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La "tassa sul rutto" e il quartiere a luci rosse

Creato il 28 agosto 2012 da Ciro_pastore


LA TASSA SUL RUTTO E IL QUARTIERE A LUCI ROSSE - Quando le istituzioni vogliono cambiare i nostri stili di vita

Fantozzi – Il rutto libero http://www.youtube.com/watch?v=YqYhQXgy2sw Fantozzi - Il rutto http://www.youtube.com/watch?v=SSUjIkEEYbY

Nel decreto legge preparato dal Ministro della Salute Renato Balduzzi molti gli interventi previsti per “promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute”. L’obiettivo pare lodevole, ma in tanti si sono chiesti se i mezzi per raggiungerlo siano accettabili. La promozione di corretti stili di vita è uno dei primi impegni dello Stato sociale e, quindi, le multe più salate a chi vende tabacco ai minori e le restrizioni sul gioco d’azzardo non paiono una limitazione alla libertà individuale. Discorso diverso per la stretta sulle bibite analcoliche zuccherateLa Tassa sul Rutto ha già generato non poche polemiche. Nel decreto all’art11 si prevede, infatti, “per tre anni un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti e con edulcoranti, in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato”. Un contributo analogo, ma molto maggiore (50 euro ogni 100 litri), è previsto per i produttori di superalcolici. Il gettito previsto (250 milioni/anno) non pare essere il vero scopo della tassa sulle bollicine. Nelle intenzioni del Ministro c’è un encomiabile quanto velleitario tentativo di mutare gli stili alimentari, soprattutto dei giovani. Il consumo di bevande zuccherate o con edulcoranti sintetici è in costante e vorticoso aumento e, si sa, gli zuccheri semplici sono causa principale di patologie molto serie e costosissime per il Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre, Il vecchio motto mens sana in corpore sano è tuttora valido, specie quando si tratta di chili di troppo. I ricercatori raccomandano di tenere sotto controllo peso, pressione e colesterolo per invecchiare felici. Se finora era stato scientificamente dimostrato che gli obesi “sani” (ovvero quelli che non soffrono di diabete, o eccessi di colesterolo, trigliceridi e pressione sanguigna) hanno la stessa possibilità di contrarre malattie al cuore delle persone che hanno un peso nella norma, rimaneva ancora da dimostrare se ciò valesse anche per il declino delle funzioni cognitive. Ed ecco il risultato di dieci anni di studio: essere obesi durante la mezza età aumenta il rischio di demenza senile, non c’è obesità sana che tenga. Uno studio ha preso in considerazione 6.400 cinquantenni, raccogliendo informazioni sul loro indice di massa corporea, disfunzioni metaboliche e capacità cognitive, sottoponendoli poi per tre volte nei dieci anni successivi a test sulla memoria e sulle capacità cerebrali. L’obesità, sana e non, è stata associata con scarse funzioni cognitive. Ciò si spiega col fatto che l’obesità tende a danneggiare i vasi sanguigni, e dunque anche l’afflusso di sangue al cervello, nonché la produzione di ormoni, anch’essi capaci di modificare la materia grigia. Lo stesso ministro Balducci, qualche mese fa, aveva avanzato l’ipotesi di un’eguale misura fiscale per le cosiddette “merendine dolci”. Ma la strenua e lobbistica reazione delle industrie dolciarie italiane (Ferrero in testa) ha fatto riporre rapidamente la proposta nel cassetto. Quello che è incontestabile che si stia diffondendo un clima “proibizionistico” strisciante. Non proibizione vera e propria ma inasprimento fiscale per quei prodotti che generano costi sociali, come zuccheri, alcol e gioco. La ludopatia (questo il termine appositamente coniato) favorita dalla crisi economica impazza fra gli italiani. Spesso capita che si trasformi in vera e propria patologia psicologica con costi a carico del SSN. Quindi, il clima di “intolleranza” verso ogni comportamento che possa recare danno a se stessi ed abbia costi economici non più sostenibili pare diventare patrimonio comune delle istituzioni, ad ogni livello territoriale.All’estremo opposto (ma solo apparentemente) è la proposta del Sindaco di Napoli De Magistris di istituire a Napoli un “quartiere a luci rosse”, sulla falsariga di quanto avviene da decenni in tante metropoli del mondo (Amsterdam, innanzitutto). In un’intervista a Il Mattino, De Magistris ha dichiarato di voler discutere con la città l’istituzione di una zona cuscinetto, non dentro la città, dove accogliere le prostitute e controllarle con finalità di recupero e reinserimento. Apriti cielo! Da due settimane viviamo un clima da “guerra ideologica”. Il Cardinale Sepe, infatti, non si è fatto sfuggire l’occasione per rispolverare vecchi e consunti cliches perbenisti. E la città ferragostana da sonnacchiosa si è subito tramuta in una terreno di scontro ideologico e partigiano che sta vedendo cattolici contro laici, minoranza comunale contro maggioranza, destra contro sinistra. Soprattutto il Cardinale Sepe ha usato toni da “scomunica” durante l’omelia per le celebrazioni di Santa Patrizia (santa martire e vergine, peraltro), alla quale sono devote le donne che desiderano sposarsi e fare figli. Secondo l’Alto Prelato, la proposta del Sindaco ha solo finalità mediatiche ed ha il recondito intento di sviare l’attenzione dai mille problemi più seri che affliggono Napoli. Sepe, peraltro, prevede la nascita di “ghetti dove si commercializzano anime e carne” Giggino a’ manetta, da parte sua, non si è lasciato sfuggire l’occasione di rispondere piccato, con parole di fuoco che hanno richiamato il passato recente del Cardinale che, per la sua gestione di Propaganda Fide, fu coinvolto nella inchiesta perugina sulla Cricca. Ma al di là delle polemiche, anche questa proposta, seppure da posizioni diverse, va nella direzione di istituzioni che tendono ad entrare nella vita privata dei cittadini. Da una parte, in maniera soft, si contrastano i comportamenti poco salutistici. Dall’altra, comprendendo che la prostituzione è ineliminabile dai nostri stili di vita, si prova a ghettizzarla ed a renderla - il più possibile - asettica.  Che, in un momento di crisi economica come questo, diventino questi i temi del dibattito politico pare, a dir poco, intempestivo. Eppure, si tratta di fenomeni che con la crisi hanno molto a che fare. Se è vero, come è vero, che l’economia si è trasformata nella sua valenza sociale, sostituendosi prima la politica, e poi l’etica e la morale, non deve meravigliare che le regole dell’economia prendano il sopravvento anche sulla libertà individuale. Se tutto è monetizzabile, lo diventano anche le nostre scelte più intime. Ed allora, ecco che le istituzioni intervengono a regolare ciò che i principi del liberalismo avevano assegnato alla sfera personale di ognuno di noi, riducendo sempre più lo spazio vitale individuale per immolarlo sull’altare degli interessi supremi della collettività. Quella stessa collettività che, però, poi ci abbandona a noi stessi, relagandoci nella solitudine molteplice dei social network.

Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli seguimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.it/


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