C’era da
giurarci. Ormai, lasciata definitivamente ogni velleità di comunicare,
incapaci di soffermarci su tutto ciò che non transita, velocissimo, sotto ai
nostro occhi disabituati alla comprensione, non capiamo più neppure gli spot
che di quel genere di comunicazione sono la punta di lancia.
L’ultima
pubblicità della Tim, interpretata dal novello Sartre, umanista a modo
suo, Pif, lascia quantomeno perplessi. Come ogni prodotto che voglia collocarsi
sul mercato, anche la marketta della Tim si conclude con un doveroso
tweet: “le nuove tecnologie ci stanno dando l’opportunità di non dover
scegliere”. Ci saranno anche ponderati studi di marketing dietro
all’imprinting della casa di telefonia nostrana (si fa per dire!), ma se
l’acume dell’ufficio marketing potesse spiegarci l’intenzione della sua
operazione promozionale, probabilmente dovrebbe ammettere che considera i
potenziali clienti di telefonia mobile come degli inetti privi di volontà che,
come zombie ammaestrati, preferiscono che qualcun’altro, meglio se dall’alto,
scelga per loro (come in democrazia, ove il delegare è d’obbligo! I cittadini e i consumatori non devono scegliere!).
E visti gl’inciuchiti di social e smartphone che si aggirano come confusi spettri per i
metropolitani lazzaretti occidentali, c’è persino da credere che la loro
analisi non sia poi così lontana dalla realtà dei nostri giorni. In fondo, come
sapeva bene anche quello stoico di Marco Aurelio “ogni scelta è un’ecatombe di possibili”.
La Tim,
insomma, sembra voler ricreare in terra la perfezione di un nuovo paradiso
razionale. Un empireo per i consumatori, coinvolgente ed ecumenico, sicuro e
rassicurante, ché con la sim ti offriamo anche la suprema libertà: quella di
non dover pensare a vivere!
“A volte per far succedere cose
meravigliose basta dire sì” – continua Pif -, come se la “morale degli schiavi”
e l’accettazione coatta delle regole del gioco siano davvero, oggi, le uniche
modalità su cui fare leva per poter piazzare una nuova merce sul mercato dei
bisogni.
Bisogni spesso indotti, per un uomo che,
oltretutto, non vuol essere abbastanza libero per volersi scegliere
autonomamente ciò che gli necessita. La Tim come nuovo surrogato degli dei monoteisti: “ci penso io a darti
ciò che occorre!”. E viene ancora alla memoria il monito di Nietzsche: “se noi non consideriamo la morte di dio una
grande rinuncia ed una perpetua vittoria su noi stessi, dovremo pagare per
questa perdita”. Perché oltre a quel dio cristiano abbiamo rinunciato
persino a possedere una volontà di preferenza a cui riferire ogni scelta
esistenziale. Ecco presentato il conto: più o meno salato a seconda del
tipo di contratto. “Basta dire sì” al prossimo promotore di un call
center albanese e tunisino che chiamerà al vostro telefono…