Come forse avrete sentito, l’orsa Daniza è morta, anzi è stata uccisa, ufficialmente e probabilmente per errore, sotto effetto di quella che doveva essere un’anestesia.
L’orsa Daniza è quella che aveva aggredito un cercatore di funghi per proteggere i suoi cuccioli da un percepito pericolo: l’escursionista infatti, una volta imbattutosi nell’animale con la sua prole, invece di allontanarsi come avrebbe dovuto è rimasto nei paraggi e lei se n’è accorta. L’orsa ha agito come un’orsa agisce in questi casi, secondo istinto. Non le si può rimproverare nulla, perché non si può rimproverare nulla ad un animale. Si può invece rimproverare all’uomo di essersi comportato in modo stupido e di aver corso un rischio molto grosso rimanendo vicino a un’orsa con i piccoli, notoriamente protettiva fino all’aggressione.
Nonostante questo io, probabilmente sola tra tutti i vari ambientalisti, decrescisti, amanti degli animali e della “natura”, e forse in compagnia, ahimè, solo ed esclusivamente della Lega e di qualche cacciatore, non trovo che questa morte sia poi così grave e penso invece che chi fa tanto lo scandalizzato sia un ipocrita e soprattutto un ignorante. Gli orsi vanno gestiti con molta attenzione e l’abbattimento in casi estremi diventa necessario. Qui l’intenzione non era quella, ma difficilmente la vicenda avrebbe potuto avere altri sbocchi soddisfacenti. L’altra idea del Trentino infatti era di sbolognare l’orsa al Friuli, perché loro ne hanno troppi e non sanno più dove metterli e i paesi vicini probabilmente l’avrebbero uccisa.
Ho deciso di prendere pubblicamente le distanze da questo inutile dispiegamento di indignazione e di spiegare perché, esasperata da questo ambientalismo da salotto che non ha idea di cosa significhi veramente vivere e convivere con gli animali, che fa differenze assurde tra animali scenografici e altri meno appariscenti che si possono massacrare tranquillamente, e che non è né razionale né rispettoso dell’animale uomo. Pur con tutti gli errori che commette l’uomo per me viene prima se non altro perché, come gli animali hanno diritto a difendere se stessi e la propria prole e attraverso questi la propria specie, così possiamo farlo anche noi, e se ci diamo dei limiti è solo perché possiamo e dobbiamo farlo – possiamo e dobbiamo data la nostra forse momentanea ma sicuramente enorme potenza, che non ha pari sulla Terra e che se non arginata da noi sarà arginata da limiti naturali con conseguenze ancora peggiori per noi ma anche per gli altri esseri viventi che nel frattempo si saranno estinti.
Torno alla vicenda di Daniza. Il cercatore si è comportato in modo molto stupido, sicuramente. Per fortuna o purtroppo, la nostra società è organizzata in modo tale da curare e proteggere anche gli stupidi – pensate a come trattiamo le vittime di incidenti causati da loro stessi, a come costruiamo le strade e la segnaletica per evitare in tutti i modi che le persone facciano cose che il loro solo buon senso dovrebbe impedire di fare, a come curiamo malattie croniche date da stili di vita erronei, e così via. Ovviamente, io sono favorevole a corsi nelle scuole su come comportarsi in montagna e con gli animali selvatici, così da evitare direttamente episodi come questo anziché dover poi correre ai ripari. Ma non esiste un solo tipo di prevenzione. Un’altra forma di prevenzione è abbattere gli animali troppo aggressivi – nei confronti nostri e degli altri animali che ci servono per sopravvivere. Si può spiegare a una persona cosa fare se si imbatte in un orso, ma non lo si può spiegare alle pecore.
L’orso, infatti, non ha predatori tranne noi. A ucciderlo può essere solo la malattia, la fame, o un disastro naturale. In un contesto senza esseri umani, l’orso affamato o debole soccombe. Ma in una montagna in cui ci sono degli allevatori, le pecore e altri animali di allevamento rappresentano una preda facile (ricordo che un orso ha forza sufficiente per uccidere anche un asino, e in certi casi lo fa). Certo, una pecora morta si può rimborsare, ma se la popolazione degli orsi continua a crescere gli allevatori potrebbero non farcela più a sopportare perdite continue. A quanto mi ha detto uno di loro, il rimborso non è sufficiente, e comunque nessuno vuole vedere il proprio lavoro vanificato in continuazione, e ad ogni modo la pecora uccisa poi non la puoi mangiare. Se l’orso ti mangia tutte le pecore cosa fai, importi animali dall’allevamento industriale di pianura? Ma che senso ha? Inoltre, un orso affamato può aggredire, come in Nord America (dove a volte gli orsi uccidono persone e vengono conseguentemente abbattuti), Asia ed Europa dell’Est, anche un essere umano. In Canada possono permettersi, come fanno ad esempio a Churchill in Manitoba, di prendere l’orso aggressivo e spostarlo da un’altra parte. Nelle Alpi non ci sono posti completamente spopolati. Allora dovremmo rinunciare alla presenza umana in montagna, e mi sembra eccessivo. Meglio abbattere un orso ogni tanto.
