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La stazione, il risveglio

Creato il 21 novembre 2012 da Pinky06

Questo racconto partecipa al concorso  indetto da La Stampa "Rivesti l'eroe" è stato pubblicato qui.   Se vi piace per favore  votatelo sul sito de La Stampa alla pagina di  "Rivesti l'eroe". Grazie!

Dolly sapeva di non poter parlare di Serëža.  Anna soffriva troppo al pensiero di non poter vedere suo figlio e anche Vronskij, la tempesta che ave484977_10151155617610958_46035212_nva sconvolto la sua placida esistenza, sembrava ormai un argomento scomodo. La conversazione si trascinava lenta. Guardava la sua amica tormentarsi nervosamente le mani mentre parlavano del tempo, dei domestici sempre più ingrati e della nuova brillante stagione che stava per iniziare a Mosca.

Il suo contributo si limitava a stanchi monosillabi. Gli occhi continuavano a fissare la tenda e il brandello di vetro che restava scoperto, come una via di fuga che attendeva di essere colta.  Anna si alzò di scatto dando l’impressione di avere ricordato qualcosa. Le rivolse un sorriso dolce, stringendole la mano, disse – Amica mia, devo proprio andare. Oggi è un giorno importante ed io... – qui si fermò - …io devo fare quello che è giusto. – concluse in un soffio.  Dolly provò a trattenerla  – Anna, spiegami per favore…- mormorò. La donna  non si voltò e Dolly dopo pochi istanti la vide percorrere il vialetto che si snodava fino alla strada principale.

Anna indossava scarpe di capretto che le fasciavano i piedi come guanti, create su misura da M. Landier, il calzolaio più celebre di San Pietroburgo. Erano, insieme alla cappa di ermellino che la donna aveva avvolto intorno al lungo collo sottile, l’unico vezzo che le era rimasto, testimoni di un passato da cui si era dovuta separare.

Era  un mattino d’autunno, illuminato da un pallido sole. Anna era uscita da quella casa perché le sembrava di soffocare, sentiva il peso di ogni parola che a forza si costringeva a pronunciare. Prima di rendersene conto era giunta in prossimità della stazione. Il piccolo edificio bianco era cinto da una staccionata dipinta di scuro.  Entrò, fece un cenno di saluto al capostazione, e si avviò verso la banchina. Una piccola folla era assiepata in attesa del treno per Mosca che doveva transitare di lì a pochi minuti. Vide un paio di matrone che conosceva, per averle incontrate nel salotto di Dolly, voltarsi dall’altra parte per evitare di salutarla. Sentì qualcosa abbattersi contro la sua gonna . Abbassò gli occhi e vide un cerchio, si chino a raccoglierlo.  Un bambino, avrà avuto l’età  di Serëža, si avvicinò e con espressione timida  disse – Scusi signora, proprio non l’avevo vista. Per favore mi restituisce il cerchio. Anna sorrise per rassicuralo – Tieni, piccolo – disse accarezzandogli il viso. Lo vide afferrare il cerchio e correre via felice. Il suo bambino  ormai non le apparteneva più, da tempo si faceva strada in lei il pensiero che sarebbe cresciuto meglio senza doverla incontrare. Vronskij ormai la tradiva apertamente.  La donna fece qualche passo, vide una nuvola  grigia profilarsi all’orizzonte e farsi sempre più grande, poi giunse il suono sferragliante dei pistoni, infine il profilo della locomotiva che si faceva sempre più nitida. Anna avanzò, il piede non trovando appoggio scivolò e con lui il resto del corpo. Poi fu il buio.

(il racconto è ispirato a un brano di Anna Karenina)

Titolo: La stazione, il risveglio

Autrice: Greta

Tema: Il viaggio

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