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L’integrazione mancata

Creato il 27 dicembre 2011 da Fernando @fernandomartel2

In questi ultimi anni, nei quali ci siamo abituati agli sbarchi degli ormai innumerevoli gommoni, stracarichi di disperati, sulle coste pugliesi prima e di Lampeusa  poi, si é andata sviluppando, nel nostro Paese, l’idea che per gli italiani, popolo cattolico ed accogliente, l’integrazione razziale e culturale, fosse una cosa non solo possibile, ma addirittura facile. Alcuni personaggi della politica, nazionale o locale, hanno dato conto ad ogni problema o dramma sorto contro gli immigrati, nella loro giurisdizione,  e che mai si sono visti atti di razzismo della popolazione indigena, contro i nuovi arrivati. Bisogna invece che tutti noi s’impari a leggere la realtà quotidiana, con una lente differente da quella usuale. Questo ci permetterebbe di comprendere meglio quello che sta accadendo nella nostra società e nel mondo. Il punto di vista da cui guardare non può essere solo quello del nativo residente, é, necessariamente, anche quello dell’emigrante. Se proviamo a guardare le nostre comunità da questa finestra, ci appaiono chiare molte cose che sembrano invisibili: Quando in un comune o città, arrivano un certo numero di emigranti, si formano quasi subito due associazioni: una degli immigrati per non sentirsi persi, l’altra dei cittadini sensibili ai problemi ed allo smarrimento di questi per aiutarli ad inserirsi. Tutte e due, queste organizzazioni, sono solo il risultato, di una incapacità della nostra società, di recepire ed inglobare in sè, i nuovi cittadini. Se ci trovassimo davvero in una società aperta all’accoglienza, nessuna di queste associazione avrebbe motivo di nascere.

In queste organizzazione succede qualcosa che non viene percepito, nella sua reale gravità, come un segno di isolamento dalle persone che ne fanno parte. I migranti organizzati in associazioni, altro non fanno che rinchiudersi in se stessi, perpetuando in continuazione la loro  nella giustificata convinzione di non smarrire la loro cultura. Nella associazione dei cittadini che tentano un lavoro solidale, di supporto e di apertura alla integrazione dei nuovi arrivati, cresce a vista d’occhio, il distacco dalla società intorno ( che rimane stagnata alle infiltrazioni) e vengono isolati da ciò che prima li circondava: la società di cui facevano parte. In questa situazione si vengono a trovare gli attori dei matrimoni misti: spesso diventano atomi solitari, in movimento tra le cellule differenti eppure di appartenenza. Bisognerebbe avere la conoscenza dei numeri a sostegno di questa mia tesi e penso che i municipi ce li abbiano, ma se questi dati non diventano patrimonio di conoscenza e riflessione dei comuni cittadini, restando utili solo per le statistiche Istat, non aiutano certo a comprendere meglio la situazione. Tuttavia, diventa difficile non rendersi conto che oggi esistono nel nostro Paese, migliaia di associazioni che riproducono quotidianamente iniziative culturali per i propri associati, e basterebbe frequentare le loro manifestazioni per poter contare pochi, isolati casi di infiltrazioni razziali, comunque imparentati. Questo è il segnale che mi convince ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo di vita da emigrante, residente in un posto non ancora del tutto suo, che l’unica cosa che fa dialogare i nuovi cittadini a quelli preesistenti, sono i cartelli messi negli ingressi comuni dei palazzi che invitano i nuovi arrivati a non fare rumori di sopra, a chiudere le porte degli ascensori e a non far giocare i bambini nei cortili. Tale e quale agli anni sessanta del secolo scorso. Voi direste che abbiamo fatto qualche passo avanti sul tema dell’integrazione? A me, sinceramente, non sembra!

E’ in questo clima di isolamento che nasce una terza pericolosa forma di associazione: invisibile ma diffusa nel territorio e nella testa di molta gente. Una associazione che sembra non esistere, ma che produce convinzioni razziste e leghiste anche in chi non è nè l’uno nè l’altra cosa, ma che è pronta a scattare ogni volta che una comunità si sente minacciata dal diverso. Questo è avvenuto nel caso della ragazza di Torino che si disse violentata da due zingari ai quali quattrocento razzisti hanno subito bruciato l’accampamento, questo minaccia di diventare la reazione dei neri a Firenze dopo che un pazzo ha sparato su cinque senegalesi, uccidendone due.



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