"La morte proietta l'ombra delle sue scure ali sul porto dell'Avana; il Maine è colato a picco, la nazione ha pianto, e il Journal è in lutto per tutti quei poveri ragazzi morti su quella nave maledetta. [...]
Il pubblico era inorridito, perchè non abituato a queste forme particolari dell'orrore. Ci sono altre forme altrettanto atroci: quelle in cui, per ognuna delle vite perdute sul Maine, ci sono decine di vite sacrificate, ma lì l'orrore ha smesso di inorridire, perché il pubblico si è abituato ai dettagli spaventosi e ormai li considera con sufficienza e indifferenza.
Lo spettacolo dell'immensa carneficina che si consuma giorno dopo giorno, mese e anno nel regno dell'industria, le migliaia di vite annualmente sacrificate al Moloch della rapacità, il tributo di sangue al lavoro del capitalismo, non provocano però grida di vendetta e risarcimento né lacrime, a parte quelle della famiglia e degli amici delle vittime.
Ferrovieri e scambisti muoiono tutti i giorni solo perché i vagoni non sono equipaggiati adeguatamente con dispositivi in grado di ridurre al minimo i pericoli. E sono stati accordati al capitalismo due anni supplementari per proseguire nel massacro. Macchinisti e ingegneri, pompieri e conducenti, lavoratori di tutte le altre branche del servizio ferroviario sacrificano una parte della loro vita e della loro carne per la stessa insaziabile Gorgona. [...]
Il Journal si unisce alla tristezza generale per la perdita del Maine e si rammarica del fatto che molte vite, che in condizioni naturali avrebbero potuto essere impiegate utilmente, siano andate perdute su quella nave. E, mentre esprime rincrescimento, esprime anche la speranza che non sia troppo lontano il giorno in cui verrà generalmente considerato altrettanto eroico perdere la vita in fabbrica che a bordo di una nave da guerra. Che perdere la vita schiacciato come un topo in una miniera sia considerato grave come annegare come un topo nella stiva di una corazzata. Che perdere un arto per causa di una granata sia ritenuto ugualmente degno di considerazione nella nazione che perderlo su un treno mentre si lavora. Che morire dilaniato da un siluro non provochi più dolore nella famiglia del malcapitato che morire dilaniato dall'esplosione di una caldaia. Che uno sia l'eroe di un'apoteosi, mentre l'altro se ne va all'altro mondo senza onore né gloria." Monthly Journal of the International Association of Machinists, Vol X, Chicago, April, 1898.
Questo articolo ha più di un secolo e fu pubblicato in occasione dell'affondamento della nave da guerra Maine ancorata nel porto dell'Avana. L'affondamento fu dovuto ad un incendio iniziato per autocombustione nella carbonaia, fatto piuttosto frequente sulle corazzate dell'epoca, un evento accidentale quindi ma che servì da pretesto agli USA per scatenare la guerra ispano-americana facendo passare quell'incidente come un attacco spagnolo. Il giornale dei macchinisti, espressione dei sindacati dei lavoratori contrari all'espansionismo americano, convenne che l'esplosione del Maine era stata un terribile disastro, ma notò che le morti sul lavoro degli operai incontravano l'indifferenza nazionale. (L'articolo del Journal è citato in H. Zinn, M. Konopacki, P. Buhle, Storia popolare dell'impero americano - a fumetti. Ed. il Manifesto, 2011.)
Ma questo post non intende soffermarsi sugli aspetti storici quanto sulle tremende analogie dell'articolo del Monthly Journal con quello che accade ancora oggi riguardo ai cosiddetti "incidenti sul lavoro", nonostante i goffi tentativi di camuffare i dati, come avevo scritto qualche tempo fa in questo post.
E' di oggi la notizia che nelle ultime 24 ore ci sono stati altri tre morti sul lavoro.
Un minuto di silenzio per la memoria e cinque per dimenticare!