L'Espresso in edicola pubblica una lunga inchiesta sul "maronismo". Il maronismo non ci farà rimpiangere certo il "formigonismo"; ma considerando che Formigoni esibiva quasi con spavalderia la sua mondanità pagata a sua insaputa da altri, mentre Maroni andava a fare il Savonarola nelle piazze della lega, armato della simbolica (e ridicola) ramazza che avrebbe dovuto "modare lo mundo" dai vizi di "Roma Ladrona", quella che "la Lega non perdona", il maronismo diventa forse ancor più degno di nota del formigonismo.
L'inchiesta de l'Espresso è molto lunga e articolata, quindi ve la somministreremo a puntate, iniziando da oggi. Buona lettura e buon sangue amaro a tutti. Tafanus
Che fine ha fatto la Bobo Band?
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Giovanni Daverio - Tra i fondatori con Maroni della band "Distretto 51", ex direttore di Asl, adesso è all'assessorato alla famiglia.
- Giuseppe Rossi - Dalla passione per la musica nei locali di Varese al vertice del polo ospedaliero di Lodi.
- Simona Paudice - Cantante del gruppo, ora "coadiutore amministrativo esperto" (...e dde che???...) all'ospedale di Treviglio.
- Ivan Caico - Sax tenore e baritono della band, ora primario di cardiologia all'ospedale di Gallarate (Varese, ovviamente)
Le tre donne del presidente
- Isabella Votino - Influente portavoce del presidente, è lo snodo principale delle relazioni del governatore lombardo con alcuni poteri forti.
- Mara Carluccio - È al centro dell'inchiesta per il contratto ottenuto da Eupolis, la società regionale di ricerca
- Maria Grazia Paturzo - Ha avuto un contratto di "temporary manager" da Expo. Per i pm ha «una relazione affettiva» con Maroni
Bobo pigliatutto: Una gigantesca rete di incarichi e affari. In mano ad amici e fedelissimi. Dall'Expo alle partecipate, dalla sanità alle ferrovie. In Lombardia ma non solo. Così il governatore Roberto Maroni sta tessendo la sua tela (di Michele Sasso)
La Bobocrazia è divisa in compartimenti stagni, con cordate separate che rispondono solo al leader, proseguendo in una sistematica occupazione di poltrone chiave, da Expo alla Fiera, dalle Ferrovie Nord alla Sanità. I leghisti calati nella "Roma Ladrona" per ripulirla con tanto di ramazza sembrano averne assunto alcuni vizi capitali, a partire dal gusto per la lottizzazione, gestita in base alla fedeltà.
Ma la new entry più vistosa è Maria Criscuolo, boss della Triumph, monopolista dell'organizzazione dei grandi eventi con Bertolaso alla Protezione Civile. Vicina, vicinissima a Bobo tanto che hanno festeggiato insieme il suo sessantesimo compleanno con un aperitivo nel suo appartamento nel cuore di Milano.
L'Expo è l'occasione d'oro per radicare le nuove amicizie. Nell'estate 2013 Maroni invita alla villa reale di Monza il premier Enrico Letta e il presidente Giorgio Napolitano per il lancio del World Expo Tour, un giro del mondo per attirare turisti e imprenditori. A
curare la regia dello show ecco che spunta proprio la Criscuolo. Viene montata una tensostruttura in grado di ospitare cinquecento persone, il pianista Giovanni Allevi suona l'inno nazionale per la cena di gala. Il conto per un solo giorno è salato: 476 mila euro, saldato a metà da Regione e Expo spa. Il tutto senza gara d'appalto.
Per la signora dei grandi eventi non è una novità. La sua è un'azienda rinomata, che ha fatto incetta di cerimonie ufficiali. Al telefono gli uomini della Cricca sono stati registrati mentre ne commentavano con ammirazione la capacità di collezionare commesse, dal G8 di Genova a quello dell'Aquila. Lei vanta entrature con Gianni Letta, Walter Veltroni e in Vaticano. A Milano ora torna in scena come consulente per il presidente lombardo «per l'internazionalizzazione in occasione di Expo» (...???...): la Triumph diventa rivenditore ufficiale dei biglietti, offre alloggi per le delegazioni e diventa braccio operativo del team di comunicazione per il padiglione della Santa sede.
(1 - Continua)