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La temibile storia della discarica in località Zita a Rivolta D’Adda

Creato il 24 maggio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

Era il 14 luglio del 1966 quando il Comune di Rivolta D'Adda approvava la convenzione con la società immobiliare Zita e il Servizio Immondizie Domestiche del Comune di Milano per la gestione della discarica Zita, che è stata riempita ed esaurita dopo dieci anni e mai bonificata e si estende su una lunghezza di 1300 metri e una larghezza di 300 metri. Solo quest'anno Rivolta D'Adda, dopo un voto del consiglio comunale, ha deciso di attivarsi per ottenere finalmente la messa in sicurezza. E' passato mezzo secolo dalla stagione in cui per la prima volta si vedevano le minigonne o i Rolling Stones e i Beatles erano una novità: solo la discarica Zita non è cambiata nel resto nel mondo. Tempi decisionali biblici quindi, dopo che il mucchio di rifiuti, che si trova vicino alle sponde del fiume Adda, ha generato incendi. Altra terra dei fuochi, ancora, come a Sergnano e Montichiari, ma anche esondazioni e piene che hanno minacciato più volte di spargere le immondizie dove capitava. Sono stati visti topi e si è notato il cedimento del terreno, quindi dopo dieci anni di funzionamento l'impianto è stato chiuso, o meglio abbandonato, come dichiara il Comune, nella delibera firmata dal sindaco Fabio Calvi, medico di professione. Le norme vigenti, all'epoca, risalivano al 1941, quando la sensibilità ambientale era ben più debole. Infatti la discarica non è stata resa impermeabile e la falda acquifera dista due o tre metri, secondo il livello del fiume, dove il liquame rischia di scendere. Nel 1990 la Regione versava un contributo di un miliardo e mezzo di lire al Comune per la messa in sicurezza e la bonifica: soldi che però non bastavano vista la mole di lavoro necessario. Nel 92 è stato registrato un fatto inquietante come la contaminazione delle acque sotterranee, anche all'esterno. Tra i rifiuti depositati c'è ancora di tutto, come consentivano le norme degli anni Sessanta, anche rifiuti ospedalieri e medicinali, in parte in stato di degrado, e non manca uno strato oleoso, anche con rifiuti sparsi, mentre le sponde non sono in sicurezza. Un mucchio di rifiuti che è diventato un paradosso storico e un rischio che riguarda intere generazioni di rivoltani. Di conseguenza il consiglio comunale ha dato al sindaco medico l'incarico di promuovere iniziative a tutela della salute e della sicurezza. L'Arpa condurrà analisi chimiche e test, verificherà se la contaminazione delle acque perdura ancora, farà tutti i controlli necessari. Comune, Provincia, parco Adda Sud e Regione vogliono ormai verificare in che modo è possibile finalmente ottenere la messa in sicurezza. E il sindaco ha il compito di far rispettare, nei confronti dei responsabili in solido, anche il principio europeo che stabilisce che chi inquina paga.

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