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Il jazz nasce a New Orleans nel quartiere a luci rosse Storyville.
Qui nascono le prime formazioni che suonano questa musica strana che verrà chiamata prima jass e poi appunto jazz.
Nasce nei bordelli come musica nera, popolare e di dubbia reputazione.
Il primo musicista ad essere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" è Buddy Bolen che, internato in manicomio nel 1907, morì nel 31 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico.
Nel 1906 Jelly Norton (nella foto sopra) afferma di averlo inventato nel 1902 quando compone il brano King Porter Stomp, uno dei primi brani jazz ad avere un buon successo commerciale.
Negli anni seguenti a New Orleans nascono molte formazioni che si dedicano alla nuova musica.
Una delle più importanti fu quella di Joe King Oliver (nella foto la sua band) che nel 1915 veniva chiamato il re della cornetta.
La parola jazz viene stampata per la prima volta da un quotidiano nel 1913.
La prima band riconosciuta come tale fù la Original Dixieland Jazz Band composta paradossalmente da soli bianchi ( e per questo naturalmente avvantaggiati) e diretta dal trombettista di origini italiane Nick La Rocca (nella foto).
Nel 1917 registra Livery Stable Blues, il primo brano jazz mai registrato, e due anni dopo è già in tournee a Londra.
Tra il 1910 e il 1920 molti afroamericani emigrarono dal sud al nord per cercare lavoro e delle condizioni di vita migliori.
Emigrarono anche molti musicisti di New Orleans, attratti dai maggiori guadagni e dalla decadenza della città storica del jazz, dove nel 1917 era stato chiuso Storyville, il famoso quartiere a luci rosse
La meta di molti fu Chicago, città che attrasse anche King Oliver, che crea una scuola da cui emergono molti protagonisti bianchi fra cui Pee Wee Russel.
Nel decennio che seguì il jazz aumentò la sua popolarità, affermandosi tra l'altro come musica da ballo e dilagando negli speakeasy, i locali in cui si vendva clandestinamente il liquore vietato dal proibizionismo.
Il successo fu talmente grande che molti protagonisti, fra cui Sidney Bechet (nella foto sopra), cominciarono ad essere richiesti anche fuori degli Stati Uniti.
Il suono di contrappunto e d'insieme delle formazioni di New Orleans, di diretta derivazione del blues, cede ora il passo ad uno stile in cui domina il solista: la figura centrale del periodo è Louis Armstrong (nella foto a lato) che con le sue storiche registrazioni del 1925 ne diventa il simbolo e uno dei primi grandi interpreti.
Armstrong è il vero fondatore del jazz come noi oggi siamo abituati ad ascoltare.
Nascono in questo periodo anche le prime big band, come quella di Fletcher Henderson, fra le cui fila suonò anche Armstrong.
La stampa incorona "Re del Jazz" Paul Whiteman (stranamente bianco) il direttore d'orchestra noto solo per aver commissionato a George Gershwin il brano Rapsodia in Blu, un brano storico che per primo inserisce elementi jazzistici in una composizione di derivazione classica.
New York città con le sue numerose sale da ballo e locali notturni, acquisisce in questi anni un ruolo centrale che non abbandonerà più, è qui che Henderson stabilisce la sua orchestra ed è qui che si trasferisce il giovane Duke Ellington.
Tutti si erano accorti del jazz, tutti lo ascoltavano e ne parlavano.
Sono gli anni che vedono anche la nascita dell'industria discografica: nel 1920 la cantante blues Mamie Smith incide Crazy Blues, che vende un milione di copie e fa decollare il settore delle incisioni dedicate ai neri,che verranno poi chiamate, con un termine molto razzista, "race records".
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