Vassilis Spanoulis, Olympiacos
Probabilmente, tra qualche hanno scriveranno un romanzo sull’Olympiacos del secondo decennio del 2000, e non solo per i traguardi raggiunti o le vittorie ottenute, quanto per il modo in cui sono maturate. Una storia che rivela un universo di paradossi, teorie scongiurate ed exploit inattesi, in perfetta salsa ellenica. Nel 2010, in finale di Eurolega a Parigi, l’invincibile armata diretta da coach Giannakis composta da Kleiza, Teodosic, Papaloukas, Bourussis, Penn, Childress, Vujcic e Schortsanitis (una delle formazioni più forti mai schierate in Eurolega) viene piegata dal Barcellona di Navarro.L’anno dopo, sotto la supervisione di Ivkovic, e con l’aggiunta di Spanoulis e Nesterovic, l’Oly, progettato per riportare il titolo al Pireo, saluta la competizione ai quarti contro Siena. In Estate, i bond fallimentari del proprietario Angelopoulos costringono il club ad avviare a una grande purga che allontana da Atene, Teodosic e i pezzi pregiati del club biancoroso. Dodici mesi più tardi, i biancorossi del Pireo, orfani dei campioni e con una credibilità ridotta ai minimi termini, alza il titolo di Eurolega, bissandolo, contro ogni pronostico anche l’anno successivo, battendo il Real Madrid a Londra. La storia dell’Olympiacos rischia di aggiungere quest’anno un ulteriore capitolo sorprendente, ribadendo il ruolo di outsider. La formazione greca, nonostante le numerose difficoltà affrontate ad inizio stagione, guida il girone E di Top Sixteen con sette vittorie e una sola sconfitta. Un record di prim’ordine, valorizzato da una crescita costante e incisiva che potrebbe avere il proprio climax durante i quarti di finale. La formazione di Spanoulis e soci si inserisce nel lotto della favorite, rompendo quel monologo Real Madrid contro Cska Mosca che ha monopolizzato l’Eurolega 2015.
Othello Hunter, Olympiacos
La cura di coach Giannis Sfairopoulos, somministrata dopo le dimissioni di coach Bartzokas a novembre, ha rinvigorita una squadra che segna poco (75 punti di media), ma vanta la difesa meno battuta d’Europa, dimostrandosi un ostacolo difficile da affrontare. Il contributo fornito da Giorgos Printezis, eroe della prima vittoria dei greci nel 2012, che sigla 10 punti con il 52% dal campo e Matt Lojeski, americano cresciuto nel college delle Hawaii ma belga di passaporto che realizza 11 punti a sera, sono i segreti di un Oly costruito su un collettivo solido in cui il primo violino si conferma Vassilis Spanoulis.Il due volte Mvp d’Eurolega non ha accusato la flessione derivante dalle trentatré primavere, e sebbene il minutaggio sia leggermente calato (28 minuti di impiego), le sue cifre si confermano di tutto rispetto con 16 punti, 6 assist e oltre il 49% dal campo. Le critiche riguardo una panchina corta e poco affidabile (con il solo Othello Hunter acquisto importante operato in estate, che fornisce 8 e 6 carambole a uscita) sono state soffocate da prestazioni convincenti, come le recenti vittorie ottenute contro Cska Mosca e Fenerbahce, concorrenti diretti al titolo Europeo. Il merito di Sfairopoulos, alla prima esperienza importante da capo allenatore, è notevole, non solo nel lavoro tecnico, ma nel processo di ricostruzione di un team avulso, spento e demoralizzato. E magari gli ultimi capitoli di questa storia saranno ancora più sorprendenti.