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La sua presenza allerta i servizi segreti tedeschi e americani. Gunther Bachmann, agente segreto di vecchia scuola con un passato da dimenticare più che da ricordare, coadiuvato da un agente segreto americano con cui potrebbe scattare qualcosa di più che una semplice intesa professionale e da un avvocato specializzato nei diritti civili degli immigrati, è incaricato dell'indagine su Issa Karpov: benefattore o finanziatore del terrorismo arabo?
In realtà tutto è sotteso ad incastrare un filantropo arabo sospettato di finanziare il terrorismo internazionale.
Issa Karpov ma soprattutto Bachmann sono solo pedine sacrificabili sull'altare dell'ordine mondiale.
Poche chiacchiere: la ragione per cui ci si fionda al cinema per vedere questo film, almeno per noi appassionati cinefili, è vedere l'ultima performance di quello straordinario attore che era Philip Seymour Hoffman, raro animale da palcoscenico, capace di incarnare con estrema naturalezza una gamma talmente ampia di personaggi da lasciare sempre a bocca aperta.
Cosa che fa puntualmente anche con questo ultimo film, una spy story vecchio stampo, intricata e sfumata , tratta da un romanzo parimenti complesso scritto da John Le Carrè e intitolato Yssa il buono.
Lo spunto è l'11 settembre e la rilevazione che tre dei terroristi che parteciparono all'attentato alle Torri Gemelle, erano di stanza ad Amburgo, nascosti agli occhi dell' Intelligence degli Stati più potenti.
Gunther Bachmann è uno di quelli a cui sfuggirono questi terroristi e questo errore se lo porta ancora nel presente.
Stralunato dal vizio del bere e dal fumo, fisico sformato da una vita non propriamente sana vissuta quasi sempre in uffici anonimi, in estenuanti sedute davanti al video o in poltrone capienti, Bachmann è una specie di belva in gabbia , un agente segreto vecchio stampo che cerca di utilizzare la conoscenza e la sua ragnatela di relazioni ed esperienze per portare avanti il suo lavoro.
Occorre dimenticare il glamour bondiano, le tecnologie ipermoderne, gli inseguimenti spericolati, le sparatorie , le belle macchine e le belle donne disponibili al solo schioccare delle dita ( oddio qua ce ne sono un paio di clamorose ma non così disponibili :c'è Robin Wright con l'acconciatura già vista in House of Cards ma in versione mora e fisicamente tirata come una corda di violino e c'è anche Rachel McAdams in versione molto nature, quasi sempre senza trucco e abbastanza sbattuta ma sempre bellissima anzi forse per questo ancora più bella).
Gunther Bachmann è l'antitesi di James Bond, cioè dell'agente segreto bello come il sole, atletico e di successo.
E' ossessionato dal suo passato e insoddisfatto dal suo presente grigio piombo un po' come il cielo che incombe su Amburgo, uno scenario non frequentato dal grande cinema e che qui si rivela un efficace sfondo per ambientare una vicenda spinosa come questa.
La spia - A most wanted man è un film che per alcuni può essere statico e verboso un po' come era successo con La talpa di Alfredson, altro esempio di film spionistico vecchia scuola a cui questo film di Corbijn sembra richiamarsi ossessivamente, sembra quasi calzarlo come fosse un guanto.
Non a caso i protagonisti sono due attori grandissimi, lì Oldman , qui Seymour Hoffman, due attori lontani anche fisicamente dal clichet dell'attore hollywoodiano dal volto e dal fisico perfetti.
Per l'appassionato invece è una delizia stare a guardare Hoffman in azione in una performance intensa e trattenuta , divorarlo quasi con gli occhi mentre si aggira furente per le varie sequenze col suo fisico inadeguato , forse, al lavoro che deve fare.
La spia - A most wanted man è un film più di parola che di azione, predilige le sfumature alle pennellate forti e decise, l'ambiguità alle certezze, i sussurri alle grida.
Ma di grida ce ne sono, come quelle di un finale in cui esplode tutta la rabbia di Bachmann , fottuto per l'ennesima volta e da chi non si sarebbe mai aspettato.
La sua rabbia è un po' la stessa di Philip Seyomour Hoffman che per un ultima volta esce di scena.
Quella definitiva.
E allora la sua rabbia diventa un po' anche la nostra.
PERCHE' SI : intrigo internazionale di grande complessità e fascino, un cast all star su cui domina Philip Seymur Hoffman, spy story vecchio stile.
PERCHE' NO : ritmo lento che scoraggerà alcuni, verboso all'inverosimile , richiede un supplemento di attenzione che molti non concederanno.
( VOTO : 7 / 10 )
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