Il Pdl cerca di ridiventare protagonista e accoglie in un incontro pubblico Alessandro Sallusti, direttore del giornale Il Giornale. Occorrono protagonisti nazionali: il centrodestra è la prima forza politica in provincia ma non a Cremona, dove inoltre le lamentele per il cosiddetto “spostamento a destra” della giunta Perri creano imbarazzo nel Pdl che ce l’ha fatta a far eleggere la Santanché proprio nella nostra circoscrizione. Forse per questo Sallusti è venuto a ringraziare, con la mediazione di qualche comune amico.
Gli argomenti locali vengono rigorosamente evitati, forse sono sin troppi e l’assessore provinciale Gianluca Pinotti avrebbe, o dovrebbe avere molte cose da dire sulle discariche regolari e abusive, sugli inceneritori e sul grave problema del primato delle autorizzazioni di impianto a biogas e tante altre questioni aperte che fanno male all’agricoltura. Entri a Teatro Monteverdi, invece, e scopri che Pinotti, così laconico o muto se gli chiedi un punto di vista sull’ambiente in provincia di Cremona (la delega provinciale è sua), sa essere un brillante conduttore: pare di essere alla tv. Ti senti delocalizzato, approdato sul pianeta dove l’unico modo di fare politica è affidarsi totalmente a Berlusconi, definito da Sallusti “un genio, da prendere così com’è, pregi e difetti”.
In prima fila l’assessore comunale Francesco Zanibelli, un po’ solo, affiancato dal coordinatore provinciale Del Pdl Luca Rossi. Salini è un montiano, Perri è di destra, Nolli pure, Demicheli ex leghista come Alquati eccetera eccetera. Una prima fila di autorità pidielline è dura da mettere insieme. Non manca Mariella Marussich, consigliera comunale. A fondo sala il vice di Rossi Fabio Bertusi.
Non una parola sul nostro territorio, sarebbe triste. D’altro canto è una scelta: concentrare l’attenzione sul leader e lasciar fare ai potentati locali in sintonia col capo, che però non può fare la rivoluzione liberale per i motivi noti al grande pubblico televisivo.
A questo blog interessava il giornale l’Ordine di Como, che a fine anni Settanta si trovò in crisi. Chiedo al direttore del Giornale di parlarne. “Era il giornale della curia di Como, dove ho cominciato a scrivere”. Lo sguardo di Alessandro Sallusti, e anche il suo tono di voce, cambia subito. Erano davvero altri tempi. Altra vita, altre storie. Sallusti ragazzo? Ma sì! “Ero sempre squattrinato, ma ero riuscito a comprarmi, non chiedetemi come, una MG spider che avevo verniciato per fare colpo sulle ragazze”. Era entrato nel giornale minore di Como, che vantava ben due testate e noi no, “nella speranza poi di passare al giornale maggiore. La curia non aveva molti soldi e il giornale era entrato in crisi”. Un bel guaio. Intervenne però una cooperativa editoriale “che pubblicava Avvenire e altre testate, anche il Sabato, meraviglioso settimanale di quell’epoca”. Fece fatica anche Sallusti, trovò alcune difficoltà poi venne riassunto e si inserì nella fortissima carovana di CL e Berlusconi. “Molti di noi hanno fatto carriere notevoli, non so che cosa mangiavamo ma andò così”.
La curiosità sta nell’intervento di chi pubblicava l’Avvenire. Strano, ma per sopravvivere l’Ordine di Como doveva per forza cambiare qualcosa. Il mercato puniva l’Ordine, ma anche nella Chiesa cattolica era tempo di un ripensamento strategico. L’editoria cattolica non poteva restare ferma. Era una testata storica, con circa un secolo di vita. Ci si può immaginare il vescovo di Cremona mons. Lafranconi, comasco a propria volta, leggere chissà con quale espressione il giovane Sallusti.
Fu un passaggio importante. Il potere sarà internazionale, globale, galattico, ma se non conquista i territori non è efficace, resta campato per aria. La stampa cattolica stava cambiando, per non subire l’egemonia culturale della sinistra, allora molto forte. L’Ordine di Como non ce la faceva più. Sallusti non se lo è dimenticato il suo primo giornale: “Quando ho avuto qualche risparmio l’ho riaperto, poi tre anni dopo è andato ancora male. Ora è un inserto del giornale La Provincia di Como”.
Non per nostalgia, ma per un valore. Il giornale storico della curia non reggeva più. Doveva proprio spegnersi? Adeguarsi? Como non poteva mantenere una propria particolarità di pregio? Non per fare polemica. Ormai l’Ordine è un inserto. Speriamo di non fare tutti la stessa fine.