Time out di Londra ha fatto un servizio sulla moda del momento: i cupcake ( il loro inizio: The combination of sweet icing and fluffy sponge in an irresistibly cute package is our tea-time treat of choice.)
Io che sono sempre sul pezzo, anche se non al punto da declinare al plurale le parole straniere, non ho potuto non farmi guidare dalla guida più cool della città, e sono andata in esplorazione.
Esplorare non significa comunque passare le giornate a ingozzarsi di cupcake, che si chiamano così per le loro dimensioni ridotte (ridotte nella dimensione, ma non nel risultato: un grande apporto calorico). Esplorare significa prima di tutto osservare. Poi, assaggiare. E lo dico perché la particolarità di queste cose, secondo me, non è la loro bontà, ma la loro bellezza: lungi tuttavia dal sostenere che non possano essere buoni, io sostengo però che debbano essere in primis belli. Ipse dixit.
Io mi sono subito innamorata di Cox Cookies & cakes, cupcakseria in Soho, in una via a luci rosa (luci rosse soft), Brewer street 18. E’ gestita da uno stilista di scarpe e un pasticcere: che accoppiata, nemmeno a Sex & The city ci avevano pensato (mangiavano solo i brownie da quel che ricordo). Le insegne del posto sono luci al neon, una metà via tra un’insegna di un motel da film e Pigalle.
Dopo aver preparato i miei accompagnatori con una descrizione minuziosa di ciò che avremmo potuto trovare (il cupcake di Kiylie Minogue, di Marilyn Monroe, quello in onore del Royal wedding) facendo venir loro una voglia ASSOLUTA di recarsi in questo posto (persino mio nipote di 4 anni non è voluto entrare a Trocadero per andare da Cox), abbiamo preso un bus e siamo sbarcati alla volta di Soho.
Mia sorella faceva l’uomo e reggeva la cartina studiando la via più breve e diretta per arrivarvi, mio nipote ci raccontava storie su Brick Lane e io ogni tanto dicevo cose laterali – tipo: vero Mattias che Brick Lane è un mondo bellissimo, tutto colorato? Vero Matthias che compreremo un cupcake a forma di Brick Lane?
Arriviamo a destinazione e, tra un negozio di lingerie e uno di abiti da infermiera (“ecco dove posso comprare il grembiule da infermiera”) vediamo che, ahime, è CHIUSO. E io che volevo fare un reportage serio, penso, non raccontare una storia…
Tuttavia, come ogni negozio di bigiotteria o di roba porno che si rispetti, il materiale è esposto in vetrina. E qualche foto l’ho scattata, con la macchinetta giocattolo di mio nipote, eccole:
Fanno schifo eh, le foto? Ma rendono comunque l’idea. Forse la macchinetta ha qualcosa.
Poi mia sorella mi parla dei cupcake di Notting Hill, quelli di Hummingbird, e di una tale torta, detta “Red velvet”. A me una cosa che si chiama red velvet già mi eccita, figuriamoci se contiene glucosio…
Da Soho prendiamo un altro autobus, e, con la voce di mio nipote che ci chiede “è FAR mamma? Zia Olga quanto è far” arriviamo aPortobello. Facciamo la fila, entriamo e ne scegliamo 2: uno alla vaniglia con le stelline di zucchero sopra e un altro, il RED VELVET (il mio).
Consumiamo subito quello di mio nipote.
“secondo te che cos’è la crema che c’è sopra?”
“guarda, secondo me è burro. Burro puro”
“nooooooooooooooooooooo. Non essere ridicola”
“Vabbè burro e zucchero e qualche colorino. Conosco bene il sapore del burro. Anche se onestamente mi sembra irresponsabile e un po’ troppo facile, o no?”
“ma no sarà il formaggio tipo quello della cheese cake”
E invece a casa scopriamo la verità: è burro. Guardate questo video per le istruzioni su come preparare un cupcake…Il burro (per forza, di che è fatto un icing??)
Comunque, l’idea di mettere una pasticceria di design in una via a luci rosa… beh, è così geniale… ma cosa, non lo è, al giorno d’oggi?
* per i cittadini di Portland: da Hummingbird c’erano dei brownies con gli uccelli sopra di zucchero a velo…. dico solo: PUT A BIRD ON IT)