Dare la mano è uno dei modi più consueti e pressoché universali di entrare in contatto con un’altra persona.
La scorsa settimana abbiamo argomentato se si dice oppure no “PIACERE” , oggi ci dilungheremo sulla stretta di mano . E’ il saluto più spontaneo a cui tutti ricorrono incontrando amici, colleghi e conoscenti, sconosciuti appena presentati e superiori.
Può essere fatto in tanti modo differenti, di cui alcuni decisamente sconsigliabili, considerato il fatto che in questo gesto vi è riposto un grande potere a livello di comunicazione nel subconscio della persona che abbiamo di fronte.
Come dovrebbe quindi essere la stretta di mano corretta?
L’incavo fra il pollice e l’indice deve perfettamente intersecarsi nell’incavo della mano del nostro interlocutore, cercando di stringere la sua mano con la stessa pressione che ci viene fornita.
Difficile? No, un po’ di pratica e sarà facile valutare l’intensità della stretta per poterla restituire in maniera analoga. Evitiamo invece la stretta a “tenaglia” con cui la mano porta viene praticamente stritolata e che nasconde in realtà insicurezza; la mano a “pesce lesso” o “mozzarella” in cui viene lasciata floscia comunicando timidezza o diffidenza ed infine la stretta “in punta di dita” in cui si porgono unicamente le punte delle dita della mano per poi ritrarla immediatamente, tipico di chi desidera mantenere le distanze.
Quante emozioni diverse! Comprensibile quindi come una stretta di mano dica molto della nostra personalità!
Ma una cosa importantissima e da non dimenticare: occorre guardare negli occhi la persona facendo un bel sorriso mentre si stringe la mano. Questo dona un senso di accoglienza e fa sentire importanti i nostri interlocutori.
E lo sapevate? Non porgere mai la mano guantata è una regola che nasce in epoca lontana quando, tra le armi letali, esisteva un guanto con aculei avvelenati, per cui porgere la mano nuda era segno di saluto sincero e di pace.
E restando agli usi di una volta … sapete quando è consentito il baciamano?
Anna Ubaldeschi