La tentazione di essere felici
di Lorenzo Marone
Titolo: La tentazione di essere felici
Autore: Lorenzo Marone
Edito da: Longanesi
Prezzo: 14,90 € //ebook 9,99 €
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 230 p.
Trama: Cesare Annunziata potrebbe essere definito senza troppi giri di parole un vecchio e cinico rompiscatole. Settantasette anni, vedovo da cinque e con due figli, Cesare è un uomo che ha deciso di fregarsene degli altri e dei molti sogni cui ha chiuso la porta in faccia. Con la vita intrattiene pochi bilanci, perlopiù improntati a una feroce ironia, forse per il timore che non tornino. Una vita che potrebbe scorrere così per la sua china, fino al suo prevedibile e universale esito, tra un bicchiere di vino con Marino, il vecchietto nevrotico del secondo piano, le poche chiacchiere scambiate malvolentieri con Eleonora, la gattara del condominio, e i guizzi di passione carnale con Rossana, la matura infermiera che arrotonda le entrate con attenzioni a pagamento per i vedovi del quartiere. Ma un giorno, nel condominio, arriva la giovane ed enigmatica Emma, sposata a un losco individuo che così poco le somiglia. Cesare capisce subito che in quella coppia c’è qualcosa che non va, e non vorrebbe certo impicciarsi, se non fosse per la muta richiesta d’aiuto negli occhi tristi di Emma… I segreti che Cesare scoprirà sulla sua vicina di casa, ma soprattutto su se stesso, sono la scintillante materia di questo romanzo, capace di disegnare un personaggio in cui convivono, con felice paradosso, il più feroce cinismo e la più profonda umanità.
di RoRò
A volte il compito di un recensore è un’incombenza amaramente ingrata; a volte chi si appresta a leggere un nuovo romanzo vorrebbe tanto poter assecondare i rumors con cui spesso si accompagnano certe acclamate ‘attrazioni’ editoriali, libri accolti con caloroso entusiasmo come gli incombenti successi dell’anno, storie che hanno conquistato il mercato di non si sa quanti paesi esteri; a volte si vorrebbe poter chiudere un occhio, addolcire la pillola anche quando le aspettative vengono tristemente disattese… a volte, ma non questa…
Purtroppo La tentazione di essere felice non rientra in quella casistica di rare eccezioni in cui si può fare a meno di essere brutalmente sinceri, e anzi, parafrasando il titolo del libro in questione, potrei dire che forte si fa strada in me la tentazione di essere spietata, eppure nemmeno questa reazione è riuscita a strapparmi la lettura di questo preteso ‘fenomeno letterario’. Ci sono casi in cui un libro ti lascia ben poco o nulla e un lettore, girata l’ultima pagina, rimane come defraudato, confuso da un senso di insoddisfatta irrequietezza e di frustrante delusione.
Il sedicente Cesare Annunziata, irsuto settuagenario, si presenta con sfacciata soddisfazione come un uomo ormai giunto al culmine del proprio percorso esistenziale e pretende di disseminare le sue personali perle di saggezza sul senso della vita. La trama stessa ne tratteggia il profilo come di un ispido asociale, un eroe involontario e anticonvenzionale che, suo malgrado, dispensa consigli e soluzioni ai problemi altrui. Padre assente, marito fedifrago, amico svogliato, playboy incorreggibile, lavoratore negligente, il caro Cesare non ha trascurato di far figurare ciascuno dei possibili vizi, sopra elencati, nel Curriculum Vitae con cui intende presentarsi al Creatore.Checché voglia darci a intendere l’autore, il caro Marone sembra volerci imbeccare con la storiella del novello pentimento dell’arzillo vecchietto, che tenta di rimediare ai tanti — troppi — errori con cui ha costellato la sua intera esistenza; un lettore scafato, tuttavia, sa leggere tra le righe e riconosce un rammarico genuino quando l’incontra.
E il farlocco brontolone, che ci viene spacciato come un cinico misantropo, in realtà è solo un bluff, un vano pretesto per farci sorbire la lettura di 200 insulse paginette, nella mera speranza di ritrovarsi tra le mani una storia divertente e originale e invece ci si trova a essere indottrinati sulle vicende di questo anziano imbroglione, un personaggio che dovrebbe apparire per nulla affine al contatto umano, che rifugge il confronto col prossimo ed è, anzi, egoisticamente proteso nel perseguimento della propria felicità.Cesare Annunziata non è né un misantropo né un orso né un solitario né un egoista; è solo un meschino settantenne, vanaglorioso e pedante, che persevera imperterrito negli stessi identici errori della sua gioventù. Continua ad andare a puttane, a ignorare il bisogno di affetto e sostegno dei suoi figli, sproloquia inopportunamente
sul senso e il significato delle cose veramente importanti quando lui stesso è ancora lontano dal comprenderne il valore. Si sente tradito e umiliato nel momento in cui scopre la relazione clandestina della sua defunta moglie, quando lui, con smaccata ipocrisia, aveva amorevolmente decorato la testolina della sua infelice coniuge di una coltre variopinta e ramificata di corna, ché nemmeno un cervo a primavera.Si ostina a godere dei piaceri della carne quando ancora non ha nemmeno sfiorato quelli dell’anima. Mente, finge, mal sopporta i pettegolezzi e le chiacchiere indesiderate, si impiccia degli affari altrui, smentendo la millantata misantropia e smantellando, di sana pianta, i panni di acido scontroso con cui il Marone vorrebbe rivestirlo. E tutto questo lo apprenderemo leggendo una prosa monotona e monocorde, che annoia e sfinisce il lettore facendolo languire in un mortale tedio. Fattore che assume in sé una responsabilità ancor più colpevole dal momento che il soggetto della trama prometteva di essere interessante e, in effetti, non sono mancate nel panorama della narrativa italiana frizzanti prove che hanno saputo valorizzarne il potenziale.
Un vecchio solitario e burbero, egocentrico, egoista che pensa solo a se stesso ma che, in fondo, nasconde un’insperata briciola di bontà. Se ne sono state narrate brillantemente le vicende non è certo per merito del Marone che, piuttosto, intride la sua prova di un’ammorbante mestizia, dai toni fiacchi e melodrammatici.
Dello stesso argomento, scritto in un registro più arguto e sagace, con un tenore caustico e sferzante autenticamente cinico e pungente, tratta Un calcio in bocca fa miracoli di Marco Presta; già il titolo, da solo, ci regala potenti suggestioni che lasciano presagire qualcosa di realmente mordace. Che posso dire… se non che Marco Presta, evidentemente, ha saputo essere quanto mai profetico: a volte un lettore può invocare il miracolo ma tutto quello che riceverà sarà un funesto calcio sulle gengive
Lorenzo Marone è nato a Napoli nel 1974. Dopo la laurea in giurisprudenza e qualche anno da avvocato ha deciso di dedicarsi alla scrittura.