La Spagna è il secondo Paese al mondo per numero di desaparecidos, ma non indaga i crimini franchisti
Da Rottasudovest
Con oltre 114mila desaparecidos durante la Guerra Civile e la dittatura
franchista, la Spagna è il secondo Paese al mondo "con maggior numero di
persone vittime di sparizioni forzate, i cui resti non sono stati né recuperati
né identificati". Il primo Paese al mondo è la Cambogia e la denuncia è
dell'Associazione Jueces para la Democracia, che alcuni giorni fa ha criticato
duramente il Governo spagnolo per aver praticamente svuotato la Legge della
Memoria Storica, al lasciarla priva di risorse economiche.
La Legge era stata voluta dal governo di José Luis Rodriguez Zapatero, per
liberare la Spagna dei resti franchisti e per trovare i resti di migliaia
di vittime repubblicane, identificarli e restituirli ai familiari. E'
soprattutto la sepoltura dei caduti che preme alle famiglie: la generazione dei
figli delle vittime sta iniziando a scomparire, così come la memoria dei posti
in cui ci furono le esecuzioni e in cui si trovano le fosse comuni; il legato
del ricordo passa a nipoti combattivi, che vogliono avere giustizia non solo
per i bisnonni o gli zii mai conosciuti, ma anche, e soprattutto, per i nonni,
che hanno visto lottare per tutta la vita, per avere giustizia.
Ci sono storie davvero tristi e commoventi, di figli che hanno perso i genitori
durante la Guerra Civile, hanno pagato con dure discriminazioni le parentele
con i repubblicani, hanno lottato per tutta la vita per riavere i resti delle
persone amate e seppellirli, si sono organizzati per indagare su fosse comuni e
cunette, hanno creduto nella Legge della Memoria Storica, che voleva sanare
anche le loro ferite.
Jueces para la Democracia critica l'atteggiamento del Governo, che, privando di
risorse la Legge della Memoria Storia, "non solo permette l'impunità dei
crimini commessi durante la dittatura, ma lascia che rimangano materialmente
sepolti nell'oblio" e abdica alle sue funzioni quando permette "che
continuino a esistere decine di migliaia di persone sepolte in fosse
comuni". I magistrati criticano anche le tesi del PP, secondo le quali aprire
le fosse comuni e dare sepoltura ai morti significa "riaprire vecchie
ferite". "E' inammissibile che uno Stato democratico continui a
negare a tutta la società il diritto di conoscere il passato e la necessità di
stabilire un piano d'amministrazione programmatico, sistematico e finanziato
pubblicamente, che permetta agilmente la localizzazione e la sepoltura
dignitosa di tutte quelle persone assassinate durante il golpe del 1936 e la
seguente repressione franchista" scrivono i giudici.
Il Partido Popular sosteneva poche settimane fa di essere attivamente impegnato
nella difesa della Legge della Memoria Storica. "Il Governo si attiene a
quanto disposto dalla legge, gestisce le mappe delle fosse comuni, offre gli
strumenti che permettono il dovere della memoria. E' vero che le misure di
contenimento della spesa pubblica hanno obbligato a dichiarare la non
disponibilità di credito per le associazione, ma dal 2006 queste associazioni
hanno ricevuto 25 milioni di euro" diceva il Ministro
della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón. Le associazioni per la Memoria Storica
offrono altri numeri, secondo i quali delle 2382 fosse localizzate, sono state
aperte solo 400; senza dimenticare il crowdfunding, utilizzato nella Comunitat
Valenciana poche settimane fa, per riesumare i resti di José Valls, in assenza di fondi pubblici.
Per le vittime repubblicane e i loro familiari non c'è giustizia non solo
riguardo la sepoltura, ma anche riguardo il riconoscimento del crimine che fu
commesso contro di loro. Il PP è restio non solo a riconoscere le colpe e le
responsabilità del franchismo (non ha mai condannato il sollevamento militare
di Francisco Franco contro la Seconda Repubblica, nel 1936), ma anche a dare
giustizia ai sopravvissuti.
Lo svuotamento della Legge della Memoria Storica e, ancora prima, l'espulsione
del magistrato Baltasar Garzón dalla magistratura, per aver aperto un'indagine
contro ignoti e poter così aprire le fosse comuni, ha spinto numeroso familiari
delle vittime franchiste a chiedere giustizia in Argentina, utilizzando il
principio della giurisdizione universale nei reati contro i diritti umani,
stabilito proprio da Garzón, per indagare sui desaparecidos delle dittature
sudamericane. Se la Spagna è stata la prima a dare giustizia ai desaparecidos argentini,
negli anni in cui a Buenos Aires le leggi di punto final impedivano di indagare
sui reati della dittatura, da qualche tempo è la Giustizia argentina, che
restituisce il favore, indagando sui crimini del franchismo.
María Servini de Cubría, il magistrato
che sta indagando sui desaparecidos del franchismo sta mettendo in grande
imbarazzo il Governo di Madrid. Qualche settimana fa ha chiesto l'arresto di
quattro ex membri delle forze di sicurezza spagnole per presunte torture
durante il franchismo e ha suscitato la dura reazione della Procura spagnola,
che ha ricordato come la Legge d'Amnistia del 1977 liberi i quattro da ogni
imputazione; da Buenos Aires i parenti delle vittime hanno ricordato che i
crimini contro i diritti umani non prescrivono, altrimenti non ci sarebbero state le indagini sudamericane contro le dittature militari, e che l'idea della prescrizione ha permesso
"70 anni di impunità". Ma il messaggio che la Spagna sta mandando è chiaro: nessuna collaborazione con chi vuole dare Giustizia sulle vittime del franchismo.
Ancora dall'Argentina, poche settimane fa il Governo ha annunciato
che avrebbe seguito le indicazioni della giudice Servini e avrebbe aperto i propri
consolati, in tutto il mondo, alle denunce contro i crimini della dittatura
franchista. Dalla Spagna nessuna protesta, qualche mugugno dagli imbarazzati media della destra e la rabbia dei familiari delle vittime e dei media più progressisti perché il Paese è incapace di dare giustizia ai propri cittadini e li costringe a cercare
la verità a Buenos Aires.
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