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La strada di Federico Fellini è quella che si percorre, non quella che si attraversa: è un momento di passaggio, lungo sponde deserte e ricorrenti. La strada è una fiumana, il sogno di un'innocenza ricoperta dalla polvere del malessere. L'innocenza della dolcissima Gelsomina (Giulietta Masina), letteralmente venduta all'artista viandante Zampanò (Anthony Quinn), come assistente per uno spettacolino oltraggiosamente insulso e noioso. Zampanò non è uno cattivo, ma certo non conosce requie: attraversa viottoli e paesi, gruppuscoli attoniti di paesani in cerca di poetica meraviglia e offre quel che può, una realtà spacciata per un sogno troppo duro perché certi cuori deboli possano sopportarlo.
Gelsomina riesce a non imbrattare la sua ingenuità un po' clownesca, archetipo di molte figure televisive di moda fino a oggi. Non si capisce bene quanto possa dirsi presa da quest'uomo che l'ha strappata alla sua irrimediabile miseria per sostituire una Rosa che appare nei loro discorsi come un fantasma di gelosia. Ma certo, Gelsomina rimane incantata dal Matto (Richard Basehard), che la affronta in un dialogo di straziante e viscerale sarcasmo (Sei sicura di essere una donna tu? Sembri un carciofo. E sei pure brutta), senza perdere mai un appeal straordinariamente familiare e seduttivo.
La strada di Federico Fellini è un film sulla ricerca, su una ricerca forse inconsapevole e mai del tutto chiara; o un film sulla vita che si trova vivendo, camminando, in un mondo dove la menzogna è spettacolo e la realtà ha quel sapore ancestrale, genuino e nostalgico: non l'arcaico del mito di Pier Paolo Pasolini, ma non per questo non una realtà meno elaborata ovvero disillusa. Lo ammetto: non ho amato questo film come immaginavo, è qualcosa di diverso e di più forte: La strada di Federico Fellini ha quasi un odore suo, un suono che non è quello dei dialoghi, ma la nenia di Gelsomina, una luce che è quella del uomo che ha la sua strada in un filo altissimo su cui cammina. I personaggi non sono delineati con acutezza psicologica magistrale, credo però che Fellini ce li restituisca al meglio donandoceli quali inesauribili misteri.
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