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La teca del Bardo di Gaetano Castiglione e Chiara Sole Pezzato

Creato il 24 aprile 2014 da Tiziana Cazziero @TizianaCazziero
Salve lettori del blog, in prossimità della Pasqua sono qui a farvi un'altra segnalazione, un consiglio per le vostre letture indicatomi gentilmente da uno dei due autori.
Il libro raccoglie i racconti di questi due autori: Gaetano Castiglione e Chiara Sole Pezzato; titolo del libro La teca del Bardo.
La teca del Bardo di Gaetano Castiglione e Chiara Sole Pezzato

-Trama

21 Racconti per viaggiare senza bagagli La teca del bardo ti porterà in terre  lontane. Vola alla scoperta di mondi sconosciuti, di popoli fantastici di guerrieri eroici. Apri la fantasia."

21 racconti epic fantasy scritti a quattro mani dai giovani autori Chiara Sole Pezzato e Gaetano Castiglione, illustrati da Daniel Croward

-Biografia Chiara Sole:

Chiara Sole Pezzato, nasce  a Dolo ( VE)  8 Aprile 1993. Nutre fin da bambina una grande passione per la scrittura e il 12 Ottobre 2012 pubblica il suo primo libro Fantasy “ I Guardiani del Vento” con Booksprint Editore.

-Biografia Gaetano:

Gaetano Castiglione nasce a Vico Equense il 12 Agosto 1993. Scrive il suo primo romanzo fantasy a sedici anni, “L’Era dei Draghi-Le Rune di Zumaran”. Nel 2013 si sposta a Pisa per studiare Discipline dello spettacolo e della comunicazione.
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Questi sono due estratti di due racconti che potete leggere gratuitamente di seguito.

I Falchi del Nord


Quando la scialuppa toccò terra, Reys pensò bene di attendere qualche secondo ancora, prima di approdare. <Leena, assicurati che non ci siano guardiani d’ombra sulla scogliera. Io e Kilh percorreremo il sentiero lungo il pendio. Qualsiasi cosa avvisti, abbattila>. Leena fece un cenno d’assenso con la testa, iniziando una ripida arrampicata sugli scogli ammassati sul fronte della montagna che affacciava sul mare. <Andiamo!> Sussurrò Reys. I due guerrieri si avventurarono, come prestabilito, lungo la strada che li avrebbe condotti alla dimora della strega. Il terreno era scuro come il manto di una pantera, gremito di rocce appuntite del medesimo colore. La salita non fu delle più facili. <Sicuro che tutto ciò valga la pena per incontrare questa fattucchiera?> osservò Kilh, mentre annaspava per l’affanno. <Ssst, zitto Kilh. Morgana ha occhi ed orecchie dappertutto, ed a nessuna strega piace esser chiamata fattucchiera!>. l’umano zittì, proseguendo il viaggio in assoluto silenzio. Improvvisamente Reys si arrestò, trattenendo il compagno per uno stivale. <Cosa diamin ..> Strozzò Kilh. <Sta fermo!> Gli intimò il guerriero, tenendo la voce vistosamente bassa. Poco dopo una sagoma passò a pochi metri dai due. Un guardiano dell’ombra. Quest’ultimi erano guerrieri nati dalla magia di maghi e streghe, ma, diversamente dalle comuni magie, non avevano un termine di scadenza. Avevano occhi fumanti color ghiaccio e possenti armi, nonostante le loro braccia fossero scheletriche. Questi esseri, creati con l’unico scopo di combattere, potevano essere venduti ad un Re come validi guerrieri, o tenuti dai creatori come guardie del corpo. Non possedevano anima. Erano pura essenza di magia, e nient’altro. Insomma, dei veri e propri gioielli magici. <Purtroppo siamo costretti a farlo> sussurrò Reys, <Ne và dell’esito della missione>. Kilh annuì, alzandosi ed iniziando ad avvicinarsi al guardiano d’ombra con un’invidiabile calma. Quando l’umano armato d’ascia si voltò, vide Reys che indicava dinanzi a lui. Indicava il cuore di luce che il guardiano proteggeva con una fitta armatura. Quello, era l’unico punto debole delle spettrali creature. Kilh annuì nuovamente, e lanciandosi in una sfrenata corsa per i pochi metri che rimanevano, afferrò l’armatura dell’essere, scaraventandolo al suolo con immane forza. Mentre quest’ultimo si dimenava al suolo, privato della propria arma, Kilh gli staccò l’armatura a suon di colpi, e con un ultimo fendente, gli staccò il cuore dal petto, che si dissolse come polvere al vento. <Se Re Heradar ci avesse visto. Questi … cosi, valgono più della nostra pelle …> affermò Reys. <Bah … Almeno non lo ha dimostrato> ribadì Kilh, con tono indifferente. I due umani proseguirono l’avanzata attraverso lo scoglioso dirupo alle spalle della dimora in pietra. Un odore corallino si innalzò dal mare, trasportato da una fresca brezza di vento proveniente dal Nord. <Questo vento … Mi ricordo quando da piccolo giocavo a Spiro del Drago, nel campo d’addestramento …> rimembrò Kilh. Reys sogghignò. <Un giorno avrai modo di ritornare a casa, amico mio>; <Sono stato strappato all’amore di mio padre per una causa che non mi concerne, Reys. Hanno bruciato tutto, hanno ucciso tutti … se solo penso che mi tocca lavorare per i carnefici della mia gente …>; <Siamo tutti vittime di questa sorte, amico mio. Noi siamo Falchi del Nord. Un assemblaggio di selvaggi delle terre di Ausgrim, strappati alla loro terra per combattere al fianco degli assassini dei nostri genitori. E non possiamo farci nulla, Kilh. Questa è la nostra storia. Questo siamo>; <Al diavolo i Falchi Del Nord!>. In quell’istante Kilh si fermò. <Se davvero vogliono che questa megera si unisca alla Legione di Dothurn, che la venissero a prendere! Sanno soltanto poggiare il culo su poltrone di seta. Perché combattiamo, fratello mio? Perché non fuggiamo verso la foresta di Norwud? Lì ci sono i nostri fratelli ad aspettarci. Perché dovrei combattere per un tiranno a cui non frega nulla della mia vita?>; <Perché dobbiamo credere che la nostra libertà sia un diritto raggiungibile. Ricordi Kilh? Venti missioni al servizio della legione e la libertà per tutte le terre del continente. Così diventeresti soltanto una pedina da eliminare. Non possono nulla i nostri fratelli liberi, purtroppo>; Kilh osservò Reys con sguardo ....



