimediabilmente in se stessa. Le esperienze traumatiche che li hanno segnati finiranno anche per unirli.
I punti in comune con il romanzo terminano qui, perchè Costanzo stravolge completamente l'intera opera capovolgendone la struttura, tagliuzzando grosse parti della trama e dando al tutto un tocco estremamente cupo.
Il passato dei due protagonisti diventa un oscuro e nebuloso mistero da svelare, ricostruito attraverso una narrazione disordinata che vede svilupparsi parallelamente l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta di Alice e Mattia. La rievocazione del trauma avviene attraverso una serie di scene che gradualmente si avvicinano al momento fatidico che ha segnato l'esistenza dei due bambini, proprio come nei "gialli" di Dario Argento, quando alla fine del film veniva rivelato il fattore scatenante della follia omicida.
Il paragone con Argento non è casuale, il film infatti sembra scimmiottare continuamente gli stilemi classici del thriller all'italiana, a partire dalle tinte scure e grottesche, passando per i vistosi primi piani, per finire con musiche tipiche del cinema di Dario Argento, come il ricorrente e bellissimo tema di L'uccello dalle piume di cristallo composto da Ennio Morricone che fa da sottofondo all'adolescenza dei due protagonisti.
Questa bizzarra forma di citazionismo resta però tale, un semplice mezzuccio per rendere la storia appetibile a chi il romanzo lo ha evitato accuratamente o per renderla nuovamente fruibile a chi il libro lo conosce bene. Nel secondo tempo però questo taglio inquietante cede il posto a uno stile più onirico e visionario che coincide con la fase più grave dell'anoressia di Alice(impressionanti le condizioni fisiche raggiunte dalla Rohrwacher), qui il film si riempie di nebbie reali e metaforiche, visioni estatiche, fitte vegetazioni che compaiono nel mezzo di un appartamento e conducono a luoghi reconditi della memoria. Persino l'arredamento della casa si ingigantisce intorno alla minuta ragazza(una citazione a L'inquilino del terzo piano?), quasi a sottolinearne la follia o le terribili condizioni fisiche.
Insomma una strana miscela di idee e trovate stilistiche più o meno compatibili, convincenti se prese singolarmente, meno se giudicate nell'insieme. L'originalità dell'approccio diviene presto forzatura e le scene finiscono per caricarsi di una tensione innaturale, quasi sempre fuori luogo, poi con la virata del secondo tempo il ritmo rallenta in modo abbastanza evidente fino al classico finale "aperto" che sceglie, forse poco coraggiosamente, di non spingersi fin dove era arrivato il romanzo.
Dimenticabili le interpretazioni dei due protagonisti, ad eccezione della spaventosa trasformazione fisica subita da Alba Rohrwacher e quella meno distruttiva di Luca Marinelli. Molto bravi invece i giovani attori che interpretano Alice e Mattia durante l'infanzia e l'adolescenza.
Menzione d'onore a Isabella Rossellini nel ruolo della madre di Mattia e a un inquietante Filippo Timi che compare per pochi secondi nella parte di un clown.
In conclusione un film sufficiente che tenta di uscire dall'anonimato attraverso trovate accattivanti che sembrano coesistere con un minimo di armonia soltanto per puro caso.
Voto 6
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