Il Palazzo Baronale a Torre del Greco, insieme alle Cento Fontane o " Cento Cannole" rappresenta senza dubbio uno dei maggiori simboli della nostra città. In esso si possono ammirare ancora i resti di quello che fu il Castello Baronale, le sue mura di cinta e i ruderi di una torre. Posto a poca distanza dal mare, il castello è sopravvissuto ad eruzioni devastanti, ed è probabilmente uno degli edifici più antichi di Torre del Greco. Le sue origini sono piuttosto incerte. Probabilmente costruito nello stesso punto dove sorgeva la torre di Federico II di Svevia, sicuramente esisteva già nel 1418, anno in cui la regina Giovanna II D'Angiò lo diede in pegno, per 2000 ducati, al suo amante Sergianni Caracciolo ed in seguito, per 1600 Ducati, ad Antonio Carafa.
Nel 1441 Alfonso d'Aragona riuscì a conquistare Pozzuoli, e con una flotta, il 26 Dicembre dello stesso anno, espugnò il castello di Torre, proprietà degli Angionini.
Divenuto Re nel 1442, e innamoratosi della bella Lucrezia d'Alagno e dell'incantevole paesaggio torrese, Alfonso d'Aragona si stabilì nel castello.
Lo storico quattrocentesco Pietro Summonte ci descrive il paesaggio che in questo periodo era possibile ammirare affacciandosi dal palazzo:
Nella rupe che sovrasta il mare vi era il plagio del Re [...] La vista vi era graditissima che riguardava verso Napoli, Castello a Mare, l'isola di Capri, Miseno ed altri diversi luoghi e monti. Sotto la villa al lito del mare vi è un fonte limpidissimo e freddissimo che scaturisce.Un fiume quindi, quello che ancora oggi chiamiamo Dragone, che passava proprio sotto il castello, e di cui ci parla anche il Balzano, raccontando che proprio dalla fortezza, attraverso delle scale segrete, Alfonso d'Aragona a questa fonte, " che lì placidamente sgorgava", si tratteneva con la sua amante, Lucrezia d'Alagno.
Nel 1456, forse a causa dei danni subiti per un forte terremoto, fu demolita l'area nord del palazzo, per poi essere riedificata. In questo periodo il castello, passato in concessione a Francesco Carafa, rappresentò, fino al riscatto baronale nel 1699, il centro di una baronia che comprendeva diversi casali.
Nel 1631 un eruzione devastante, oltre a distruggere parte del castello, fece indietreggiare il mare seppellendo la fonte del fiume e lasciando di esso solo un piccolo rivolo. Proprio sotto la rupe, dove era la fonte del Dragone, qualche anno dopo, sorgevano le fontane che, alimentate dal fiume, erano recinte da un muro, coperte da volte e servivano esclusivamente alle donne per il lavaggio dei panni.
Nel 1794 una nuova violenta eruzione distrusse completamente i lavatoi pubblici ed allontanò ulteriormente la linea di costa, facendo sparire il promontorio e il fiume Dragone. Il castello, nel corso di queste due eruzioni, venne in buona parte distrutto dalle lave e dalle ceneri, lasciando intatto solo il borgo, che ancora oggi è possibile ammirare.
L'attuale Palazzo Baronale, divenuto sede del municipio nel 1851, è solo una parte dell'antica costruzione che, originariamente, si sviluppava su quattro lati intorno a Piazza del Plebiscito. Dopo l'eruzione del 1794 i lavatoi pubblici furono ricostruiti, ma, nel 1861, il Vesuvio si risvegliò nuovamente, prosciugando le acque che li alimentavano, così, nel 1879 si decise di ripristinare la vecchia fontana, con una struttura nuova e moderna.
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