Così si fa negli altri paesi alpini. In Slovenia, dove le montagne pullulano di orsi, è permesso cacciarli. In Austria “la sicurezza degli umani ha la priorità sulla protezione degli animali” e un orso che dimostra di non avere abitualmente paura dell’essere umano o che causa troppi danni viene monitorato, condizionato, spaventato, e in casi estremi abbattuto.
Secondo me questa è l’unica soluzione per una convivenza: la paura reciproca. L’orso è fisicamente più forte di noi ma noi abbiamo le armi. Piaccia o no è così. Dobbiamo temerci l’un l’altro. Siccome l’animale non conosce il concetto umano di rispetto, siccome all’orsa non puoi spiegare che i suoi piccoli volevi solo fotografarli, la paura incondizionata è l’unico sistema. Noi dobbiamo avere paura di avvicinare un’orsa con i cuccioli, e quindi starne alla larga, e l’orso deve avere paura di noi perché chi non ne ha abbastanza, cioè ha comportamenti aggressivi, viene abbattuto. Così si può convivere. Chi vive in montagna lo sa. Le associazioni ambientaliste non tanto.
Forse mi sbaglio, ma ritengo molto probabile che la maggior parte di coloro che ha difeso l’orsa non viva in montagna e non sappia che la convivenza con l’orso è molto difficile e si può fare solo permettendo anche all’uomo di difendersi.
Gli animalisti e molti degli ambientalisti mi appaiono estremamente ipocriti. Tra loro ci saranno sicuramente anche vegani, gli unici quasi coerenti, ma anche gente che la carne la mangia e le scarpe di pelle le mette. Ecco perché non ci sono esplosioni di petizioni su internet e proteste di ambientalisti per le condizioni in cui vengono allevati i maiali, che sono animali molto intelligenti e sensibili la cui sfortuna è essere troppo buoni da mangiare, brutti e diversi da noi perché ci accorgiamo di loro. Per non parlare delle mucche. Il problema dell’animalismo è questo: non difende tutti gli animali indistintamente, perché sarebbe impossibile. Allora sceglie quelli simbolici, e gli altri che si arrangino. La gente che veramente vive con gli animali sa che il maiale è una creatura sensibile e che ammazzarlo è necessario ma non piacevole, così come sparare a un orso o a un cinghiale quando ti distrugge i campi. Gli ambientalisti cittadini che hanno un’idea romantica di natura non si indignano per il massacro quotidiano di animali da carne negli atroci capannoni vicino a casa loro, ma per l’uccisione non truculenta di un orso coraggioso (difendeva i suoi piccoli) e selvaggio e fiero e foffoso sì. A me queste cose fanno proprio incazzare. Indignazione a non finire per un’orsa abbattuta, e poi tutti alla grigliata in compagnia, magari in piatti di plastica che condannano gli animali marini a morti lente e atroci. Il mio principio è diverso: difendo la caccia in certi casi, ma non compro da allevamenti industriali.
E se aveste visto come, con quale brutalità, con quale violenza l’orso ammazza le sue prede, forse vi starebbe meno simpatico. Io ho visto una carcassa dilaniata di una pecora. Non ne faccio una colpa a un animale che fa quello che deve fare, ma di sicuro mi auguro di non finire allo stesso modo.
Veniamo all’accusa di ignoranza. La difesa iper-sentimentale di Daniza secondo me si basa su due concezioni sbagliate della presenza dell’orso nelle Alpi italiane.
La prima è che l’orso rappresenti l’ultimo baluardo di una natura selvaggia che non si fa soggiogare. A differenza che in Friuli, l’orso in Trentino è stato reintrodotto. Non c’era più e non ci è arrivato di propria spontanea volontà. Dopo aver chiesto agli abitanti umani, ma non ai plantigradi in questione, se erano d’accordo, sono stati liberati degli orsi presi dalla Slovenia che poi si sono riprodotti, e la loro presenza è continuamente monitorata; la stessa Daniza ci era stata portata in Trentino, non era nata lì (come dice il nome slavo, che non le hanno dato i suoi genitori ma gli esseri umani che spostano gli animali dove gli piace averli). Se l’uomo ha il potere di reintrodurre un animale deve anche prendersi la responsabilità delle conseguenze.
La seconda concezione sbagliata è che l’orso in montagna sia “a casa sua” mentre noi siamo degli invasori prepotenti. La montagna non appartiene all’orso più o meno di quanto appartenga a noi. Ogni spazio naturale appartiene a chi riesce ad adattarvisi, anche a scapito di chi c’era prima: questa è l’unica legge di natura che conti. Siccome, come dicevo, noi al momento siamo i più forti e i più adattabili in assoluto, abbiamo deciso di darci dei limiti e provare, in alcuni casi ancora troppo limitati, a lasciare spazio anche ad altre specie. Ma questo non significa che abbiamo più o meno diritto di qualsiasi altra specie di occupare un determinato spazio. Il concetto di diritto in natura non esiste. Se l’orso vuole stare nelle Alpi, deve convivere con noi o ammazzarci tutti. Convivere è possibile, ma nel senso che ho descritto, non in altri. Anche perché se non controlli gli orsi rischi che chi in montagna ci vive ricominci a sparargli indiscriminatamente, facendoli estinguere di nuovo. E io non voglio neanche questo.
Alla fine, come spesso accade, l’opinione più sensata la esprime un cacciatore.