La solitudine del "numero primo"

Da Ilfattaccio @Ilfattaccio2

by pjmanc

DEPRESSIONE IL MALE INCURABILE DEI NOSTRI TEMPI. Colpisce già oltre 540 milioni di persone sulla terra (e il dato va aumentando di continuo). Esplode tra i giovani. Tra qualche anno sarà la seconda malattia dopo il cancro. Il mercato dell’industria farmaceutica già si “adopera” producendo sempre più pillole… Radiografia di un morbo che dilaga sempre di più. I tassi d’interesse che scendono, la fiducia nel prossimo sempre più calante e il ristagno delle attività quotidiane assorbono più energia di quanto possiamo immaginare. E’ una sindrome quella della depressione che colpisce più gente delle malattie cardiache, per non parlare dell’Aids, ma che non viene alle volte nemmeno diagnosticata. Forse perché, cari affezionatissimi, non la si considera alla stregua della febbre o del vaccino. Si fanno esami del sangue ed analisi varie ma il nostro stato interiore tendiamo a non considerarlo. Difatti, per molti versi la depressione è una malattia come un’altra. Qualcosa dal mondo esterno colpisce alcuni aspetti del nostro organismo e del fisico, e un processo solitamente benefico e salutare si trasforma in un problema.

NEL CANCRO, ad esempio, è la crescita delle cellule che comincia ad andare storta, espandendosi senza controllo man mano che gli equilibri organici crollano. Come, per l’appunto, il cancro è una proliferazione maligna, così la depressione è infelicità maligna. Tuttavia c’è una grande differenza: la crescita tumorale si può osservare e in alcuni casi asportare; l’infelicità maligna si può solo avvertire. Nella depressione, la parte di corpo che funzione male è quella che produce sensazioni e pensieri: la depressione è un fatto reale, ma al tempo stesso soggettivo. E, in quanto malattia della mente, è sensibilissima agli atteggiamenti del prossimo nei suoi confronti. Atteggiamenti che di regola sono negativi, di rigetto o quantomeno di profonda “ignoranza” del fatto stesso che di malattia vera e propria si tratti. Secondo il dottor C. Murray, entro il 2020 la grande depressione unipolare sarà “la seconda malattia debilitante al mondo”. Se, come molti sostengono, la depressione è una malattia dei tempi moderni, lo sviluppo ne accelererà la diffusione. Sempre il dottor Murray dà una sorta di “vademecum” della depressione: essa è una sindrome, sostanzialmente caratterizzata dall’abbassamento  del tono dell’umore, difficoltà di pensiero e rallentamento psicomotorio, accompagnato da ansia, bulimia, agitazione e pensieri ossessivi anche in assenza di validi motivi esterni. Il dibattito è molto acceso tra gli addetti ai lavori soprattutto sulle cause della depressione.

DA UN LATO CI SONO GLI ORGANISTICI, che legano la patologia ad anomalie delle funzioni cerebrali e, in particolare, ad errori delle attività neurologiche. Dall’altro troviamo la schiera di chi definisce la depressione una condizione esistenziale legata non alla chimica e alla scienza, ma alle mille sofferenze della vita, ai traumi dell’infanzia o dell’età adulta, e indica nelle psicoterapie l’unica via d’uscita. E’ chiaro però che entrambi gli schieramenti avvertono l’esigenza di una spiegazione: avvertono il problema ma non riescono a determinarlo. La depressione, infatti, è uno stato mentale: come tutti i meccanismi cerebrali esso è molto indefinito scientificamente ma circoscritto eticamente e moralmente. Un’agghiacciante indagine del prof. Kleinmann ha determinato che il 15% dei pazienti affetti da depressione si suicida, mentre il 76% pensa di farlo.Terribile dato questo: quando si vede come unica via di fuga la morte vuol dire che esiste qualcosa di molto cupo e profondamente triste. Tale stato di “solitudine” determina un senso di tristezza, di inutilità, di fragilità interiore che molto ha a che vedere con la società arrivista e “onnivora” del giorno d’oggi.

IL DEPRESSO E’ SOSTANZIALMENTE "UN ULISSE SENZA ITACA" parafrasando Omero.

Il sentirsi la terra mancare sotto i piedi, l’agire senza uno scopo, o anche il semplice uscire di casa: questi sono stati della mente a cui ci stiamo troppo abituando. L’agire per abitudine e inerzia è il sintomo più immediato.Si ha quindi come l’esigenza di voler cambiare qualcosa ma non si sa da dove cominciare.“Comincerò da me stesso”: questo potrebbe essere un gran bell’inizio.Proviamo a guardarci intorno nel nostro quotidiano e cerchiamo di offrire tutto noi stessi a chi ci circonda..Incondizionatamente. La “sub-condizione” è uno stato di depressione.Non fate l’errore di confondervi e forse riuscirete ad essere pienamente felici: “la felicità consiste nel rendere felici gli altri”……iniziando da voi stessi!

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org


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