La suprema arte mimetica..dell’invio cv

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Eccoci qui, dopo i miei ultimi “focosi” post vorrei condividere con voi uno dei pensieri che mi mandano più in bestia da quando mi sto arrovellando il cervello sui problemi e le disavventure (ma anche le grandi avventure e immaginifiche scoperte) della vita quotidiana di un disoccupato.

E in particolar modo, sull’argomento a me più  caro.. ovvero l’odio per l’attività di invio cv e tutti i suoi correlati e affini.

Roba che mi va il sangue alla testa al solo pensarci.

E ci penso spesso. Purtroppo.

Come ognuno di voi, del resto.

Qui, ad esempio, potete gustarvi un breve riassunto di tutto quanto ci capita nel vivere la nostra quotidiana vita di disoccupati, giorno dopo giorno, momento “OMG” dopo momento “OMG”, …dopo momento “WTF”… e se non siete angolofoni mi spiace per voi perché vi perdete qualcosa di sen.sa.zio.na.le:

http://www.buzzfeed.com/video/mikerose/awkward-moments-when-youre-unemployed

E quindi mi capirete se vi dico che mi fa letteralmente imbestialire, la vuotezza, superficialità, pochezza, e la rigidità delle regole che regolamentano (scusate il gioco di parole) il poco gioioso “valzer dell’invio cv”.

Quella danza macabra che è scandita dalle stesse fasi del corteggiamento..o della caccia:

  1. targettizare il bersaglio (= leggere gli annunci)
  2. inquadrare il bersaglio (= cliccare su “invia cv”)
  3. preparare l’arma (=intestare la lettera di presentazione e cambiare la data di invio da ieri a oggi)
  4. caricare puntare fuoco (=cliccare su “invia cv”)
  5. attendere che la preda stramazzi a terra (= attendere la telefonata del selezionatore)
  6. riportare la preda a casa (Se prima non se l’è mangiata il tuo cane, o un altro predatore) (=………. Non lo so, non mi è mai capitato e non vado a caccia)

Comunque, sono le fasi  che stanno fra il 5 e il 6, e anche la 3, a crearmi i maggiori grattacapi, e le maggiori incavolature. Ma feroci proprio.

Partendo dalla fase 3:

Una delle regole d’oro per l’invio corretto dei cv è per l’appunto la “personalizzazione” del cv che, oltre che brillare di luce propria, deve essere preparato in modo da essere accattivante al massimo, praticamente irresistibile e ogni volta diverso da sé stesso. O perlomeno lo deve essere la vostra lettera di presentazione.

OGNI VOLTA.

OGNI MALEDETTA VVOLTA CHE INVIATE UN CV dovreste teoricamente stilare da nuovo la vostra lettera di presentazione e non solo: dovrete inventarvi OGNI VOLTA un modo per renderla brillante (ma non smaccata), simpatica (ma non troppo, chè i gigioni piacciono solo ai Vanzina), piena di buoni motivi per prendere in considerazione voi, voi e solo voi per quel lavoro.

OGNI VOLTA.

Ogni maledetta volta dovreste inventarvi nuove e sorprendenti qualità per cui convincere il selezionatore che quel lavoro è proprio adatto a voi, solo voi e nessun altro.

Capite l’assurdità.

No, non che quel lavoro si a proprio adatto a voi e nessun altro, e nemmeno che fareste di tutto per accaparrarvelo (se bastasse inventarsi ogni volta 10 buoni motivi per assumervi, voglio dire.. avremmo tutti trovato lavoro già da mo, visto che l’Italia è paese di creativi, no?). Capite l’assurdità delle richieste che ci squalificano già in partenza.

Che ci fanno passare la voglia.

Che vi fa chiedere ma quale insano e malato di mente genio del male ha inventato le assurde regole dell’invio cv, per le cui stesser regole non tanto creare, quanti INVIARE il cv perfetto diventa pressoché impossibile, e quindi tutto l’apparato di regole e convinzioni che dovrebbero garantire un equo e libero mercato dello scambio cv va invece a costruirlo come un’assurda scatola cinese che custodisce all’interno uno scrigno assolutamente …vuoto.

Nessuna proposta di lavoro, nessun annuncio, solo falsità, convenzioni, facciate, cche nascondono stanze vuote.

Che enorme tristezza, che immane beffa, che nervoso ogni volta che penso di inviare un cv… e poi penso a tutto questo! Che frustrazione e frustamento di balle (che poi comincio a parlare come la Littizzetto, e dio ci salvi!)

