Software house nordeuropea composta da veterani dei racing game, quella di Bugbear Entertainment è una parabola che merita di essere raccontata
Tornata sotto i riflettori per via di un nuovo titolo attualmente in sviluppo, Next Car Game: Wreckfest, la storia di Bugbear Entertainment inizia nel 2001 con Rally Trophy, sotto etichetta JoWood, ma l’illuminazione arriva nella prima metà degli anni Duemila con FlatOut, che scrive una pagina importante nel genere dei giochi di guida arcade.
FlatOut: il successo
Facciamo un salto indietro di undici anni, fino al novembre del 2004: sotto l’ala di Empire Interactive, Bugbear Entertainment pubblica un action racing game ispirato all’indimenticato Destruction Derby, gioco di culto del 1995. Uscito per PC, PlayStation e Xbox FlatOut si rivela un gioco arcade dalla forte personalità e dannatamente spassoso, in cui macchine scassate e ferrivecchi si prendono a sportellate a folle velocità e i piloti vengono continuamente sbalzati fuori dal parabrezza in barba alle leggi della fisica (e del codice della strada): FlatOut è infatti uno dei primi giochi di guida a far uso in modo pesante del Ragdoll, motore fisico che gestisce le collisioni e le animazioni dei personaggi. Gli assurdi minigiochi, in cui lo sventurato pilota può essere eiettato fuori dalla vettura a comando, diventano un marchio di fabbrica della serie.
I tracciati classici non sono da meno: simili più a dei cantieri che a circuiti, i percorsi includono strade sterrate, sentieri di montagna, piste ghiacciate e ambienti rurali. Le mappe sono dei veri puzzle interattivi traboccanti di trappole, scorciatoie e vie secondarie. L’obiettivo ovviamente è arrivare primi al traguardo, ma più si distruggono oggetti e recinzioni durante la corsa e più si ricarica la barra del Nitro, che consente poderose accelerate: di conseguenza il comportamento scorretto è non solo permesso, ma addirittura incentivato.
Il modello di guida, pur non essendo affatto simulativo, è volutamente punitivo: con un’aderenza dei pneumatici scarsa e una tenuta di strada quasi nulla, basta sfiorare un detrito a bordo pista per perdere la traiettoria ideale e schiantarsi rovinosamente. Dopo un paio di urti e ribaltamenti la vettura si trasforma in un cumulo di rottami fumanti, e diventa un’impresa anche solo finire la gara.
Grazie a un gameplay solido e un’avanzata distruttibilità dello scenario, FlatOut si conferma così un gioco di corse innovativo e divertentissimo: mentre Gran Turismo insegna ai giocatori di tutto il mondo come dosare freno e acceleratore per dominare i tracciati, FlatOut insegna a distruggerli.
Dato il successo del titolo, Bugbear si mette al lavoro su un seguito e nel 2006 sforna FlatOut 2 per PC, PlayStation 2 e Xbox, ripubblicato un anno dopo col nome di FlatOut: Ultimate Carnage su Xbox 360. Dopo l’uscita di FlatOut: Head On per PlayStation Portable nel 2008, Bugbear si separa dal franchise che l’ha resa celebre: la serie FlatOut passa nelle mani del publisher Strategy First, il quale assegna lo sviluppo di un nuovo episodio al Team6 game studios B.V.
FlatOut 3: Chaos & Destruction esce nel 2011 ma si rivela un gioco totalmente inadeguato, nonchè una mera operazione commerciale volta a lucrare sul nome del franchise. Escono anche due spin-off per Wii e Android, rispettivamente FlatOut Wii e FlatOut Stuntman, ma il risultato è dimenticabile. Lontano dalle mani dei suoi creatori, la serie sembra non trovar pace.

Screenshot di FlatOut.
Ridge Racer Unbounded: la caduta
Nel frattempo Bugbear Entertainment finisce sotto l’egida di Namco Bandai, casa per cui nel 2012 pubblica Ridge Racer Unbounded, spin off della popolare serie orientale Ridge Racer. Lo sviluppo del gioco tuttavia non è dei più sereni: a detta di Joonas Laasko, direttore di produzione di Bugbear, quando i developer presentano alla società giapponese il prototipo del gioco corsaiolo su cui stanno lavorando, i vertici di Namco Bandai decidono di far diventare il titolo un nuovo capitolo di Ridge Racer, nella speranza di attirare l’attenzione del pubblico con un marchio di grande richiamo.
Unbounded, insomma, è un gioco di corse arcade a cui viene affibbiato il pesante nome di Ridge Racer: i fan di vecchia data non gradiscono il cambio di marcia e le vendite non vanno come previsto. Dopo questa delusione Bugbear si stacca da Namco per diventare una software house indipendente e si mette al lavoro su un nuovo racing game che costituisca un ritorno alle origini. Nasce così il progetto Next Car Game.
Next Car Game: la risalita
L’idea a mano a mano prende forma: Next Car Game (poi rinominato Wreckfest) non è altro che un gioco che riprende la filosofia di FlatOut con la tecnologia odierna. Per ottenere i fondi necessari allo sviluppo del progetto Bugbear si rivolge a Kickstarter, piattaforma di crowdfunding tramite cui sono stati finanziati videogame che abbiamo già trattato quali Pillars of Eternity, Satellite Reign e Crowfall. La campagna, tuttavia, non riscuote il successo sperato e viene annullata dagli stessi programmatori.
La malasorte sembra accanirsi sui ragazzi di Bugbear, che però non si arrendono: la software house apre i preorder di Next Car Game sul sito ufficiale e rilascia per i supporter il Technology Sneak Peek, una demo che mostra la tecnologia di distruttibilità su cui è costruito il gioco. Nel gennaio 2014 Next Car Game arriva in accesso anticipato su Steam, grazie al programma Early Access che permette agli utenti di supportare un titolo mentre viene sviluppato, e ottiene un grande successo sulla piattaforma di Valve, dove supera un milione di dollari in una sola settimana.
Finalmente, e meritatamente, Bugbear Entertainment torna alla ribalta dopo la separazione dal franchise di FlatOut. Da allora il team finlandese continua ad aggiornare il suo prodotto con patch che migliorano le prestazioni e aggiungono nuovi contenuti, anche se a un ritmo piuttosto lento. Ma di questo parleremo la prossima settimana con un hands-on sul gioco in accesso anticipato.
Di seguito la storica intro dell’originale FlatOut.
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