In Italia è femminicidio, sempre più donne vittime di ogni forma di violenza ma la stampa italiana assieme alle televisioni, in questi ultimi anni, sta attuando una forte disinformazione per mettere a tacere le donne che negli ultimi anni stanno trovando la forza di dire NO alla violenza.
Dopo i deliri di Mazzola sul Fatto Quotidiano, su Affari Italiani esce un articolo che riporta uno studio, pubblicato sulla Rivista di vittimologia e criminologia di Bologna, con toni di disinformazione e sessismo. L’articolo si apre con un immagine di Sharon Stone, erotizzando le donne stupratrici e scrive che “Lo stereotipo del maschio aggressore non esiste, le violenze contro gli uomini si sovrappongono a quelle sulle donne”. Dire ciò è infatti ben diverso dal dire che “non tutti gli uomini sono violenti, ma ci sono pure le vittime“. Quest’affermazione non è altro che gravissima perché nega che le donne subiscono violenza (o la subirebbero in percentuali inferiori), negando l’esistenza degli uomini aggressori e sottovalutando la portata emergenziale del fenomeno della violenza domestica e gli stupri.
Qualche settimana fa, su Panorama, era uscito un articolo che parlava di uno studio sugli uomini violentati, stilata da Sara Pezzuolo psicologa forense e autrice della ricerca “Violenza verso il maschile”, il quale parlava della normalizzazione del fenomeno sui media- qui sono d’accordo- ma si apre con un immagine che scredita la figura della donna con un’inquadratura al seno sorretto da push-up che infila la pistola dentro i pantaloni maschili, un’immagine che evoca simbolicamente l’uccisione della virilità. Insomma, una forte condanna verso le donne sessualmente e fisicamente aggressive. Immagini che non vedremo mai in ruoli invertiti, dove appare sempre la solita ragazzina vittimizzata con il volto coperto in segno di pudore e mai quello dello stupratore. Il paragone tra le due immagini riflettono il paradosso tra santa/puttana della società italiana. Ancora peggio, quando lo studio afferma che è violenza sessuale quando una donna vuole avere rapporti durante il ciclo, proponendo la cultura cattolica secondo la quale le donne mestruate sarebbero impure, la presenza sul letto dei due gatti della partner. Si parla inoltre di richiesta, non di forzatura, da parte della moglie di solo sesso orale escludendo per 18 mesi la penetrazione, paragonando ad una violenza una richiesta senza indagare sulle ragioni, dal momento che la maggior parte delle donne rifiutano il rapporto penetrativo perché soffrono di vaginismo, alcune perché poco appagante o altre perché egoiste e non stupratrici che è ben diverso. Secondo quest’ottica, dunque, dovremmo denunciare tutti quegli uomini (o sentirci violentate da loro) che non ci appagano a letto perché vogliono essere soddisfati soltanto loro?
Mi sembra una coincidenza il fatto che questi articoli vengano fuori proprio quando le donne hanno trovato coraggio di denunciare. Da cosa è dovuto? Forse anche gli uomini, come le donne, stanno trovando il coraggio di uscire dal silenzio, o la stampa sta attuando una disinformazione per delegittimare le nostre lotte? O forse si nascondono le stesse lobby dei padri separati?
Perchè non è il fatto che abbiano parlato di violenza su gli uomini, realtà che non nego, ma il linguaggio usato dai media per denunciare il fenomeno. Come Mazzola che ritiene che il femminicidio non esiste, ma al contrario, vigerebbe una misandria da parte delle donne, anche questo articolo usa un linguaggio simile.
Di questo studio, tantissimi giornali ne hanno parlato. Anche la politica sta iniziando a delegittimare quello che le donne stanno chiedendo da tempo: tutele contro il femminicidio, centri antiviolenza (che chiudono). Questa ricerca è una di queste.
(Leggi QUI un articolo uscito su un giornale online di Roma). Mentre ogni due giorni una donna viene uccisa, secondo il consigliere romano Ludovico Todini (Pdl) la vera emergenza in questo momento sarebbe la violenza femminile contro gli uomini. Sarebbero infatti addirittura mezzo milione solo a Roma quelli vessati dalle donne e vorrebbe cambiare nome e forma al servizio antiviolenza di Roma da “Sos Donna” a “Sos Persona”.
