Non inventiamoci balle: dei 1265 amici che abbiamo su Facebook neanche ne conosciamo il 20%. Molti di essi, poi, neanche vivono nella nostra città ed abbiamo accettato la loro “richiesta di amicizia” solo perché ci incuriosiva l’avatar o perché avevamo 12 “amici in comune“.
Di coloro che effettivamente vediamo in giro, nel mondo reale, magari salutiamo appena il 5%: gli altri sono facce note, si, ma da qui a dirsi amici…
Su Facebook mettiamo parte della nostra vita. E ci piace, perché in fondo tutti noi adoriamo farci ammirare. Così postiamo la foto della torta che abbiamo preparato, della vacanza al mare, del figlio/figlia, dell’animaletto domestico…nella speranza che qualcuno dica “Mi piace !” o commenti, non importa come.
I social network sono andati oltre i 15 minuti di celebrità garantiti da Andy Warhold: sono una vetrina che gira, continuamente. Dove un post perde interesse dopo pochi minuti (scorre sotto nella timeline…) e diventa introvabile se non è interessante. E allora ecco la necessità di ricercare cose interessanti, scatti imbarazzanti, divertenti, commoventi.
Su Facebook, ma solo perché è il più famoso poiché potrei citarne anche altri, come Google+, si trova dalla polemica razzista o politica all’immagine sacra, passando per una miriade di foto che ci ritraggono durante la quotidianità.
C’è chi usa Facebook come una vetrina, chi per restare in contatto con amici e parenti, chi per colmare un grandissimo vuoto relazionale provocato dalla società moderna, dove non c’è spazio per le vere relazioni umani: troppo pericolose, non sai mai chi può capitarti !
Però condividiamo in rete informazioni di cui forse non parleremmo con sconosciuti, anche se di fatto lo facciamo. Mettiamo le foto di nostro figlio quando abbiamo, magari, paura a farlo scendere nel giardino condominiale perché “in giro c’è brutta gente“. Scriviamo commenti o pareri di cui non parleremmo mai a tavola con amici e parenti, ma non disdegniamo di raccogliere a tal proposito decine di commenti da emeriti sconosciuti.
Che sia chiaro, a tutti: i social network sono siti web (o portali, come va di moda chiamarli adesso…) commerciali: il prodotto da vendere sei TU !
About Michele Pinassi
Nato a Siena nel 1978, dopo aver conseguito il diploma in "Elettronica e Telecomunicazioni" e la laurea in "Storia, Tradizione e Innovazione", attualmente è Responsabile del Sistema telefonico di Ateneo presso l'Università degli Studi di Siena. Utilizza quasi esclusivamente software libero. Dal 2006 si occupa di politica locale e alle amministrative del 2013 viene eletto Consigliere Comunale del Movimento Siena 5 Stelle.
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