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La solitudine dell’Ala sinistra

Creato il 21 settembre 2011 da Fernando @fernandomartel2

Un libro leggero da leggere e così reale del nostro quotidiano, ” La solitudine dell’ala destra” di Fernando Acitelli, parla delle grandi gesti sportive, mai raccontate, di coloro che, per ruolo, sgroppavano sulla fascia destra per crossare al centro, dove il centravanti aspettava il cross sul quale, se segnava il gol, gioiva e diventava l’eroe, se invece non segnava, la croce veniva gettata addosso all’ala che aveva crossato male. Si racconta di come alcune figure, nella storia delle cose, assumono, con una santa pazienza, un ruolo che, se svolgono in modo eroico, gli darà un pò di fama fatua, se no li condannano all’oscurità per sempre. Un esempio per poter, figurativamente, capire meglio: Nel Cagliari di “Rombo di Tuono”, Gigi Riva, c’erano giocatori di prim’ordine come Albertosi, Cera, Martiradonna, Gori, Niccolai, Domenghini, Nenè e, chiaramente tanti altri che neppure io ricordo. Bene, tutti sappiamo che Rombo di Tuono, finalizzava il gioco e la fatica di altri, ma lui arrivò in Nazionale, e poi ci rimase come dirigente (è ancora lì). Degli altri, quanti si ricordano?

Così và il mondo, così succede anche nelle altre cose del mondo. Nessuna meraviglia quindi, se questo é successo anche nella povera, sconosciuta e che rischia di essere solo un aborto, Casa dei Popoli di Giaveno.

Qualcuno si é appollaiato sul trespolo aspettando che altri scuotessero l’albero per far cadere le noci. A lui doveva bastare raccoglierle ed aprirlo per godere del frutto.

Qualcun’altro, ancora più folle, sul trespolo annotava (solo) tutto ciò che si voleva vedere  per segnalarne le virgole e i punti e, se uno vuole cercare l’ago, alla fine lo trova. Trovare il modo di fermare quello che altri stavano facendo, questo era il problema? Iil risultato è che ora, la operosità di cui si era dimostrata capace la piccola e malnata Casa dei Popoli, si é fermata. Non solo questo é successo, ma anche quest’altro: Costringendo sè stessi a dimostrare come e cosa sono capaci di fare, sono scesi giù dal trespolo e….fin’ora niente. Mentre sul trespolo ci é salito chi prima faceva ed ha preso a controllare la pista di decollo: se qualcosa non funziona come deve, la cosa finirà per essere ridiscussa chissà dove. Intanto non c’é più nessuno che porta palla e crossa, la partita é ferma. Qualcuno potrà dire che l’ala si rifiuta di fare il suo lavoro da crossista, ma dovevo far notare una cosa: quella era l’ala destra, questa é quella di sinistra. Non avezza a farsi sottomettere e  strumentalizzare. Disposta a collaborare, a partecipare al gioco e, qualche volta, fare gol per conto suo.

Intanto che la partita é ferma però, nessuno é autorizzato a dimenticare che lassù a Forno c’erano trentuno(31) persone(PERSONE) che attingevano acqua dalla fonte della Casa dei Popoli, di coloro che operavano.

Ora sono spettatori infreddoliti e abbandonati da coloro che dovevano giocare una grande partita. E’ inevitabile porsi una domanda: Era questo il modo, l’obbiettivo da perseguire? é in questo modo che le “regole”, quelle leggi che  dovevano ritmare la vita  degli abitanti della Casa dei Popoli di Giaveno, possono “far muovere il gioco?”

Qualcuno si ricorda di tre donne incinte che aspettano, insieme a un bambino, che la solidarietà umana fornisca loro una culla, qualche indumento per il nascituro? Chi si preoccupa di capire quando riprenderà la partita sospesa? In campo si vedono solo giocatori rivali, dell’arbitro neppure l’ombra.

Eppure c’é chi giura di averlo visto arrivare sul campo, ma si deve essere sbagliato, era l’allenatore di una delle squadre: quella che prima stava sul trespolo.



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