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La stagione in cui le coppe europee iniziarono a parlare italiano

Creato il 19 febbraio 2015 da Calcioromantico @CalcioRomantico

All’avvio della stagione 1988/89 ci sono un po’ di novità. Le squadre in A da 16 sono diventate 18, gli stranieri tesserabili da ciascuna società non sono più due, ma tre. La partecipazione dell’Italia Olimpica di Rocca al torneo di Seul ha poi obbligato la F.I.G.C. a fissare la prima giornata di campionato di A il 9 ottobre. Le coppe europee sono, invece, iniziate a settembre come d’abitudine, ma la novità più lieta sono proprio loro a portarla: Milan in Coppa Campioni, Sampdoria in Coppa delle Coppe, Napoli, Inter, Roma e Juventus in Coppa UEFA passano indenni i primi due turni. Un en plein che fa presagire un’annata con mercoledì sera densi di soddisfazioni. Mai previsione si rivelerà più azzeccata: tre squadre italiane arriveranno in finale, una per competizione, e due di loro alzeranno la coppa, eguagliando di fatto il numero di successi ottenuti dai club italiani nelle dieci stagioni precedenti. Non si vive, però, di sole finali ed è per questo che di quella campagna europea, che segnerà l’inizio di un periodo d’oro per le squadre italiane,[1] vogliamo raccontarvi le sfide più sofferte e non quelle con la posta in palio più alta.

Iniziamo dal Milan. Grazie alle vittorie nette su Real Madrid e Steaua Bucarest tornerà sul tetto d’Europa 20 anni dopo la finale del Prater contro l’Ajax, ma qui siamo ancora al secondo turno. Il sorteggio ha messo sulla strada dei rossoneri uun cliente scomodo, la Stella Rossa di Dragan Stojković e del giovane Dejan Savićević.

Stella Rossa-Milan, il gol non visto del Milan

Stella Rossa-Milan, il gol non visto del Milan

All’andata, a San Siro, la squadra di Sacchi ha il merito e la fortuna di segnare con Virdis l’1-1 un minuto dopo il vantaggio siglato da Stojković, limitando così i danni in vista del ritorno a Belgrado. Il 9 novembre il Milan ha le idee ancor più confuse, è sotto 1-0 per un gol di Savićević e in dieci per l’espulsione di Virdis. Il gol in realtà l’han visto in pochi, perché da inizio ripresa una fitta nebbia avvolge il Marakanà, nebbia che costringe al 57′ l’arbitro tedesco Pauli a sospendere il gioco e permetterà, col senno di poi, al Milan e a Sacchi di entrare nella storia del calcio.
Si rigioca il giorno dopo e, sin da subito, si capisce che qualcosa è cambiato: i rossoneri, pur privi degli squalificati Virdis e Ancelotti, scendono in campo col giusto piglio e mettono sotto gli avversari sin da subito. Segnano anche, ma la terna arbitrale non si accorge che, su goffo tocco di Vasiljević, la palla ha oltrepassato la linea. Poco male Van Basten di testa, su cross di Donadoni, sigla il vantaggio al 34′ e, anche se il solito Stojković pareggia poco dopo, la situazione è in parità. Nei restanti minuti di gioco, è il Milan a sfiorare più volte il vantaggio e a giocare meglio. E, in armonia col Sacchi-pensiero, secondo cui ai rigori vince sempre la squadra che merita, i diavoli passano il turno con i tiri dal dischetto: Baresi, Evani, Van Basten e Rijkaard non sbagliano, Savićević e Mrkela sì. Un sospiro di sollievo dopo essersela veramente vista brutta il giorno prima.

