Taluni, leggendo globalist.it, sostengono che Pippo Civati non c’è ma ci fa. Sarebbe la solita via fuga, il solito viadotto d’emergenza che la Direzione Strategica del Grande Partito tiene sempre pronto, sia un po’ più a destra, con Renzi, che con Civati, a sinistra con Sel e chissà mai con movimenti e Rifondazione. Le posizioni dei capicorrente hanno una lucrosa funzione. Si noti la sicurezza del Civati nel votare no alla fiducia sin da subito al governo Letta e alla sua pressante battaglia per un rinnovamento del Pd in senso democratio, guardando a un centrosinistra vero e proprio.
Oppure Pippo Civati, ex consigliere regionale lombardo da sempre chiaramente all’opposizione dei Formigoni come gli altri esponenti del Pd lombardo, semplicemente è reale. È vero, si può ascoltare, c’è. D’altro canto da parecchio Pippo Civati segue la stessa linea in modo chiaro. Ma si farà questo centrosinistra? In quale decennio?
Ecco le dichiarazioni ripigliate da Globalist poco prima della sentenza su Berlusconi:
Se la Cassazione conferma la condanna di Silvio Berlusconi (la sentenza dovrebbe arrivare questo pomeriggio), “i Letta, i Franceschini e il Pd di governo vorranno andare avanti comunque, ma io non sono d’accordo: non possiamo stare al governo con un partito il cui leader è condannato per frode fiscale”.
A dirlo Pippo Civati, candidato alla segreteria del Pd. Quelli che nel Pd difendono il governo “dicono che abbiamo stipulato un patto con gli italiani, ma alle elezioni abbiamo proposto ben altro”, ha osservato Civati.
“Forse non si rendono conto dell’enormità di quello che sostengono. Un conto è difendere la governabilità, un conto giustificare tutto quanto, lasciando cadere il senso delle nostre battaglie. I problemi giudiziari – aggiunge – sono un fatto grave, sotto il profilo istituzionale, non una questione da esorcizzare”.
“Invece di regolare conti personali, dovremmo pensare a cosa succederà al nostro schieramento politico, sempre che ne esista uno”, ha poi affermato il democratico, che ha parlato di “rassegnazione e incazzatura” della base del partito.
“Fare finta di non vedere questi sentimenti – ha avvertito il candidato alla segreteria del partito – per il Pd può essere definitivo. Ed è molto poco rispettoso per i nostri elettori, che non hanno ancora superato lo choc dei 101 che votarono contro l’elezione di Prodi al Quirinale. Figuriamoci come si sentono oggi, con il Pd che si augura che una eventuale condanna di Berlusconi passi sotto traccia”.
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