Dietro questo studio c’è l’ombra delle associazioni dei padri separati e quelle familistiche. La ricerca è stata “un’equipe di studiosi diretta dal professor Pasquale Giuseppe Macrì”, medico legale e coordinatore scientifico del Centro interdipartimentale di studi di Bioetica e Biodiritto dell’Università di Siena. Tra i componenti c’è il nome di Fabio Nestola, curatore del centro studi FeNBi. L’acronimo, poco noto, rimanda alla Federazione nazionale per la bigenitorialità, che si batte per la tutela dei diritti dei minori e della famiglia e per la Pas. Scrive Laura Triumbari dell’associazione Dasud, a proposito della recente ricerca sugli uomini vittime di violenza:
“Chi l’ha commissionata? Con quale finalità? E soprattutto con quali soldi?”. “Siamo di fronte a un’operazione di disinformazione talmente palese da far sorridere. Quelli citati da Todini sono numeri buttati a caso. Naturalmente ogni forma di violenza è da condannarsi, ma le violenze psicologiche di cui parla lo studio sono presenti in ogni tipo di relazione: dal lavoro all’amicizia. La vera emergenza di questa città e di questo paese è la violenza di genere, ovvero quella esercitata sulle donne in quanto donne. Su questo dovremmo concentrarci, l’impressione di questa iniziativa sembra l’ennesimo tentativo di delegittimare e depotenziare la battaglia contro il femminicidio. Un’operazione ideologica”
Le stesse associazioni sono responsabili per aver vandalizzato Wikipedia o aver trollato pagine su Facebook e blog femministi, attuando una “macchina del fango” con l’obiettivo di negare la violenza contro le donne. Spesso il loro anti-femminismo sfocia nella misoginia, arrivando a giustificare la violenza sulle donne e a consigliare alle donne di non rivolgersi ai centri antiviolenza, perché gestiti da femministe che rovinano famiglie. Questi gruppi, presentandosi con nomi di associazioni femminili, centri antiviolenza, e contrari alla violenza sulle donne, rischiano di creare confusione nelle donne che in cerca di aiuto si rivolgono a loro, finendo nelle mani sbagliate. Infatti una vittima di violenza è venuta a segnalarci di aver comunicato con uno di quei gruppi (QUI si parla del gruppo-clone più numeroso che sta facendo parecchia disinformazione in rete). Noi le abbiamo fatto presente che noi non facciamo parte di quella pagina e che “comunicazionedigenere.it” è un nostro clone, facendole presente la situazione e indirizzandola poi ad un vero centro anti-violenza. Questi sono gli estratti della conversazione.
Dal 2008 ad oggi sono stati “clonati” molti blog femministi, creato campagne di disinformazione per negare il fenomeno della violenza contro le donne, e su FB hanno fatto chiudere pagine femministe e contro la violenza di genere, ed è proprio dal 2008 che i femminicidi sono drasticamente aumentati. La diffusione di queste ideologie (come quella dei femminicidi) è una chiara reazione ad una consapevolezza femminile; da quando le donne stanno cominciando ad uscire dal silenzio, si assiste alle pressioni di una “lobby” che vorrebbe tornare a farci tacere. E’ gravissimo, sopratutto perché queste non-associazioni hanno l’appoggio dei media, della tv di Stato, da alcuni personaggi televisivi e da esponenti della politica.
Possiamo dire che il governo con il suo silenzio e con il suo appoggio alla Pas e alle ideologie anti-maschiliste, centri qualcosa? E’ sicuro che si sta propagando un’ideologia che sta prendendo sempre più piede a favore della famiglia tradizionale, il cui motto è “le donne (e i bambini) non devono denunciare le violenze domestiche per non disgregare la famiglia” e tutto ciò si legge dall’appoggio della Pas, ideologie antiabortiste, omofobe e antidivorziste, con ideali di estrema destra e ultracattolici. Che dietro di essi ci fosse l’ombra del Vaticano?
Intanto notiamo che il nostro Paese vuole legalizzare la violenza contro le donne e privare le donne dei diritti. C’è una forte correlazione tra il proliferare di queste campagne ricche di ideologie maschiliste e il peggioramento della condizione della donna in Italia. Da quando proliferano questi “movimenti” la posizione femminile in Italia è fortemente peggiorata su tutti i fronti, sopratutto per quanto riguarda la tutela dalle violenze domestiche. I centri antiviolenza stanno chiudendo, l’aborto tra qualche anno non verrà più praticato, lo stupro di gruppo-grazie ad una sentenza della Cassazione-è legale e non punibile con la galera, i reati di stalking non finiscono mai con una condanna ma vengono archiviati dalle forze dell’ordine, il gap di genere si espande e i femminicidi aumentano. Tutto ciò in cosa può degenerare un giorno? Cosa ne sarà del mio futuro-dato che ho 25 anni- e quello delle mie future figlie? Le donne stanno perdendo piano piano le loro conquiste e questo è sotto gli occhi di tutti.
Fonti Qui, qui, Qui