Olaf Thon in azione a San Siro contro l'Inter

Inter-Bayern Monaco, Olaf Thon in azione

Un mese dopo ancora Milano protagonista, ma in negativo. L’Inter di Trapattoni è lanciata verso lo scudetto dei record e anche in Coppa UEFA avanza a gonfie vele. Con una perfetta partita tutta difesa e contropiede i nerazzurri si impongono niente meno che all’Olympiastadion sul Bayern Monaco. Lo 0-2 porta la firma di Serena e Berti. San Siro il 7 dicembre è gremito in attesa di una qualificazione ai quarti che non può sfuggire, ma tutto andrà storto. La formazione è la stessa di Monaco, ma i nerazzurri lasciano troppo campo ai bavaresi e troppo spazio al nervosismo. Brehme si infortuna intorno alla mezzora e, prima che venga sostituito, l’Inter si trova sotto: Wohlfarth in mischia da pochi passi trafigge Zenga. In otto minuti la situazione diventa irreparabile: i nerazzurri sembrano bloccati e Augenthaler di testa e Wegmann, su uscita intempestiva di Zenga, portano il risultato sullo 0-3. Prima dell’intervallo Serena mette dentro un cross di Berti, ma la partita è andata. I tedeschi si chiudono nella ripresa, soffrono tantissimo, ma né Morello, né Berti, né Matthäus riescono a battere uno strepitoso Aumann. Un’eliminazione a dir poco incredibile. I bavaresi andranno avanti fino alla semifinale, dove verranno regolati da un’altra squadra italiana che sorprendentemente si sta imponendo. E che nei quarti è persino riuscita a eliminare la Juventus nel primo di una lunga serie di derby italiani che caratterizzano il successivo decennio europeo.

Parliamo del Napoli. In campionato Maradona, Careca e Carnevale sono nettamente davanti ai bianconeri, come capita già da tre anni, ma le partite dentro-fuori sono un’altra cosa e l’esperienza della Juventus potrebbe esser decisiva. In effetti, all’andata giocata al Comunale di Torino, la compagine guidata da Zoff parte forte e si assicura nel primo tempo il doppio vantaggio, con un gran tiro al volo da fuori area di Bruno e un’autorete di Corradini. Al San Paolo due settimane dopo si parte dal 2-0. C’è un tifo incredibile e, quando la nebbia dei fumogeni si sta per diradare, Laudrup lanciato da Rui Barros va in gol. L’arbitro tedesco est Kirschen, però, annulla su segnalazione del guardalinee. I dubbi restano, ma il Napoli da quel momento in avanti non concede più nulla e prima dell’intervallo pareggia i conti: al 10′ una carica da dietro di Bruno su Careca è giudicata irregolare e Maradona dal dischetto non sbaglia; al 45′ Alemão ruba palla a Mauro a centrocampo e serve Carnevale che dal limite batte nuovamente Tacconi. Il resto del match sembra una lunga attesa dei calci di rigore col Napoli che prova a fare qualcosa in più e la Juventus che si chiude. Finché al 119′ sugli sviluppi di un corner, Careca crossa dalla destra e Alessandro Renica tocca di testa in precario tuffo e manda la palla a morire in rete. 3-0, la Juventus rimane al palo, il Napoli si lancia verso la sua prima coppa europea.

L’ultima sfida sofferta che vogliamo ricordare è la semifinale di Coppa delle Coppe giocata in aprile. La Sampdoria di Vialli e Mancini incontra il Malines, che la stagione precedente ha sorprendentemente battuto l’Ajax in finale. campione in carica. In Belgio un gol in mischia di Vialli alla mezzora della ripresa vale il 2-1 finale e sposta i favori del pronostico decisamente su sponda doriana, A Marassi, però, è Pagliuca il primo portiere messo a lavoro, mentre tutta la Sampdoria sembra soffrire troppo il campo pesante e la posta in palio. A metà ripresa arriva il colpo risolutore di Toninho Cerezo su bellissimo passaggio filtrante di Mancini. In contropiede la Sampdoria raddoppia all’83’ con Dossena, che si fa metà campo in solitudine, dribbla Preud’homme imitando Pelé contro Mazurkiewicz e deposita la palla in rete. Arriva anche il 3-0, grazie a un sinistro di Salsano, e con esso la certezza della finale, nella quale, però, il Barcellona non lascerà scampo ai blucerchiati.

federico

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[1] Dal 1988/89 al 1998/99 sette diversi club (Milan, Juventus, Inter, Parma, Napoli, Sampdoria, Lazio) otterranno almeno una vittoria europea e altrettanti arriveranno a disputare almeno una semifinale continentale (Fiorentina, Roma, Torino, Genoa, Cagliari, Bologna, Vicenza)

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