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La sottile linea rossa

Creato il 18 luglio 2011 da Pim

La sottile linea rossa Un reggimento di fanteria americano sbarca a Guadalcanal per sottrarre l'isola al controllo ai giapponesi, risultando strategica per il controllo aereo del Sud Pacifico. Nessuno difende la spiaggia e i soldati possono addentrarsi verso l’interno, tra prati, foreste, torrenti, sino ai piedi di una collina dove, presumibilmente, si arrocca il nemico. Tutto è tranquillo: non mancano i segni terribili della guerra, ma i giapponesi restano invisibili. Comincia a farsi strada la speranza di un’azione incruenta. Gli americani sono avvolti nella vegetazione, ora sostano sotto le piante della foresta, ora a procedono a carponi nell’erba alta. Sopra soltanto il cielo, all’orizzonte il mare. La natura avvolge gli uomini ed essi ne fanno parte. Il battaglione s'inerpica per la collina e sale anche la tensione. Il profilo della cima che appena si scorge è inquietante: il nemico non c’è, ma potrebbe spuntare dietro ogni dosso, ogni cespuglio. I fanti si muovono con prudenza, hanno paura, qualcuno non ce la fa, vomita. Nel superare una cresta, due uomini in avanscoperta vengono colpiti e uccisi. Senza un solo sparo sono passati quaranta minuti dall’inizio del film, ma adesso comincia l’inferno. L’ordine è di attaccare frontalmente le postazioni di artiglieria nemiche, sebbene non siano ancora state individuate. Un ordine suicida, imposto da un comandante ambizioso, affamato di gloria, privo di umanità. Ma si può parlare di umanità in un’azione di guerra? Umanità sarebbe non farla, la guerra. Così pensa il capitano Staros che, inorridito dalla mattanza, si rifiuta di eseguire gli ordini ed entra in conflitto col comandante. La sua è un’insubordinazione da corte marziale e lui, che nella vita fa l’avvocato, lo sa bene: tuttavia riesce a suggerirgli una condotta più ragionevole, proponendo un aggiramento laterale. L’azione ha successo: una pattuglia di pochi uomini individua la postazione nemica e, con un'azione da guastatori, la annienta. Protagonista il soldato Witt che, imboscato e poi degradato a barelliere, diventa un eroe. Witt, uomo mite e tranquillo, combatte perché nulla può contro un destino avverso che incombe, ma sogna la moglie e la casa: sa che la sua felicità non è di questo mondo e forse l’ha già vissuta in una vita precedente, in simbiosi con la natura e la popolazione locale. La collina viene infine presa. Sono occorsi altri settanta minuti di film, due giorni reali, e finalmente i soldati possono riposare, rifocillarsi, curare i feriti, seppellire i morti. Per il soldato Witt, tuttavia, il peggio deve ancora arrivare: quando viene distribuita la corrispondenza, apprende che la moglie ha chiesto il divorzio. Witt non ha più motivi per vivere e lottare. Si offrirà volontario per una missione rischiosa nel corso della quale si lascerà uccidere.

La trama è semplice, eppure il film, preso per immagini e sequenze, è grandioso, lirico, anche quando mostra gli aspetti più raccapriccianti della guerra. Scene di violenza alternate a scorci panoramici sulla natura incontaminata, paesaggi in campo lungo, dettagli in campo strettissimo. La sottile linea rossa non è un film di/sulla guerra, ma sullo spirito dell’uomo rivelato dal macello della guerra. La vita terrena è solo uno dei tanti livelli possibili dell’esistenza e il soldato Witt proviene da uno di questi. Ogni essere è parte piena e indivisibile di una totalità trascendente che ci sovrasta e ci accoglie. La mdp è spesso rivolta al cielo, oscurato da immensi alberi attraverso i quali intravediamo una luce soffusa. Malick indica con lo sguardo un Altrove dove troveremo il senso delle cose. Allo stesso tempo, ci ricorda però che quell’Altrove esiste anche qui, su questa terra. Quando Witt viene ucciso, il regista mostra il giovane soldato che nuota sott’acqua in compagnia dei bambini melanesiani, nativi dell’isola, che vivono in accordo con la natura-madre e la propria interiorità. Il film è un autentico trattato filosofico per immagini, un poema struggente, una preghiera sommessa. Senz'altro uno dei maggiori capolavori della storia del cinema.

La sottile linea rossa, di Terrence Malick, con Adrien Brody, Jim Caviezel, Elias Koteas, Nick Nolte, Sean Penn, John Cusack, Woody Harrelson, John Savage, George Clooney, John Travolta, Ben Chaplin (Usa, 1998, 170'). Lunedì 18 luglio, ore 23,15, Retequattro.


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