Le recensioni di robiwood
Una sensazione che tutti abbiamo provato ma di cui non ne serbiamo il ricordo. Qualcosa che abbiamo perduto o che ancora non abbiamo raggiunto. Quel senso di leggerezza e profondità di cui abbiamo bisogno ma che abbiamo smesso di cercare perché non ci crediamo più. Cos’è la spensieratezza? Dov’è? E, soprattutto, che forme assume?
Il secondo film della rassegna sulla spensieratezza è:
IL GRANDE LEBOWSKI di Joel Coen (1998)
TRAMA: Los Angeles. Jeffrey Lebowski, detto il Drugo (the Dude), Walter e Donny sono degli sbandati di età indefinibile ma sicuramente non più giovanissimi che passano il loro tempo libero, o sarebbe più giusto dire del loro tempo, al bowling. Tutto cambia quando due individui, scambiando Drugo per un altro Lebowski, il “Big” del titolo appunto, gli entrano in casa e gli urinano sul tappeto. Un tappeto che dava un tono all’ambiente…
La spensieratezza come… modo di vivere. Le preoccupazioni, gli obblighi, gli oneri della vita sociale sono per Drugo & company come dei birilli che basta colpire con la mossa giusta per scomparire in un buco nero. E poi si va avanti. Con nuovi birilli e nuove palle e nuovi tornei a cui partecipare. Tanto Drugo sa aspettare. Jeffrey è un uomo che si crede ancora bambino e fa di tutto per rimanerlo. Beve “lattepiù” (come Alex e i suoi drughi in “Arancia Meccanica”), va in giro conciato come cavolo gli pare, fuma solo spinelli ed è più interessato ad uscire con gli amici piuttosto che a darsi da fare con le donne. Gioca a fare il detective ma con tutta la flemma di cui è capace. Sono più gli indizi a farsi trovare da lui che lui a cercarli. Come il compito di un ragazzino trovato incastrato nel sedile della sua sgangherata auto che lo porterà avanti nelle ricerche della valigetta che tutti stanno cercando. Sembra quasi che la spensieratezza si sia innamorata di lui e lo protegga con una sorta di scudo. Uno scudo magari a forma di accappatoio o di maglione infeltrito. Ma pur sempre uno scudo. Qualcuno muore, qualcun altro resta incinta, qualcun altro ancora perde un orecchio o un dito del piede, ma Drugo è ancora lì. Calmo e pigro. In un certo senso felice. Tanto lui sa aspettare.