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La storia del soldato Calabrese Misdea ed il razzismo post unitario

Creato il 24 maggio 2013 da Ilazzaro @Ilazzaro

Il 13 aprile del 1884, nella caserma di Pizzofalcone in Napoli, si consumò un fatto di sangue che fece parlare l’opinone pubblica. Il soldato Salvatore Misdea di Girifalco, provincia di Calabria, esplose 52 colpi di fucile, uccidendo 4 commilitoni e ferendo altri 8. La scintilla venne innescata da un soldato lombardo che asseriva come in Calabria non vi fossero altro che terre bruciate e arse dal sole, e null’altro. Questa affermazione si aggiungeva ad altre varie angherie a cui era sottoposto il Misdea, così come gli altri calabresi. Ne nacque un diverbio a cui si arrivò alle mani, e la peggio la ebbe proprio Salvatore Misdea, ma paradossalmente uno dei caporali proveniente dal Nord, attribuì al Misdea la causa di quanto accaduto. Così egli, non sopportando più un simile trattamento, reagì sparando sui commilitoni, sia pur risparmiando i calabresi. Durante il processo si diede la massima importanza a quanto ebbe modo di illustrare Lombroso. Egli, in quella sede, ebbe a dire che: lo stato del mentale del Misdea è quello del delinquente nato e dell’imbecilla morale e molte delle sue deformazioni sono frequenti nei calabresi. Se aggiungiamo alle sue teorie, che durante il processo ebbe modo di descrivere ampiamente, anche la sottolineatura che chiunque provenisse da Girifalco fosse comunque pazzo, in quanto il paese veniva definito come: nido di pazzi, il condannarlo a morte divenne inevitabile. Le domande di grazia furono inviate più volte dall’avvocato Villani, ma vennero tutte respinte. Il 20 giugno 1884 venne fucilato alla schiena. (Annamaria Pisapia)


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