Dalla cima di una montagna, quando il cielo è terso, ci si presenta un vasto orizzonte in ogni direzione. Appena fissiamo lo sguardo per localizzare o ammirare qualcosa di particolare abbandoniamo la vastità dell’orizzonte e ci concentriamo su un punto specifico. La stessa cosa accade nella specializzazione: si abbandona il vasto panorama della percezione, della conoscenza o della esperienza per concentrarsi su un aspetto particolare. “Un esperto è una persona che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di nulla” (http://www.facebook.com/notes/gli-aforismi-dei-filosofi/max-weber/197818646972265). Non direi “fino a sapere tutto di nulla”, ma di un ambito sempre più ristretto.
Come già scritto “Quando l’ovulo viene fecondato inizia a suddividersi moltiplicandosi rapidamente in modo esponenziale. Ai primi stadi le cellule sono indifferenziate tra loro poi cominciano a distinguersi progressivamente fino a diventare cellule delle tante diverse componenti dell’organismo. Alcuni gruppi di cellule si trasformano in apparati per la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto, il gusto…; altri nel sistema muscolare, ecc. In ogni caso, le cellule si “specializzano” per una determinata funzione. In questo processo si accentuano molto le particolari strutture che consentono il massimo di capacità per una determinata funzione. Ad es. le cellule della vista accrescono le conformazioni che consentono di captare e differenziare i segnali visivi. In tutto questo processo non si crea nulla; si attua solo un processo di specializzazione: da cellule indifferenziate e polivalenti (staminali), dotate di percezione di base generale, si arriva a cellule strutturate in modo idoneo e specialistico per percepire determinati segnali, e solo quelli. Da notare che la specializzazione consente di accentuare un aspetto particolare ma “atrofizza” le altre potenzialità di base. Questo può avvenire perché in un organismo complesso altri gruppi di cellule si specializzano per altre funzioni di supporto come, tra l’altro, il nutrimento e la difesa consentendo alle altre di dedicarsi solo ad altri compiti specifici.
Un gruppo di cellule si specializza per formare il sistema nervoso che, a sua volta, si struttura in modo da formare un sistema centrale, il cervello, idoneo e necessario per la gestione, il controllo, l’unificazione e la progettazione di tutto l’organismo e dei sui obiettivi. Anche in questo caso non si crea nulla; si specializzano solo le cellule in modo che percepiscano al meglio i segnali provenienti dagli altri apparati e dall’insieme e siano in grado di elaborarne e unificarne i contenuti.” (La “realtà”)
Si tratta sempre e comunque “solo” di complessificazione, organizzazione e di specializzazione; non viene “creato” nulla di veramente nuovo.
Perché mai dovremmo ritenere che, a differenza di quello delle cellule, in altri processi di complessificazione e specializzazione si crei dal nulla qualcosa di nuovo? Perché non dovrebbe valere la stessa cosa per tutta la strutturazione e organizzazione della cosiddetta “materia inerte”? Invece che ipotizzare salti strani ed inspiegabili tra i vari “regni” e stadi della natura o ricorrere ad ancor più bizzarri interventi da parte di una qualche entità divina, non sarebbe più logico e lineare presupporre che, fin dagli elementi minimi costitutivi di tutta la realtà, siano presenti tutti i componenti sufficienti a consentire tutti gli sviluppi delle complessificazioni successive? Basterebbe ipotizzare che “lo spirito”/la “percezione psichica” sia nella materia come parte di essa fin nei componenti minimi.
Oggi facciamo fatica ad accettare l’idea che la “percezione psichica” sia presente ed attiva fin negli elementi costitutivi minimi della realtà. Fino agli inizi del secolo scorso si considerava l’energia come una forza del tutto diversa dalla “materia inerte”; oggi si sa che essa è una forma della materia tanto che può essere trasformata in materia e viceversa. Allo stesso modo forse in futuro non ci saranno problemi a considerare la “percezione psichica” come un aspetto concomitante ed intrinseco alla materia stessa.
Il processo di specializzazione costituirebbe una concentrazione verso determinati aspetti e, contemporaneamente, determinerebbe una perdita di orizzonti o di percezioni universali per cui dobbiamo ritenere che agli stadi minimi della materia la percezione sia diffusa e generale e che, man mano che vengono realizzate forme o organismi più complessi, cresce la specializzazione e diminuisce la percezione complessiva globale. L’universalità della “percezione psichica” sarebbe inversamente proporzionale alla specializzazione.
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