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La supplente in banca

Creato il 12 novembre 2011 da Libereditor

La supplente in bancaAvevo ancora in mente quel venerdì di giugno quando, grazie al “voto” di una giovane supplente, mi avevano bocciato. Erano passati più o meno dieci anni, ma la ferita la sentivo ancora lì, aperta e dolente.
Ora, in quella mattina di ottobre, me la trovavo davanti. Era lei, ne ero sicuro. Gli stessi occhi, la stessa innocenza. Ora era qui davanti a me e faceva l’impiegata di banca.
Era ingrassata ma ancora carina, con quell’aria da uccellino ferito. Elegante come sempre, con un maglioncino azzurro che le stava molto bene, lana spazzolata sopra i seni morbidi. Teneva cioccolatini in un cassetto della scrivania e pasticcini alla marmellata dentro un barattolo. Mi offrì un frutto di marzapane avvolto nella carta stagnola. Mi chiese se andassi ancora a scuola e quali corsi stessi seguendo.
Le parlai brevemente dei miei studi e delle mie ambizioni.
- E’ meraviglioso, – disse lei, senza rancore. – Ho sempre saputo che eri intelligente -.
Era stata una vera fortuna che mi avesse visto, concordammo e promettemmo di trovarci prima o poi per una chiacchierata come si deve – cosa che, lo sapevo, lei non desiderava più di me. Osservò ammirata la mia sciarpa di lana d’angora e mi chiese se la avessi comprata in città.
Risposi di si, ma l’unico problema era che perdeva un po’ troppi peli.
- Mettila in frigo per una notte, – disse lei. – Non so perché, ma funziona.
Aprii la porta, e dalla strada entrò una folata di vento.
- Ricordi com’eravate pazzi in quella classe? – disse con la voce piena di malinconica sorpresa. Era costretta a girarsi di qua e di là per agguantare le carte.
Pensai al professor Grego e a tutte le mie bugie, e alla vergogna abissale che avevo provato quando mi sorprese a copiare il compito di latino.
- Quei giorni non torneranno piú, – disse buttandosi sulla scrivania per non far volar via nulla.
lo risi e dissi meno male, e chiusi rapidamente la porta.
La salutai anche subito dopo con un cenno dall’esterno, oltre le vetrate.


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