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La sottile arte della rivoluzione.

Creato il 13 agosto 2013 da Philomela997 @Philomela997

I Monologhi di Sana – Rubrica

“Io ho tanta speranza, davvero. Bisogna sempre sperare e non perdersi mai d’animo. E la mia speranza sta nella vittoria finale della mia povera gente. Ci può essere una speranza più grande di questa?”  (Bobby Sands)

Mi sveglio e metto su la musica, mentre prendo il caffè.

E’ fantastico, come si riesca a leggere di mille racconti dentro le note.

Il suono dei tamburi mi narra

di avventure non ancora vissute.

I violini mi parlano

del mio cuore che batte

all’impazzata

in cerca

d’amore e libertà.

Riesco finalmente a respirare.

E per quanto le cose precipitino

io continuo a vederle andare a rallentatore.

È che non riesco più ad avere paura,

l’ho guardata in faccia talmente a lungo

che niente mi spaventa più.

C’è solo sereno, nei giorni a venire.

Com’è successo?

Dove e quando?

E mi volto indietro, per guardare le orme

che ho lasciato su

questo sentiero di sabbia.

È una strada di piccoli passi,

di personali rivoluzioni contro la morte.

Sono stata brigante, combattente e terrorista.

Per mesi ho strisciato in cerca di un luogo

al riparo dalla paura.

Ma tutto, tutto quanto,

è iniziato in quel pomeriggio di giugno

quando per la prima volta, qualcosa di davvero mio,

mi ha fatto dire il primo: “No.”

Però, non si cambia una vita da un giorno all’altro;

sottrarsi alle proprie catene, è forse la cosa più difficile da fare.

Ma qualcuno, qualcosa, mi aveva instillato un tarlo nella testa,

una bestiolina che continuava a rodere i pensieri di sicurezza e status quo

chiedendomi: “Sei sicura, che non ti meriti di meglio? Sei sicura, che la vita sia tutta qui? Che quella che sognavi di essere debba per forza essere sempre e solo un sogno?”

E il panorama dentro di me ha iniziato a mutare.

Non desideravo più tornare indietro, volevo andare avanti,

su questo sentiero sconosciuto che non sapevo nemmeno io

dove mi avrebbe

portata.

Mi sono girata e ho solo

iniziato a camminare.

I demoni a guardia del cancello del passato

mi hanno inseguita e così, ho imbracciato le mie armi

per liberare me stessa.

Avevo imparato a rispondere “No.”, avevo imparato a non cedere a nessuna minaccia.

E da quel giorno, ogni dannato momento,

è stata una guerriglia, una lunga lotta fatta di trincee e rappresaglie.

A ogni alba occhi pesti di lacrime e battaglie.

Ma più mi allontanavo, più la mia piccola, personale, rivoluzione

mi ripuliva l’anima e gli occhi.

Più l’orizzonte si allargava verso un cielo da sogno.

Ho inseguito il sole

attraverso

il deserto

e durante gelide notti senza luna.

Ho cambiato me stessa, in un’infinità di piccoli scontri.

Davanti ai baratri ho chiuso gli occhi,

e ho saltato nel vuoto, pur di andare avanti.

Il vento portava minacce: “Una volta andata

non potrai più tornare, fermati! Fermati adesso!”

Ho sorriso: “Non voglio tornare, non tornerò indietro…mai più”.

“Sotto quale bandiera batterà il tuo cuore?”

Pensai che aveva ragione,

così nei momenti di riposo ho intessuto il mio vessillo.

E quando è tornato a ripetere la sua minaccia,

ho sorriso di nuovo.

“Sotto quale bandiera batterà il tuo cuore?”

“La mia.” e l’ho innalzato.

Sono approdata sulle sponde di un fiume,

mille miglia lontana da casa,

mille anni lontano dal passato.

“Chi sei?” mi ha chiesto la donna

“Semplicemente io” ho risposto

“una che sta combattendo il passato”.

“Puoi insegnarmelo?”

“No, però posso insegnarti a non avere paura e poi

andare avanti insieme.”

Ha annuito, ed è venuta con me.

Lungo la via ne abbiamo incontrati altri

e altre:

dieci, cento, mille.

Camminiamo tutti sotto la stessa bandiera,

e ci insegniamo a vicenda la sottile arte

di fare la rivoluzione nelle nostre vite.

Giorno per giorno, senza avere più paura.

Siamo stanchi di fissare la polvere,

vogliamo sogni più grandi.

Infrangiamo a vicenda le nostre catene,

inseguiamo il sole.

Mille miglia lontani da casa,

mille anni lontani dal passato.

Non abbiamo occhi che

per

orizzonti lontani.

 


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