Ma la fase che sta fra il 5 e il 6 (accomunabile all’assurdo voto dal 5al 6 – o 5/6 – che usavano propinarci le prof alle superiori, e che odiavamo come non mai poiché non voleva dire nulla: non era un 5, non era nemmeno un sei, ma neanche un 5 e mezzo o un 5 e tre quarti.. se ne stava lì, senza un vero peso statistico, ma aggrappato alle nostre spalle come un gatto attaccato ai maroni – a penalizzarci su quella tanto agognata sufficienza).

Dicevo, è la fase dal 5 al 6, quella che odio di più. La più falsa, farlocca, finta, spregevolmente di facciata, fantoccia, attoriale, impostora, smaccatamente turlupinante, fase in cui ce ne stiamo lì che aspettiamo la telefonata per un colloquio… e quella GIUNGE.

Uno schiaffo che ci raggiunge in pieno viso, solitamente nel bel mezzo di una delle numerose attività in cui noi disoccupati siaamo avezzi esercitarci da mesi, anni, ormai, durante la nostra quotidianità: l’arte del far nulla e impegnare così le nostre lunghissime sfaccendate giornate.

Si perché vedete l’ipocrisia sta tutta in questo momento, che è regolato dalla regola d’oro che recita: (quando giunge la telefonata) fingere di essere indaffarati in qualcosa di lavorativamente utile ma disponibili. Ma non troppo, in modo da non sembrare disperati o…inoccupati.

Ecco.

NON DOBBIAMO SEMBRARE INOCCUPATI, noi disoccupati.

Se ci chiamano alle 8 e mezza di mattina, non dobbiamo rispondere con la voce assonnata di chi dorme fino alle 9 e mezza, visto che (perdio!) può farlo, non avendo un lavoro a cui correre!

Se ci chiamano mentre stiamo amabilmente passeggiando al parco, al mercato, al supermercato, per negozi, o prendendo un the con le amiche, o visitando una cavolo di mostra su Van Gogh, dobbiamo sempre fingere che la musichetta in sottofondo provenga da uno degli uffici vicini al fantomatico ufficio dove dobbiamo fingere di lavorare ancora…perché nel rispondere al telefono a qualcuno che ci può potenzialmente offrire un lavoro non dobbiamo assolutamente confessare di essere:

  1. sfaccendati = senza lavoro (o viceversa)
  2. ansiosi (di avere quel lavoro)
  3. disperati e pronti a tutti (per avere quel lavoro)

Capite?? Capite perché mi manda in bestia questa cosa?

Perché noi disoccupati dobbiamo sempre fingere, fingere fingere. Fingere di essere altre persone, fingere di essere più interessanti di quello che siamo, e meno disperati di quello che siamo, e più allegri, ottimisti, felici, soddisfatti, pompati, motivati, affaccendati, sulla cresta dell’onda, desiderati, corteggiati, pluripremiati.

Perché cercare un lavoro, è diventata un’attività pornografica!

Da fare e tenere nascosta!

Del tipo “si, vi ho inviato il cv.. ma così, giusto per”.

Per cosa? Non certo per divertimento, visto che non mi diverto affatto, proprio no. E nemmeno per passatempo, visto che dormo, o passeggio, se voglio passare il tempo.

E nemmeno per sostituire un altro lavoro, visto che non ce l’ho. Né per arrotondare, visto che manca la base.

Né per altri 10, 100, 1000 stupidi motivi inventati visto che lo sappiamo TUTTI che al giorno d’oggi ci sono più disoccupati che gente che lavora e che tutti, tutti siamo alla disperata ricerca di un tozzo di lavoro. Altrimenti non invieremmo cv a ripetizione come catene di s.Antonio!

E tuttavia, continuiamo ancora a nasconderci dietro un dito, come bambini di due anni che giocano a cucù bau mettendosi un fazzoletto in testa e convincendosi di essere invisibili: noi ci mettiamo la lettera di presentazione davanti e fingiamo di aver inviato solo quel cv solo a quella azienda.

Perché non siamo disperati e alla ricerca di un lavoro, uno qualsiasi (o anche del lavoro dei nostri sogni), no… noi siamo…

Che cosa siamo gente? Ditemelo, perché a parte che “perennemente presi per i fondelli”, o “disperati” o “disoccupati” (le solite, pallose etichette), a me non viene in mente altro per descrivere quello che siamo, le mattine in cui ci alziamo con la sventurata idea di metterci online a cercare lavoro, e inviare curriculum.

Che tanto, alla fine, solo 1 cosa conta:


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