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La stanza numero cinque, un romanzo breve di Stefania Bergo: un estratto

Creato il 30 ottobre 2023 da Gliscrittori

stanza numero cinque, romanzo breve Stefania Bergo: estratto

#booktok Un estratto di La stanza numero cinque, un romanzo breve di Stefania Bergo (PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto): "Nell'ambulatorio risuonò un galoppo isterico, ovattato ma nitido. [...] Il dottore intuì tutta la sua devastazione e tolse immediatamente l'audio all'ecografo".

Arrivò un dottore trafelato, scusandosi per l'attesa. "Mi perdoni, sono stato chiamato per un raschiamento d'urgenza. Prego, si accomodi" le disse aprendole la porta.Stefania Bergo,
Si accomodò alla scrivania, mentre lui si sedeva al computer e scorreva gli appuntamenti della giornata.
Fu molto gentile, le fece solo delle domande di circostanza che però parevano falciate in mezzo all'erba secca.Wussh! Ed Eva perdeva un frammento di epidermide, sentendosi molto più di nuda.
"Data dell'ultima mestruazione?"
Quella sera in cui non si erano visti ma erano rimasti almeno un'ora al telefono e lui non la smetteva di dirle quanto l'amasse. Come poteva essere passato così poco tempo?
"È la prima gravidanza?"
"Gravidanza? Perché dobbiamo chiamarla gravidanza? Sa di attesa, di speranza, di gioia sospirata, di gote che s'arrossano e vampate d'amore dal ventre."
"Sì, è la prima volta che... Sì..." rispose con imbarazzo.

Wussh!

"Si accomodi pure, può togliere gli slip dietro quel paravento" le disse il medico alzandosi.
"Perché mai dovrebbe farmi una visita?" si chiese. Ma non osava fare la domanda, voleva solo essere altrove.
Wussh!
Si distese sul lettino e cercò di rilassarsi, mentre il dottore si infilava i guanti.
"La gravidanza procede bene, l'utero è ingrossato e chiuso, l'embrione è in utero."
Wussh!
"Ora le faccio un'ecografia per datare correttamente la gravidanza. Sentirà un po' di freddo sulla pancia, le chiedo scusa."
"Scusa per cosa? Per il freddo sulla pancia o per usare il terminegravidanza come una scimitarra?"
Wussh!
Posò la sonda sul suo addome appena gonfio e iniziò a muoverla alla ricerca del battito, di quella vita che aveva la sfortuna di aver scelto la madre sbagliata. O forse solo il momento sbagliato.

Nell'ambulatorio risuonò un galoppo isterico, ovattato ma nitido.

Wussh!
"Se lo vuole vedere basta che me lo chieda e le giro il video."
Wussh! Wussh!
Lo disse con una tale dolcezza e comprensione che Eva stava quasi per rispondere sì. Ma era chiaro che lo sbandamento temporaneo fosse fomentato solo da quel suono ritmico. Tornò in sé in poco più di un minuto, un tempo che le parve allungarsi oltre il sopportabile.
"No, per favore. Anzi, se fosse possibile preferirei non sentire nemmeno questorumore" disse con una smorfia, chiudendosi le orecchie con le dita per acquietare i timpani.
Wussh! Wussh!
Se ne era andato anche l'ultimo brandello di pelle. Ormai si sentiva completamente nuda ed esposta.
Il dottore intuì tutta la sua devastazione e tolse immediatamente l'audio all'ecografo. Le mise una mano sul braccio per tranquillizzarla e richiamare la sua attenzione, dato che Eva aveva serrato anche gli occhi. Si voltò pacatamente con la consapevolezza che niente in quel momento avrebbe potuto farle più male dei ragni che ormai avevano tessuto tele spesse come juta negli angoli della sua anima. Incrociò lo sguardo vitreo del dottore denso di comprensione. Non le mostrò le immagini di quell'embrione vitale, non le disse quanto misurava. Finì l'ecografia e le disse di rivestirsi.
[...] "E si ricordi che fino all'ultimo, anche il giorno del ricovero, lei ha tutto il diritto di ripensarci."
Più che undiritto, a Eva suonò come un dovere.
Il ginecologo la congedò. Eva si avvicinò alla porta e si voltò per un'ultima domanda.
"Perché non mi ha chiesto il motivo?"
"Non sono qui per giudicarla, Eva, sono qui per darle tutto l'aiuto professionale di cui ha bisogno. Sono un medico, mio dovere è pensare alla sua salute. Nessuno potrà mai capire davvero la sua scelta senza aver prima indossato le sue scarpe, Eva." Pronunciò il suo nome come una carezza.
Lei gli sorrise e prima di mettersi a piangere uscì.La stanza numero cinque

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"Non si vendono verità e non si regalano giudizi, in questo romanzo colmo di materna delicatezza. Lo stile di Stefania Bergo è fluido, emozionale, coinvolgente. Le parole scorrono come acqua, come olio e come sangue. Non si arrestano e raggiungono l'anima."
Emma Fenu
"Stefania Bergo, ha una penna delicata e sensibile e ha trattato questo argomento in punta di penna, dando realismo e tridimensionalità ai suoi personaggi. E, soprattutto, li ha resi veri.La stanza numero 5 è un caleidoscopio di anime tutte al femminile dove l'Autrice ha tratteggiato ottimamente il bagaglio di vita di ogni singola protagonista; i pensieri, i retroscena, le angosce, le scelte. Un romanzo bello, intenso, senza sbavature."
Loriana Lucciarini
Sei donne si ritrovano a raccontare la loro storia in una stanza d'ospedale in attesa dell'intervento programmato per la mattina seguente. Si tratta di Liliana e della giovane figlia Chiara, di Miriana, futuro amministratore delegato di una multinazionale, Daniela, architetto e madre di quattro figli, Valeria, editor in una casa editrice, ed Eva. Cinque di loro sono in lista per un aborto e condividere le loro storie crea un cerchio di confronto ed empatia.
Un romanzo breve che invita a indossare le scarpe delle donne, per non giudicare ma comprendere, soprattutto che hanno il diritto di scegliere.

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