Magazine Diario personale

La testa nel pallone

Creato il 27 giugno 2014 da Miroku

Sette del mattino, sveglia, doccia, colazione. Accendo la tv, sperando di trovare il meteo, devo decidere se è il caso di prendere la moto o arrendermi al solito traffico delle otto e mezza. Notizie flash, “morto il tifoso del napoli“. Cambio canale, c’è un dibattito di quelli da tv del mattino. Si parla della morte del tifoso. “Bisogna rifondare, le cose devono cambiare“.

Pioverà, meglio la macchina, meglio non rischiare. Accendo l’autoradio, si parla della morte del tifoso, sono sconvolti. “Il calcio va rifondato“. “Non si può morire per una partita“. Gli ascoltatori partecipano in massa, messaggi e chiamate di solidarietà e partecipazione al cordoglio.

Fermata al bar per un caffè. Mentre sono in fila alla cassa sbircio l’angolo riservato ai quotidiani. “Domani i funerali del povero tifoso“. “Fermate il calcio“. “Intervista allo zio del tifoso“.

Arrivo in ufficio, c’è quel tizio dell’impresa di pulizie. Quello della curva A. “Si, domani non vengo, ci sono i funerali“. “No, non lo conoscevo“.

Pausa pranzo, al tavolo coi colleghi: “hai saputo? E’ morto!“. Cerco di muovermi e rientrare il prima possibile in ufficio. Bene, altri dieci minuti prima di ricominciare, mi spulcio qualche notizia. Google News, sezione sport: “il tifo si mobilita, tutti dal tifoso del napoli“. Meglio puntare ad un argomento specifico, apro il mio solito sito di calciomercato, che tra poco si entra nel vivo. Tra poco, appunto. Al momento non si parla d’altro che del tifoso morto.

Ora di cena. Accendo la tv, di solito guardo il tg. “E’ morto il tifoso, la madre non vuole che il figlio venga vendicato“. “Comportamento encomiabile“. Speciale mondiali, l’Italia è fuori, parliamo della morte del ragazzo. Chi è stato, perchè, come mai, di chi è la colpa.

E’ ora di andare a dormire. In testa mi resta quel nome e quella sensazione.

Basta.
Lasciatelo stare.
Togliete quella foto da tutte le prime pagine.
Smettetela.
Non pronunciate più quel nome, ne avete abusato in tutte le forme e modi possibili.
Lasciate in pace la famiglia.
Lasciate in pace i parenti e gli amici. Quelli veri, non quelli che vanno al funerale di uno sconosciuto.
Quelli che ci stanno male davvero. Gli unici che possono starci male.

Il resto, gli altri, fanno solo i paraculi.

 


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