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La speranza è l’ultima a morire

Creato il 26 marzo 2015 da Ilnazionale @ilNazionale

24 MARZO – Siamo nel bel mezzo di una tempesta. Nonostante le promesse, i cambiamenti, le pseudo rivoluzioni, rimaniamo sempre lì, aggrappati a quel terzultimo posto, minacciato sia da chi sta sopra, sia da chi sta sotto. L’ambiente ultrà non è certamente dei migliori, i tifosi si aspettavano una vera sterzata, un cambio di rotta decisivo, ma ciò che invece rimane è la consapevolezza che forse solo un miracolo potrà consentire al glorioso Cagliari la permanenza nella massima categoria.

I punti che ci separano dalla salvezza, a guardar bene, non sono tanti; cinque punti dalla quartultima non sono poi un’enormità. E il tempo ci è ancora amico, dato che dieci giornate sono più che sufficienti a una squadra che, sulla carta, ha ancora i mezzi per salvarsi. Ma ciò che rende il cammino dei rossoblù verso la salvezza una vera propria Via Crucis è il calendario da brivido che li aspetta. Dopo la pausa di domenica prossima, la scalata dell’Everest inizierà dall’incontro casalingo con la sorprendente Lazio, seguito dall’anticipo di sabato 11 aprile da giocare con il Genoa (al Marassi), per poi chiudersi – drammaticamente, si potrebbe dire – nei due match contro gli eterni rivali del Napoli (al S.Elia) e l’ottima Fiorentina (al Franchi). Se è vero che la salvezza passa per squadre alla nostra portata come Chievo, Cesena e Parma, è altrettanto vero che a questi scontri diretti potremmo arrivare in condizioni pietose, se non disperate. Senza contare l’enorme stress psicologico a cui verrebbe sottoposta la squadra ogni maledetta domenica.

Eppure, si continua ancora a credere in questa Serie A. Il gruppo, la società, i tifosi, tutti dal primo all’ultimo, non hanno abbandonato la speranza che anche l’anno prossimo tra i venti stemmi delle belle d’Italia ci sia anche quello dei Quattro Mori. La retrocessione è uno spettro che si cerca di allontanare in tutti i modi e non a caso nelle ultime partite firmate Zeman si è visto un Cagliari ardimentoso e desideroso, pur nei suoi limiti, di imporre il proprio gioco. Il 4-3-3 ricostruito dal tecnico boemo ci offre una compagine quantomai arrembante, alla ricerca del gol che spesso la sfortuna nega, e incapace di chinare il capo al gol subito. Certo, le pecche, i difetti, le amnesie in più reparti persistono e i cali di concentrazione in più occasioni si sono rivelati fatali, ma la caparbietà e le buone prestazioni di alcuni singoli sono elementi di non poco conto. Il Cagliari non conosce, almeno per il momento, il significato della parola rassegnazione, vuole tentare di scalare l’Everest e provare l’ascesa verso una salvezza che sarebbe a dir poco fantastica. La missione è quasi impossibile, ma da parte di tutto il popolo sardo c’è ancora fiducia e una generosa dose di speranza.

Gianmarco Cossu

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