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La stazione, il tramonto e la sinfonia della nebbia

Da Miwako
LA STAZIONE, IL TRAMONTO E LA SINFONIA DELLA NEBBIAHo sempre amato le stazioni. Non importa quanto fatiscenti, sperdute e malfrequentate, le stazioni hanno un fascino inestinguibile ai miei occhi.Attendere un treno al tramonto, mi da una sensazione quasi inebriante, come se in quel momento, da quel luogo, potessi andare ovunque. Anche all'improvviso, senza avvisare, senza arrivare, senza tornare. Il sole è enorme, d'estate a quest'ora.Lo vedo scendere infuocato e irrimediabile dietro un ponte ferroso, saturare i colori, l'aria, le persone.I binari sembrano fruste incandescenti che scviolano chissà dove, incrociandosi, disgiungendosi, confondendosi; le case sembrano andare a fuoco lentamente, pur senza scomporsi minimamente; i miei capelli si accendono di un rossore leonino che non mi appartiene ma mi dona, mentre i volti di mille persone si stagliano scuri e pensosi contro la luce sanguigna e morente delle 9.C'è qualcosa nell'attesa, nel tramonto, nelle stazioni, che mette gli individui nella disposizione d'animo per riflettere.Una sorta di alchimia degli elementi, che induce le persone, inspiegabilmente e unanimemente, a guardare sotto la superficie.Lo percepisco dagli sguardi grondanti di parole non dette, che non si incrociano se non per qualche istante fuggevole, senza nemmeno vedersi.I loro pensieri producono una specie di melodia che si appoggia al cemento arido, alle valigie, ai distributori automatici di caffè, ai vestiti, come fa la nebbia in certi giorni d'inverno sulla pianura.Una musica, inaudita, indefinita, effimera e palpabile al tempo stesso, intrisa di malinconia, di speranza, di frustrazione e desiderio, ritmata da tutte le loro sconfitte, da tutte le loro vittorie.E' struggente stare ad ascoltarla.Chissà se sono l'unica a sentire la sinfonia muta e assordante dei loro pensieri.

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