In Olanda, una commissione di inchiesta, all’Aja, ha ascoltato ben 34 mila persone, con decine di migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di circa 800 preti. Il tutto relativo ad un periodo di 55 anni. Cioè tra il 1945 e il 2000. Il rapporto si chiude con il dito puntato proprio verso il Vaticano che, “pur sapendo non ha aiutato le vittime”…
E’ indubbio che dietro a queste tragiche situazioni ci sia un atto criminale di menti malate, che non devono muovere a nessuna pietà sociale. Il perdono è un atto cristiano che attiene al piano della coscienza individuale. La condanna è un atto sociale che deve essere preteso dai cittadini collegialmente. Così come è indubbio che togliere il candore della giovane età e macchiarlo con le perversioni di adulti carnefici è quanto di peggiore possa esistere per il genere umano. E’ incivile e criminale.
Tuttavia, è altrettanto vero che questo ultimo Papa, tanto criticato per il suo non essere comunicativo, ha già risposto denunciando il peccato della chiesa, intesa non come comunità di fedeli, ma gerarchia.
Benedetto XVI, per chi vuole ascoltarlo, si è già mosso attraverso la voce della denuncia, che in parte è affermazione di colpevolezza, non personale, ma collegiale, di una istituzione che non è stata in grado di limitare i mali sociali al suo interno, fin tanto da vederli degenerare nel peggiore dei crimini, quello di togliere futuro alle giovani generazioni.
Un lettore distratto, ancor di più quello attento, ha compreso che la “ragion di Stato” ha prevalso su principi etici e morali, a danno della collettività. Questo dubbio è a sua volta tanto deleterio quanto mortale. Perchè intacca le coscienze e allontana dalla fede. Nessun uomo si avvicina ad un Dio che possa essere mal rappresentanto in terra.
E’ per questo che all’affermazione dei valori etici si rende necessario far coincidere comportamenti morali congruenti, anche a scapito di una infallibilità illusoria. Il valore della vita, insindacabile ed intoccabile da parte dell’uomo, deve essere accompagnato da un corollario di indicazioni morali, credibili e plausibili, che impediscano la negazione del valore stesso.
Per questo è necessario che alla affermazione dei mali delle gerarchie ecclesiastiche (o almeno di alcuni suoi esponenti) corrisponda un’azione di purificazione che necessita a sua volta di una volontà forte nel separare ciò che è onesto, puro e coerente, da ciò che non lo è. Chi sbaglia deve essere allontanato e affidato a quel sistema di regole sociali dalle quali nessun cittadino può e deve esimersi. Questo dovrebbe essere l’unico vero principio “etico” che sia in grado di affermare il valore dell’uguaglianza a cui, solo successivamente, devono far seguito i valori della libertà individuale e quello dell’autodeterminazione dell’individuo.
Se la Chiessa avesse investito le stesse energie spese per difendere il diritto alla vita contro l’aborto, il diritto alla vita contro l’uso di embrioni, per la denuncia dei casi della pedofilia, oggi avrebbe ottenuto più consensi e avrebbe procurato meno “male” alle vittime, ai loro familiari e alla comunità di fedeli.
Esiste un principio che, nei tempi moderni, non è più accettabile, quello relativo ai panni sporchi da lavare in casa. In altri contesti si parlerebbe di “familismo amorale”. Laddove un gruppo, plausibilmente un clan familiare, si pone sopra la società a vantaggio personale. Questo non è più accettabile, almeno non lo è per una comunità di fedeli che chiede risposte e garanzie, in un clima di confusione valoriale.
Una svolta morale è necessaria, per l’affermazione del piano dell’etica e per evitare che questi, come altri, crimini possano continuare ad essere perpetrati. Il Santo deve distinguersi dal drago.