Un paio di volte, verso la fine dell’estate, era capitato per di là qualche militare tedesco. E subito, nel ricovero, era corso il panico, perché ormai, fra il popolo, i tedeschi apparivano peggio che dei nemici. Ma per quanto giù l’annuncio i tedeschi agisse all’intorno come una sorta di maledizione, il piccolo Useppe non parve rendersene conto, e accolse gli insoliti visitatori con una curiosità intenta, senza sospetto. Ora si trattava, invero, in quei casi, di comuni soldatucci di passaggio, i quali non avevano male intenzioni, né altro pretesero che una indicazione stradale o un bicchier d’acqua. Però è sicuro che se là nello stanzone si fosse presentato uno squadrone di SS con tutto il loro armamentario di strage, il buffo Useppe non ne avrebbe avuto paura. Quell’essere minimo e disarmato non conosceva la paura, ma un’unica, spontanea confidenza. Sembrava che per lui non esistessero sconosciuti, ma solo gente sua di famiglia, di ritorno dopo qualche assenza, che lui riconosceva a prima vista.La trama de La Storia, quasi interamente ambientata a Roma ma con significativi excursus sulle vicende nazionali e internazionali che conferiscono alla ricostruzione della Morante tutte le caratteristiche di un proprio romanzo storico (con tanto di narratore onnisciente), si snoda fra il 1941 e il 1947, iniziando proprio con l'arrivo del soldato in casa di Ida e con una dettagliata presentazione della protagonista, con tanto di riassunto della sua vita fino al momento dello stupro. Col progredire del racconto appaiono nuovi personaggi, accanto ai quali si impone costantemente all'attenzione il demiurgo della Storia, che il sottotitolo del romanzo (non presente in copertina alle edizioni più recenti), definisce Uno scandalo che dura da diecimila anni.
A parlare di scandalo, nel romanzo, è specificamente Davide, figura sfuggente legata a Nino, ebreo esule da Mantova che aderisce alla lotta partigiana, coltiva gli ideali della rivoluzione proletaria ma finisce per annegare se stesso nel desiderio di inconsapevolezza, poiché si rende conto che quello scandalo millenario travolge ogni cosa, e la possibilità di azione dell'uomo è nulla, destinata a rimanere frustrata. A Davide, che, in quanto amico dell'adorato Nino, è per Useppe una sorta di eroe terreno, si legano le pagine più spiccatamente orientate alla denuncia, mentre il fanciullo e Bella permettono la costruzione dei passaggi più dolci, sognanti e a tratti fiabeschi, particolarmente toccanti quando i due sembrano dialogare nel loro speciale linguaggio incomprensibile agli adulti.
«Tu e tuo fratello», osservò, cambiando posizione, in un respiro, «siete così differenti, che non sembrate nemmeno fratelli. Ma vi rassomigliate per una cosa: la felicità. Sono due felicità differenti: la sua, è la felicità di esistere. La tua è la felicità... di... tutto. Tu sei la creatura più felice del mondo.»Definendo una sorta di partizione dell'opera e dei suoi momenti, possiamo dire che, mentre Davide incarna la ribellione alla miseria e all'ingiustizia, Ida rappresenta invece l'arrendevolezza di chi, pur senza avere la forza di lottare contro lo scandalo in atto, cerca di sopravvivere per il bene del figlio, senza porsi troppe domande sul perché degli avvenimenti e senza essere realmente consapevole dei cambiamenti in atto in Italia, se non dell'incubo che incombe sugli Ebrei, che ella vede concretizzarsi nel rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. I tre simboleggiano gli atteggiamenti che la vittima della Storia può manifestare: il fallimentare inseguimento di un ideale, la resa che nasce dalla consapevolezza di non sapersi opporre e la totale ignoranza, beneficio dell'infantile ingenuità. Il risultato, però, non cambia, e il coro dei personaggi messi in scena dalla Morante è l'evoluzione novecentesca dei Vinti, che, in balia delle onde, vengono travolti dagli avvenimenti, senza poter trovare un appiglio.
Elsa Morante (1912-1985)
Elsa Morante offre una grande prova di narrativa, armonizzando la documentazione delle vicende più dolorose del secondo conflitto mondiale a quadri di quotidianità rassicuranti. La sua penna è delicata, scorrevole e precisa, adeguata alla sostenutezza del tema e, allo stesso tempo, all'ordinarietà dei personaggi. Particolarissima è la focalizzazione scelta dall'autrice, che assume la prospettiva del narratore onnisciente (soprattutto nelle parentesi più marcatamente documentaristiche e nelle tavole cronologiche preposte ad ogni sezione/anno), ma, allo stesso tempo, è interna alla vicenda e si presenta come un'amica di Ida, Useppe e Davide, di cui parla con toni talvolta affettuosi, rievocandone le vicende come attingendo ai propri ricordi diretti. Elsa Morante sembra quasi la zia di Useppe e la confidente di Ida e questa scelta conferisce all'opera un'originalità che la distingue dall'usuale romanzo storico.Alcune parti del romanzo risultano molto prolisse e impegnative, in particolare laddove viene lasciato spazio agli slanci ideologici (e non sempre lucidi) di Davide, ma, nel complesso, La Storia è un libro piacevole, che riesce a suscitare lo scandalo che l'autrice ha voluto sottolineare e, allo stesso tempo, sa restituire emozioni spontanee al solo apparire del piccolo Useppe. La Storia è un libro che non può mancare nell'esperienza degli amanti della letteratura italiana contemporanea e a coloro che desiderano avere uno sguardo ravvicinato sulle vicende della gente comune oppressa dal disastro bellico.
«Questi ultimi anni», ragionò con voce opaca, ridacchiando, «sono stati la peggiore oscenità di tutta la Storia. La Storia, si capisce, è tutta un’oscenità fin dal principio, però anni osceni come questi non c’erano mai stati. Lo scandalo – così dice il proclama – è necessario, però infelice chi ne è la causa! Già difatti: è solo all’evidenza della colpa che si accusa il colpevole. E dunque il proclama significa: che di fronte a questa oscenità decisiva della Storia, ai testimoni si aprivano due scelte: o la malattia definitiva, ossia farsi complici definitivi dello scandalo, oppure la salute definitiva – perché proprio dallo spettacolo dell’estrema oscenità si poteva ancora imparare l’amore puro... E la scelta è stata: la complicità!»C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.