Sterminatore di Demoni



« Ne abbiamo preso uno!».Elia alzò gli occhi dal suo libro di erbe curative e dal balcone della sua stanza vide la gente del villaggio che improvvisamente smetteva di lavorare e parlare correndo verso le porte della città.Il giovane abbandonò il libro nel letto  e si precipitò di sotto, senza nemmeno badare a sua madre che gli ripeteva di mettersi il mantello.L’aria gelida dell’inverno lo fece rabbrividire e sfregandosi le braccia seguì la folla che mormorava arrestandosi a pochi passi dalla piazza dove si era fermato il carro.« Hei, hai sentito? Ne hanno preso uno!».Nil, il figlio del maniscalco, era apparso al suo fianco con gli occhi violetta spalancati e le mani tremanti dall’emozione.Si fecero largo tra la folla, allungando il collo per cercare di scorgere la misteriosa creatura che i cacciatori avevano orgogliosamente catturato, e quando i due ragazzi raggiunsero la prima fila rimasero in silenzio con il fiato mozzato.Non aveva mai visto un demone, e da quando l’imperatore aveva ordinato la loro distruzione, tutti i cacciatori del villaggio erano partiti  con la speranza di arricchirsi , ma sfortunatamente erano sempre tornati a mani vuote.Questa volta invece, a quando sembrava, le cose erano andate diversamente.La creatura somigliava a un umano, e dal suo volto sconvolto si poteva capire che aveva sì e no la sua stessa età. Aveva lunghi capelli neri, con sfumature violacee , non aveva orecchie normali, ma ben sì orecchie come quelle di un gatto o un cane, grandi e ricoperte di pelo, gli occhi spalancati e pieni di terrore erano rossi come fiamme ardenti.« Sembra umano …» mormorò Elia senza riuscire a staccare gli occhi dal demone.« Non è affatto umano. I demoni sono mostri assetati di sangue, si nutrono di persone! Si dice che abbiano il potere di controllare la mente delle persone, inducendoti anche ad ucciderti con le tue stesse mani» disse Nil.Eppure, più Elia guardava quell’essere e più gli sembrava inoffensivo. Provava pietà per lui, non vedeva il volto di un assassino, il suo unico difetto era di essere diverso da loro.Si raccontavano storie orribili sui demoni, ma in quel momento non riusciva a collegare l’essere che aveva innanzi a lui con il mostro che aveva sempre immaginato sentendo la parola “ demone”.Il giorno stesso i cacciatori partirono per la capitale, pronti a consegnare il loro bottino all’imperatore, e quando Elia vide il carro allontanarsi sentì una morsa allo stomaco.« Che ti prende? Se n’è andato» disse Nil, ma non gli rispose, sapendo che non avrebbe mai capito. Adesso riusciva a capire cos’era quella strana sensazione : senso di colpa. Come se il destino di quella creatura fosse stato messo nelle sue mani e lui l’avesse condannato a morte.Quell’orribile sensazione lo perseguitò giorno dopo giorno, fino a quando i cacciatori tornarono al villaggio, carichi d’oro ed elogiati come degli eroi. Il capo villaggio organizzò un banchetto nella piazza principale e le donne cucinarono ogni tipo di prelibatezza, imbandendo il tavolo come se l’ospite d’onore fosse un re.Evelyn, madre di Nil e unica elfa del villaggio, accompagnò la cena suonando l’arpa e cantando canzoni allegre mentre l’intero villaggio brindava gioiosamente sapendo di essersi guadagnato il rispetto dell’imperatore.Da canto suo Elia non era in vena di festeggiamenti e passò la serata in disparte sorseggiando una birra e osservando Nil che sbalordiva delle ragazze con giochi di prestigio guadagnandosi l’applauso e il sorriso delle fanciulle.Come tutti gli elfi Nil aveva lunghi capelli argentei e occhi viola, una corporatura magra e longilinea, ma non per questi era debole, anzi, più di una volta durante gli allenamenti di preparazione per entrare nell’esercito era riuscito a battere Elia che fisicamente era il doppio di lui.« Ah le donne! Che dolci creature!» sospirò l’elfo sedendosi al suo fianco e rubandogli la birra dalla mano.
« Fai con comodo » borbottò Elia allungando un braccio  per afferrare un altro boccale di birra.

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