La stirpe dei Maroniti/1

Creato il 27 giugno 2015 da Tafanus

L'Espresso in edicola pubblica una lunga inchiesta sul "maronismo". Il maronismo non ci farà rimpiangere certo il "formigonismo";  ma considerando che Formigoni esibiva quasi con spavalderia la sua mondanità pagata a sua insaputa da altri, mentre Maroni andava a fare il Savonarola nelle piazze della lega, armato della simbolica (e ridicola) ramazza che avrebbe dovuto "modare lo mundo" dai vizi di "Roma Ladrona", quella che "la Lega non perdona", il maronismo diventa forse ancor più degno di nota del formigonismo.

L'inchiesta de l'Espresso è molto lunga e articolata, quindi ve la somministreremo a puntate, iniziando da oggi.  Buona lettura e buon sangue amaro a tutti. Tafanus
Che fine ha fatto la Bobo Band?

  • Giovanni Daverio - Tra i fondatori con Maroni della band "Distretto 51", ex direttore di Asl, adesso è all'assessorato alla famiglia.
  • Giuseppe Rossi - Dalla passione per la musica nei locali di Varese al vertice del polo ospedaliero di Lodi.
  • Simona Paudice - Cantante del gruppo, ora "coadiutore amministrativo esperto" (...e dde che???...) all'ospedale di Treviglio.
  • Ivan Caico - Sax tenore e baritono della band, ora primario di cardiologia all'ospedale di Gallarate (Varese, ovviamente)


Le tre donne del presidente

  • Isabella Votino - Influente portavoce del presidente, è lo snodo principale delle relazioni del governatore lombardo con alcuni poteri forti.
  • Mara Carluccio - È al centro dell'inchiesta per il contratto ottenuto da Eupolis, la società regionale di ricerca
  • Maria Grazia Paturzo - Ha avuto un contratto di "temporary manager" da Expo. Per i pm ha «una relazione affettiva» con Maroni


Bobo pigliatutto: Una gigantesca rete di incarichi e affari. In mano ad amici e fedelissimi. Dall'Expo alle partecipate, dalla sanità alle ferrovie. In Lombardia ma non solo. Così il governatore Roberto Maroni sta tessendo la sua tela (di Michele Sasso)
Ci vuole un fisico bestiale per resistere all'ultimo piano del Pirellone. Lo sa bene il governatore Roberto Maroni, arroccato in cima a Palazzo Lombardia, il grattacielo fortemente voluto dal suo predecessore Roberto Formigoni. L'indagine sulle pressioni per garantire contratti alle sue protette proietta lo spettro di un rapido processo, con la mannaia della legge Severino se le accuse venissero confermate. Ma le preoccupazioni quotidiane nascono dalle tensioni con gli alleati, in Regione e nel partito. Forza Italia e Ncd sostengono la sua maggioranza ma sono pronti alle barricate per impedirgli il giro di vite sui fondi alla sanità privata, un settore dove la Lega è storicamente meno forte. Il successo di Matteo Salvini, mattatore dell'intero centrodestra, poi, lo costringe alla rincorsa sui temi del popolo lumbard e limita la sua influenza nelle decisioni di un partito sempre più personalizzato. Così Maroni sta serrando i ranghi intorno al suo cerchio magico, chiuso e diffidente, tra il timore di tradimenti e di intercettazioni giudiziarie.
La Bobocrazia è divisa in compartimenti stagni, con cordate separate che rispondono solo al leader, proseguendo in una sistematica occupazione di poltrone chiave, da Expo alla Fiera, dalle Ferrovie Nord alla Sanità. I leghisti calati nella "Roma Ladrona" per ripulirla con tanto di ramazza sembrano averne assunto alcuni vizi capitali, a partire dal gusto per la lottizzazione, gestita in base alla fedeltà.
IN NOME DELLA DOLCE VITA - Non più ministro, non più segretario federalista, la terza vita di Maroni cerca però di conservare la dolce vita romana. Ed ecco sbarcare al Pirellone Mara Carluccio (a sinistra nella foto) e Mariagrazia Paturzo, le due collaboratrici degli Interni, illecitamente imposte - stando alla procura - nelle consulenze dell'impero regionale. Con la farsa della giovane Paturzo da imbarcare a tutti i costi nella trasferta giapponese di Expo, per fare «la regina», come suggeriva la madre della ragazza registrata dagli inquirenti.
Ma la new entry più vistosa è Maria Criscuolo, boss della Triumph, monopolista dell'organizzazione dei grandi eventi con Bertolaso alla Protezione Civile. Vicina, vicinissima a Bobo tanto che hanno festeggiato insieme il suo sessantesimo compleanno con un aperitivo nel suo appartamento nel cuore di Milano.
L'Expo è l'occasione d'oro per radicare le nuove amicizie. Nell'estate 2013 Maroni invita alla villa reale di Monza il premier Enrico Letta e il presidente Giorgio Napolitano per il lancio del World Expo Tour, un giro del mondo per attirare turisti e imprenditori. A
curare la regia dello show ecco che spunta proprio la Criscuolo. Viene montata una tensostruttura in grado di ospitare cinquecento persone, il pianista Giovanni Allevi suona l'inno nazionale per la cena di gala. Il conto per un solo giorno è salato: 476 mila euro, saldato a metà da Regione e Expo spa. Il tutto senza gara d'appalto.
Per la signora dei grandi eventi non è una novità. La sua è un'azienda rinomata, che ha fatto incetta di cerimonie ufficiali. Al telefono gli uomini della Cricca sono stati registrati mentre ne commentavano con ammirazione la capacità di collezionare commesse, dal G8 di Genova a quello dell'Aquila. Lei vanta entrature con Gianni Letta, Walter Veltroni e in Vaticano. A Milano ora torna in scena come consulente per il presidente lombardo «per l'internazionalizzazione in occasione di Expo» (...???...): la Triumph diventa rivenditore ufficiale dei biglietti, offre alloggi per le delegazioni e diventa braccio operativo del team di comunicazione per il padiglione della Santa sede.
DONNE AL POTERE - La comunicazione del Pirellone è invece saldamente in mano alla portavoce Isabella Votino, che non ha mai voluto intorno persone del partito: l'ufficio stampa è un affare tutto suo. Con un paradosso: terrorizzata dalle intercettazioni (l'Antimafia l'ha registrata per un anno) usa pochissimo il telefono. L'indagine sulle due raccomandate sembra avere incrinato il legame decennale con Bobo, ma a Roma come a Milano la Votino è sempre stata "l'uomo forte" dell'entourage maroniano. Vanta una folta rete di relazioni personali, inclusa quella con Berlusconi e i suoi, che l'hanno trasformata in una sorta di plenipotenziario nei rapporti con alcuni circoli che contano. Lei sarebbe il mandante del «No» per la nomina al Corecom (il garante delle comunicazioni locale) di Gianluca Savoini, vicino a Matteo Salvini. L'unica ammessa nella stanza dei bottoni è Patrizia Carrarini, amica della Votino, che come lei inizia la carriera nella capitale. Nel 2009 approda al gruppo parlamentare del Carroccio grazie ad un contratto da 8 mila euro al mese, poi si trasferisce in Lombardia, affiancando il leghista Andrea Gibelli. Contemporaneamente porta avanti la carriera privata con la sua Pubblica Comunicazione e nel 2013 fa bingo grazie alla vincente campagna elettorale "La Lombardia in testa", incassando 199 mila euro in due mesi. Il premio è la stanza di direttore della comunicazione in Regione, uno dei manager pubblici più pagati con 144 mila euro l'anno.

(1 - Continua)


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