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La sposa promessa (Lemale et ha’halal – Fill the Void)

Creato il 17 maggio 2014 da Giorgioberruto

Titolo: La sposa promessa

Titolo originale: Lemale et ha’halal

Regista: Rama Burshtein

Principali attori: H. Yaron, Y. Klein, I. Sheleg

Durata: 90 min.

Anno: 2012

Paese: Israele

La sposa promessa

La sposa promessa

La sposa promessa, opera d’esordio della regista Rama Burshtein, è un film israeliano che è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 2012. Candidato agli Oscar 2013, pur non ottenendo la nomination ha contribuito alla crescita costante dell’apprezzamento verso il cinema di un piccolo, vivacissimo Paese. E’ sufficiente dire che negli ultimi sei anni per ben quattro volte un film israeliano ha ottenuto una nomination per il premio più ambito.

L’opera racconta con grande semplicità una storia interna alla comunità haredi di Tel Aviv, in cui i matrimoni sono di norma combinati. La giovane Shira deve decidere se sposare il marito della sorella dopo la morte di parto di quest’ultima. Se è vero che Shira può scegliere in autonomia, lo è altrettanto che viene sottoposta a pressioni non indifferenti, sia esplicite sia (soprattutto) culturali. Detto altrimenti, la libertà di cui Shira dispone appare più formale che reale: ha davvero di fronte a sè uno spettro di possibilità concrete tra cui scegliere?

La sposa promessa

La sposa promessa

Bisogna dirlo, La sposa promessa non è un autentico capolavoro. È invece un film ben fatto, non solo chiaro e semplice ma anche abilmente costruito e a tratti vibrante. Se non fosse ambientata in un mondo particolarmente attento alla conservazione di (alcune) tradizioni, la vicenda potrebbe sembrare uscita dalla penna di scrittori come Oz o Grossman.

La sensazione che permea tutta la pellicola è quella di delicatezza e sensibilità, ma soprattutto di una grande intimità. A questo concorre non solo la sceneggiatura (su cui pure nutro qualche riserva), ma anche una fotografia non di rado efficacemente sfocata, le pose dei personaggi negli interni, costruite sul modello della ritrattistica famigliare, e una scelta dei colori che predilige le tinte chiare e il bianco.

La vita ebraica che vediamo nella Sposa promessa, una delle tante vite ebraiche possibili – con in più, se vogliamo, il carattere di essere facilmente riconoscibile -, è descritta dall’interno con attenzione e realismo. Nulla a che vedere, insomma, con un film tutto sommato alquanto discutibile come Kadosh (Gitai, 1999). E poco da spartire anche con il chiasso e la confusione dell’ebraismo un (bel) po’ stereotipo à la Woody Allen. Una delle scene più riuscite è quella iniziale: Shira entra in un supermercato per dare una sbirciata al suo futuro, possibile marito, assorto nelle compere. Reparto latticini. Questa sì che sembra strappata a un film del celebre regista di Brooklyn.

1)   Interesse dell’argomento trattato: soggetto 8
2)   Originalità 7
3)   Profondità d’analisi della storia narrata e chiarezza 6
4)   Sceneggiatura 5
5)   Ritmo, equilibrio costruttivo, iteratività 7
6)   Montaggio e regia 6
7)   Fotografia 6
8)   Colonna sonora e effetti 6
9)   Attori: interpretazione 6
10)   Grado di apprezzamento collettivo 6
11)   Forza di coinvolgimento 6
12)   Capacità di suscitare emozioni e/o riflessioni 6

La pagina di La sposa promessa su IMDb è disponibile al link http://www.imdb.com/title/tt2219514/

 


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