Continua senza pietà in Iran la repressione delle idee e delle minoranze religiose. Una repressione portata avanti soprattutto attraverso il controllo dei social network e delle applicazioni per chattare. L’8 giugno scorso, la polizia iraniana di Shahroud – Provincia di Semnan – ha arrestato un uomo conosciuto online con il nome “Edmond”, accusandolo di gestire 23 gruppi immorali su WhatsApp e Line. Una volta pubblicati i dettagli dell’investigazione, e’ stato reso noto che l‘immoralità del giovane arrestato – 27 anni – era direttamente ricollegata alla sua fede cristiana. Attraverso i suoi gruppi online, infatti, Edmond gestiva una comunità di 300 persone, probabilmente sempre più lontani dall’Islam del regime e orientate alla conversione verso il cristianesimo (solitamente evangelico).
Sempre l’8 giugno, quindi, il Portavoce della Magistratura iraniana, Gholamhossein Mohseni Ejei (ex Ministro dell’Intelligece), ha comunicato in una conferenza stampa, l’arresto di sei persone, anche in questo caso accusate di aver creato una rete illegale sui social network. Questa ondata di arresti di attivisti della Rete, coincide con la pubblicazione di un report, in cui viene riportato che oltre il 60% degli iraniani sono assidui navigatori di Facebook, nonostante i divieti e i blocchi imposti dal regime. Una palese dimostrazione del fallimento dello strumento della repressione portato avanti dal Governo iraniano.
La nuova ondata di repressione contro gli attivisti iraniani, pare direttamente ricollegata alle prossime elezioni parlamentari, previste per Marzo 2016. Il regime teme l’effetto della Rete e le capacita’ organizzative che alcune applicazione mobile – come WhatsApp e Line – offrono. Non e’ un caso che il Vice Ministro dell’Interno iraniano, Hossein Zalfaghari, hla creazione di un Ufficio per la Sicurezza Elettorale, con lo scopo di monitorare le attività nel cyberspace. Un ufficio che, per la cronaca, sara’ sotto diretta responsabilita’ del Ministero dell’Intelligence, della Polizia e dei Pasdaran….
Infine, riportiamo le parole del Segretario del Consiglio Supremo per il Cyberspace, Mohammad Hassan Entezari. Nonostante le rassicurazioni del Ministro della Comunicazione iraniano Vaezi sulla protezione dei domini privati, Mohammad Hassan Entezari ha annunciato che gli users di Internet verranno identificati da una organizzazione governativa (non viene specificato quale). Questa organizzazione schederà i naviganti in base alla loro eta’, occupazione, educazione, indirizzo di casa e IP del computer. Una vera e propria Stasi, con l’orecchio sempre protesto all’ascolto e le mani sempre pronte alla repressione.