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La messa in sicurezza del Secchia? «Era nota la mancanza di fondi»
L’audizione alla Regione del direttore di Aipo, Fortunato: «Segnalate più volte situazioni di rischio». Nutrie «assolte»
L’alluvione nel Modenese del 19 gennaio? A sorpresa le nutrie – quelle poste sotto accusa dal senatore Ncd Carlo Giovanardi – sono state scagionate. «Fanno fa le tane basse a livello dell’acqua quando il fiume è a regime normale». Semmai colpevoli sono altri. Ecco l’ammissione che «dal 2001 non si fanno i piani di tutela e di sicurezza». E ancora: «Della mancanza di fondi e delle situazioni di rischio del territorio la Regione era perfettamente a conoscenza». E’ quel che è venuto fuori giovedì durante l’audizione del direttore di Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po) Luigi Fortunato presso la commissione Territorio della Regione Emilia Romagna. «J’accuse» pesantissimo, il suo. MANCANZA DI FONDI? «NOTA» – Che mancassero i fondi per una reale messa in sicurezza del bacino idrogeografico per Fortunato «era cosa nota da tempo», in quanto «si tratterebbe di fare un allargamento delle due arginature sul piano capmagna», intervento che «costa parecchi milioni di euro”» piu’ precisamente «circa cinquanta milioni, per quanto riguarda l’area del modenese». Fortunato ha precisato che ssulla gestione del suolo la politica, in primis nazionale, e’ sorda, perche’ quando va bene non fa notizia e quando fa notizia non sono belle notizie». Il direttore dell’Agenzia chiarisce di aver «segnalato la mancanza di fondi», e che «la amministrazione regionale ne e’ pienamente a conoscenza» mentre la stessa Autorita’ di bacino «aveva segnalato piu’ e piu’ volte come ci siano situazioni di rischio nel territorio regionale». Situazioni «di cui il nodo idraulico di Modena e’ un caso eclatante», ma non isolato, visto che «ci sono altre situazioni del bacino padano a rischio» aggiunge Fortunato. LA DIFESA DI AIPO – Fortunato difende anche l’Aipo: è «inutile cercare i colpevoli» per la rottura, perchè «con 18 milioni l’anno semplicemente non si può fare la manutenzione degli argini» e «l’Aipo non ha l’autonomia di bilancio per poter intervenire in maniera strutturale»; inoltre «è impossibile garantire in maniera assoluta sicurezza su fenomeni naturali», tanto che solo nella zona coinvolta «ci sono una decina di situazioni potenzialmente pericolose ogni anno». DE FRANCESCHI (M5s): NON C’E’ PREVENZIONE» -Terminata l’audizione le opposizioni hannop attaccato. «Abbiamo appreso che dal 2001 non si fanno i piani di tutela e di sicurezza – sbotta Andrea De Franceschi, consigliere regionale M5s che parla di «ammissioni gravissime» – . Non solo quindi non si investe in manutenzione che preveda interventi extra ordinari – a malapena si riesce a fare quella ordinaria – ma non esiste la minima prevenzione, tutela o pianificazione di una qualunque protezione del territorio da quasi vent’anni. «SONO SCELTE POLITCHE» – Stando a De Franceschi, Fortunato ci ha detto di più: «che il motivo per cui non vengono stanziati i fondi necessari, sono “scelte politiche”. L’ultima notizia eclatante che abbiamo imparato, o meglio, che hanno imparato dirigenti e funzionari oggi, è che “si è costruito troppo”». E ancora: «Finalmente qualcuno lo ammette: Fortunato, dirigente di Aipo, l’ha spiegato chiaramente: “impatto antropico ha determinato le conseguenze che subiamo oggi”». Secondo l’esponente M5s «è già il secondo tecnico che lo ammette: la cementificazione sta distruggendo la tenuta del terreno. Abbiamo costruito troppo in riva ai fiumi, ma non solo.ASSOLTE LE NUTRIE – Quanto alla «nutria, questo è un animale semiacquatico – ha chiarito Fortunato rispondendo alla domanda del consigliere Giovanni Faviam, indipendenti – E fa le tane basse a livello dell’acqua quando il fiume è a regime normale». Scagiona to il roditore. ome potenziale colpevole del cedimento dell’argine del Secchia il 19 gennaio scorso, il direttore Aipo, ha detto che «volpi, tassi e conigli selvatici sono pericolosi», in quanto«“fanno le tane più ampie e passanti», con un innesco «di movimento d’acqua che vuota l’argine». Pur «constatando un aumento preoccupante di scavernamenti nei corpi arginali per lo più collegata alla presenza di una serie di animali», non esiste la prova «che l’evento del 19 gennaio sia legato a questo», e che poi «non salti fuori che diamo la colpa alla fauna», ha concluso fortunato. 20 febbraio 2014
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