Magazine Cucina
Partiamo dalle conclusioni. Consiglio questo locale a chi ha voglia di mangiare una buona pizza o un buon fritto, ma soprattutto a chi a un po' di senso dell'umorismo e voglia di farsi due risate, senza essere troppo abituato a raffinati servizi al tavolo. Si mangia bene, accontentatevi di sapere questo, perché se chiedete delle informazioni su un piatto vi potrebbero rispondere “è roba bbuona”!
Il suo nome è Trattoria da Pulcinella, a gestire il tutto è Fernando, affiancato in cucina dalla madre, a sua volta coadiuvata dalla figlia e così via. Il cartello sulla strada parla chiaro: qua trovate la vera pizza di Napoli e il pesce di mare. Lo trovate a San Benedetto, frazione di Peschiera sul Garda, sulla strada che la unisce a Sirmione e, quindi, a Desenzano del Garda. Noi, a onor del vero, avevamo pensato di andare altrove, in un posto un po' più raccolto, ma il cartello ci ha presi, come i migliori turisti allocchi... Già, “le insegne luminose attirano gli allocchi”, cantava Giovanni Lindo Ferretti, ma questa tanto luminosa non era.
Parcheggiamo e capiamo subito essere un posto, come si suol dire, alla buona. Titubiamo, ma entriamo, a me piacciono i posti alla buona. Tavoli all'aperto, nella veranda e all'interno. Noi ci mettiamo nel mezzo, ma con qualche fatica, perché nessuno ci prende in considerazione, anzi quando riusciamo a fermare Fernando per dire che siamo in due e chiedere dove potremmo sederci un poco stranito ci guarda e ci dice “dove volete”.
Io solo che voglio un fritto, ma qua girano delle pizze che sembrano ottime! Inutile, non cambio idea. Anche se talvolta la cambio leggendo la carta dei vini, che mi lascia basito. Tutti i vini costano 20 euro, c'è un po' di tutto senza grandi indicazioni di cantine, l'unico a costare meno è un non meglio identificato Bardolino, messo a 15 euro. Non mi va di spendere 20 euro per una bottiglia che comunque non sarebbe finita, meglio un mezzo litro di vino della casa... sorpresa! Il bianco alla spina è Prosecco, ma vedo che in tanti lo hanno sul tavolo. Già, 20 euro di bottiglia per la pizza non è il caso.
La scelta non è delle più difficili, per dei golosi. Due antipasti, uno di alici marinate e uno di zuppa di cozze. Due secondi, un'orata al forno con patate e... ecco, io volevo il fritto, ma chiedo scusa per la mia ignoranza. C'erano il fritto di calamari e verdure e quello di Paranza, che però, essendo io un lacustre, un gardesano, ignoravo cosa fosse. Chiedo alla cameriera con cosa sia fatto, ma non lo sa. Chiama Fernando, che diverrà una presenza fissa della serata. “Scusa, ma è brasiliana, nun capisce tanto. Cusa c'è?”, chiedo con cosa sia fatto il fritto di Paranza (poi scoprirò essere una imbarcazione tipica per la pesca che ha dato il nome alla frittura mista), lui mi risponde “Pesce di mare, roba bbuona, prendilo è bbuono”. Non mi ha risposto, ma gli do fiducia.
Arrivano l'acqua, il nostro prosecchino alla spina e un magro cestino di pane. Poco tempo di attesa e ci arrivano le alici marinate. Ci chiediamo se siano fatte da loro o, più semplicemente, prese da un barattolo già pronto, ma il prezzo non ammette discussioni. Qualche obiezione si potrebbe fare al fatto che ce le portano su un vassoio e non ci danno dei piatti, “queste si mangiano accusì, alla bbuona”. Giusto, da trattoria, senza grandi pretese.
Fernando torna una volta, ci chiede se ci piacciono. Fernando torna una seconda volta, si presenta e ci chiede se sua sorella può fare l'orata non al forno, ma sulla piastra con le zucchine, perché al forno richiederebbe molto tempo, ma è comunque “bbuona”. La mia lei acconsente. Smaltite le alici, arriva la zuppa di cozze, che zuppa non è: di pomodori, pomodorini o altro non c'è la parvenza, anzi in fondo c'è un bella dose di acqua in cui sono state fatte schiudere. Pepate sono pepate, e tanto. Buone sono buone. A questo giro Fernando ci porta un vassoietto e un piatto fondo per mettere i gusci, poi, nel dubbio, torna a sincerarsi che ci piacciono e non lesina battute, “Queste sono andato a pescarle io stamattina al lago”.
Poi l'attesa inizia a farsi un po' lunga, il pane non viene ricaricato, ma a Fernando dobbiamo essere un gran simpatici, perché torna a dirci che ci vuole del tempo per la cottura. Poi la scena più bella di tutta la serata. La madre esce dalla cucina, attraversa la saletta, entra in veranda e poi esce alla ricerca del figlio fuori a fumare: non sa a chi deve dare questi piatti. Sono i nostri.
L'orata non è né al forno né alla griglia. È stata prima lessata e poi messa al forno con zucchine e patate. Buona è buona, ma non né come sul menù né come ci avevano poi detto. Il fritto è ottimo. Ci sono gamberi, calamari, una triglia intera, un altro pesce di stesse dimensioni non meglio identificato e dei pesciolini sviscerati. Ecco, quando ho letto “pesce di mare” intendevo proprio mangiare un fritto così. Consigliato. Nel dubbio, Fernando, fuori per un'altra finestra, apre la finestra dall'esterno, infila la testa e ci chiede se va tutto bene...
Prima del dolce, usciamo a fumare una sigaretta e indovinate chi c'è: Fernando è fuori a fumare l'ennesima sigaretta e nel mentre come dolce ci consiglia la pastiera napoletana. Ci viene servita una porzione sufficiente per entrambi, scaldata e affiancata da un poco di panna già montata, insomma, da tubetto.
Il conto, due coperti 3 euro, alici marinate 5 euro, zuppa di cozze 7 euro, fritto di Paranza 15 euro, orata 15 euro, vino 4 euro, acqua non in conto, dolce non in conto, due caffè 3 euro: totale 52 euro.
A conti fatti l'ambiente è semplice, da trattoria. La cucina, magari non è delle più accurate, ma abbiamo mangiato bene (un buon fritto!). Ora è da riprovare per la pizza e poi tornarvi ancora per il fritto.
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