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La storia di MammaZeroventi

Da Pessimemamme
La mia non è una storia di “sto soffrendo perché non allatto mio figlio ”, ma al contrario “ Il parto è
stato meno doloroso dell’allattamento”.
Cominciamo dal principio: il mio topolino è nato il 3 ottobre alle 16:05, parto naturale,doloroso ma
veloce: solo 4 ore di travaglio...e so che molte mamme pagherebbero per un travaglio flash come il
mio…
Mi portano il bambino in camera…mi sentivo prontissima, preparata a nutrire il mio bambino dopo
avergli dato la vita, tra noi si stava per definire quel legame madre-figlio di cui tutti parlano, così
bello così idilliaco, così…così niente, il piccolo aveva solo poche ore di vita e alla vista del mio
seno girava la faccia…no dico non è che non si attaccava, si girava proprio!!!!
E cosi dopo qualche ora di tentativi e rifiuti ritornano le infermiere del nido:
“Beh signora com’è andata? Il bambino ha mangiato?”
“No, non ha mangiato, anzi non si è nemmeno attaccato”
“Ma ci ha provato?”
“E certo che ci ho provato, è un’ora che ci provo, ma non la vuole e basta”
“Mmmmmm, vabbè come le riportiamo il bambino vediamo di capire dove sta il problema!”
“Ok, grazie a dopo”
Questo è stato l’inizio del mio cammino da mamma-mucca.
Per farla breve il nano non aveva nessuna intenzione di attaccarsi, in ospedale passavo tutto il
tempo al nido a mungermi col tiralatte, le infermiere le hanno provare tutte: creme e cremine sui
capezzoli per ammorbidirli, mi sporcavano il seno col mio stesso latte per renderlo più appetitoso
al bambino, cercavano di farlo attaccare a forza, credo abbiano provato anche qualche rito Indù, ma
nulla il mio bimbo non aveva nessuna intenzione di farsi nutrire da me…
Al mio ritorno a casa, la tragedia stava raggiungendo livelli epici…la casa era nel caos, gente che
andava e veniva per rendere omaggio al piccolo nato, il latte non arrivava, io cercavo di strizzarmi
col tiralatte per far uscire inutilmente qualche goccia dal mio seno, e lui che continuava a non
volerne sapere di attaccarsi, anche perché non c’era nulla da mangiare…
Chiunque entrasse a casa mia si sentiva autorizzato a dare consigli, suggerimenti, tecniche,
apprezzamenti, critiche e opinioni sulle mie tette e sul mio modo sbagliato di proporle al bambino…
Io ero nel panico più totale, ma cercavo di insistere…e alla fine dopo aver quasi fusi il tiralatte
e speso un patrimonio in paracapezzoli e gadget per allattamento di tutti i tipi… eccolo lì uscire
copioso dal mio seno…e al piccolo piaceva…finalmente dopo più di una settimana di tentativi stavo
allattando il mio bambino…ora tutto era sotto controllo e i problemi erano finiti…povera illusa!!!
Ma dopo qualche giorno di pace ecco sparire l’idillio…il piccolo si attaccava male e eccole lì le
ragadi, si proprio ragadi enormi, profonde, sanguinanti e dolorose…
Allattare non era affatto come pensavo..Dov’era quel legame madre-figlio? Dov’era il piacere di
nutrire il proprio bambino? Dov’erano la gioia, la serenità, la pace che si sarebbe creata in quel
momento?
Io piangevo, piangevo disperata per il dolore, cercavo di resistere (perché tutti dicevano che una
buona madre deve soffrire per il proprio figlio).
Allattavo in lacrime stringendo la mano di mio marito che cercava di consolare il mio
dolore…nemmeno il parto mi aveva fatto così male…quella boccuccia delicata che si posava
sul mio seno era come un coltello affilato che mi trafiggeva con violenza…e il tiralatte era pure
peggio…
In più il bambino non dormiva, io ero stanca e demoralizzata, il via-vai in casa non si interrompeva,
e il bambino cresceva poco…la mia sofferenza era inutile…
Al momento di allattare io avevo paura, paura del dolore…allattare il mio bambino stava
diventando un incubo, un incubo che si ripeteva più volte al giorno… iniziavo ad avere un rifiuto
per il piccolo…non lo volevo… mi faceva star male, e io non riuscivo a superare questa cosa…una
cosa bruttissima…ma stava accadendo proprio a me…
Dovevo essere una brava madre e nutrire mio figlio…ma a che prezzo?
Allattarlo e rifiutarlo? O forse era meglio dargli un bel biberon e amarlo come fa una vera mamma?
In più cresceva troppo poco…io soffrivo per quel piccolo cannibale e lui nemmeno cresceva…non
era giusto…lui non mi aiutava, e io non ci riuscivo…non sapevo fare la mamma …
Per 3 mesi sono andata avanti così, chiedendomi tra le lacrime cosa era giusto e cosa no…poi il
pediatra mi ha detto di dare al bambino l’aggiunta col latte artificiale…
Quel giorno però ho capito, era il 13 febbraio, vederlo mangiare dal biberon, sereno e felice,
mentre stringeva tra il suo pugno il mio dito mi ha fatto capire…
Anche se dicevano che il mio latte era più prezioso dei diamanti, che una brava mamma deve
allattare, che qui che là, io avevo capito una cosa: una brava mamma è colei che vuol bene al
proprio bambino, che lo ama, che lo vuole, che è felice quando lo tiene tra le braccia, che smette di
dar retta al mondo intero e ascolta il suo cuore…e se un biberon mi poteva aiutare a dare più amore
e serenità al bambino, benvenuto biberon…
Ho smesso di allattare, il mio bambino ha ripreso a crescere regolarmente, io sono tornata la
mamma serena e felice che sognavo di essere, quel legame madre-figlio si era finalmente creato…
C’è chi allatta, e chi non può, chi non vuole, chi non ci prova, chi non ci riesce… ma dove sta
scritto che una è meglio di un’altra?
Non è un seno traboccante di latte a fare di noi delle brave mamme, ma l’amore che riusciamo a
dare ai nostri figli…anche con i piccoli gesti di ogni giorno…

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